Enzo Randazzo – SICILIA, MY LOVE
SICILIA, MY LOVE è tante cose insieme: romanzo d’amore, di formazione, di educazione sentimentale nel senso più autenticamente flaubertiano.
Le ricche e puntuali schede didattiche elaborate dalla prof.ssa Gisella Mondino arricchiscono il libro e ne fanno un testo adatto all’uso scolastico.
Il personaggio centrale - Ippocrate Cagliostro - incarna il tipo medio del giovane dei giorni nostri: curioso della vita ma non al punto di addentrarsi nei grandi perché esistenziali né, tantomeno, di tentare di dare e darsi delle risposte; orgoglioso di essere siciliano ma non al punto di guardare a un certo immobilismo con atteggiamento criticamente costruttivo; innamorato ma non al punto di tentare l’impossibile ( e direi nemmeno il possibile) per tenere a sé l’amata Anna.
Conformisticamente aderente ad una idea di esistenza improntata al bello (ma non al vero e al giusto), inetto e sfrontato quanto basta per costruirsi una vita comoda e senza scossoni, Ippocrate oscilla tra la realtà e la concretezza da una parte, il mito, la semi-divinità, la finzione, l’apparenza dall’altra, senza tuttavia scadere mai nell’ipocrisia.
Insegue e ottiene ciò che desidera: La laurea in medicina (cui il nome predittivo ci riconduce) e una vita improntata alla levità dell’essere e ad una apparente noncuranza di ciò che solitamente conta per gli altri, salvo poi a rimanere sconvolto per fatti in cui restano imbrigliati i suoi stessi familiari che, per una sorta di legge del contrappasso, vanno esattamente nella direzione opposta a quella che Cagliostro si aspetta.
Cagliostro appunto, come il personaggio palermitano vissuto nel Settecento, falsario, impostore, alchimista, girovago per le corti d’Europa, condannato per eresia e morto nelle carceri della fortezza di San Leo.
Fa da sfondo all’intera vicenda una Sicilia che, pur connotando fortemente il modo di pensare e di agire dei personaggi, ha poco della tradizionale oleografia insulare cui ci ha abituati tanta (forse troppa)
letteratura regionalistica dall’Ottocento ad oggi.
I brani che producono fascinazione sono quelli espressi con modi e toni lirici: gli scorci paesaggistici, l’elaborazione in chiave moderna di personaggi della mitologia classica, il riferimento a un mondo di grandi illusioni che la svolta del ’68 sembrò rappresentare per quella generazione. A Dorgina, come altrove, tali illusioni si espressero prevalentemente nella creazione di centri socio-culturali e di un ottimistico ma cauto attivismo politico o pseudopolitico, il medesimo che animerà l’occupazione delle università negli anni Settanta, quando il protagonista del romanzo si iscriverà nell’ateneo palermitano.
Pur nell’apparente leggerezza dell’impostazione della trama, questo è un romanzo di sostanza dove i particolari descrittivi e i fatti raccontati danno contezza della capacità dell’autore di rielaborare esperienze, sentimenti, passioni personali, trasponendoli sulla carta in una felice commistione tra il proprio vissuto e l’ invenzione artistica. L’uomo di lettere fa capolino dappertutto: nel linguaggio, nelle citazioni dotte, nei riferimenti a Goethe, ai lirici greci e latini, a Vitaliano Brancati, ma anche a Shakespeare, ai poeti arabi, a Tomasi di Lampedusa che, -nel palazzo di famiglia Filangeri-Cutò a Santa Maria del Belice - andava a villeggiare nel periodo estivo.
Lo stesso palazzo che nel ’68, anno della cosiddetta rivoluzione culturale, subisce i danni devastanti del terremoto. Anche Sambuca, paese natale del nostro autore, patì gli effetti del sisma.
Interessante l’analisi socio-psicologica della gioventù dorginese che, per non seguire la sorte dei padri contadini, in una società “impaludata e impaludante ” studiano, si diplomano, si laureano per proteggersi dal “pericolo del lavoro”. Difatti solo l’uno percento di questi giovani “riesce ad entrare nella scuola o nella burocrazia....”
Interessante altresì la disamina dello sperpero dei finanziamenti pubblici stanziati per la ricostruzione dei paesi terremotati, i riferimenti ai lati sfaccettati della poliedrica corruzione pubblica e privata.
In tale clima, dopo la rottura con Anna più anziana di lui di sette anni e, soprattutto, dopo l’assassinio in paese di Beppe Bapissaro, in Ippocrate Cagliostro matura una lacerante crisi che investe la sua personalità e la sua stessa esistenza: mancanza di entusiasmo, fragilità di interessi, consapevolezza di essere destinato alla mediocrità e all’insoddisfazione. Decide pertanto di iscriversi in medicina.
Il capitolo XXXI segna una cesura: ritroviamo Ippocrate Cagliostro già sposato e padre di due giovani figlie, alle prese (lui, amato da decine di donne bellissime), con una moglie fredda e distaccata, la baronessa della Ristuccia.
Acute e lucide le considerazioni relative al temperamento dei siciliani ed esilaranti le circostanze che inducono i pazienti a recarsi nello studio del medico, nonché gli improvvisati metodi eterodossi da lui messi in campo per guarirli, che molto hanno dei sistemi alchemici dell’antenato Cagliostro.
Argomenti intensi e profondi come la mafia, l’immigrazione, il razzismo, i matrimoni misti etc. sono affrontati tuttavia con voluta levità.
L’ironia, oserei dire di stampo manzoniano, raggiunge in più punti della narrazione livelli vicini al paradosso e al parossismo:
-il fidanzato di una figlia, un informatore scientifico pseudosettentrionale, polentone e leghista, pur di ottenere il consenso al legame, alla fine gli promette che insegnerà il siciliano ai nipoti;
-il fidanzato africano dell’altra figlia accusa il futuro suocero di razzismo nei suoi confronti ma lo mette di fronte ad una oggettiva verità: anche Cagliostro è “africano” per i Padani razzisti e leghisti;
-lo stesso suocero gli rivela di aver dovuto ingoiare un grosso rospo quando sua figlia, baronessa della Ristuccia, decise d sposare il figlio di Peppi Cagliostro “inteso Formicola, l’ultima delle persone”.
Infine il colpo di scena finale con Mister Joe, suo amico di adolescenza e personaggio ambiguo, le cui parole danno anche un senso al titolo del libro: “La Sicilia è rimasta sempre un luogo della mia anima, my love, l’amore mio, incommensurabile, nel mio cuore, my love, l’amore mio incancellabile, un sogno da riassaporare in eterno....”.
In chiusura, finalmente affrancato da qualunque pastoia ancestrale, Cagliostro sembra volere redimersi.
Vitalia Mosca Tumminelli


Rosa Troia - Salaparuta
La lettura di Sicilia my love, affascina il lettore e lo trasporta in un mondo talvolta fantastico, ma anche descrittivo della realtà paesana. In questo contesto si snoda la vicenda di Ippocrate, che ha rappresentato un aspetto non molto piacevole per la realtà siciliana, dove è facile operare arbitrariamente agendo indisturbati.
Gli eventi narrati nel racconto, riflettono il nostro modo di agire e pensare Siciliano ed esercitano indirettamente sul lettore una profonda riflessione sui valori della morale.
Rivivere attraverso la vicenda alcuni momenti del nostro vicino passato, relativi a un periodo storico, dove la Sicilia ha molto sofferto dopo il terremoto del 68, in una cornice suggestiva ed emozionante, fatta dall’autore in maniera minuziosa e ricca di allusioni metaforiche, “Il bene e il male rappresentato dalle figure degli Dei ”, esercitano su un giovane lettore, oltre che il fascino per il racconto, anche delle riflessioni sulle conseguenze delle azioni scorrette e sullo stato d’animo. Nella parte finale le racconto, infatti le figlie di Ippocrate, vedendo il padre condurre una vita priva di valori, quasi per sgarro, scelgono come fidanzati, due persone molto lontane dai canoni comuni e gli rinfacciano la sua assenza di morale. Il romanzo, a mio avviso, per come è strutturato, rendere piacevole e emozionante la lettura e grazie alle riflessioni che esercita sul lettore, contribuisce a far acquisire maggiore consapevolezza e responsabilità sulle scelte di vita.
Interessanti e ben elaborate ho trovato le schede didattiche volte agli approfondimenti sui capitoli sia dal punto di vista storico, che da quello interpretativo e sintattico. Ho trovato originale l’analisi sui personaggi come una sorta di introspezione interiore che, trascende dalla mera valenza didattica e si pone come obiettivo di suggellare un’interdisciplinarietà tra i diversi temi affrontati.
Rosa Troia
Venerdì 10 Aprile alle 9, gli alunni del Liceo Rosina Salvo di Trapani hanno promosso e organizzato l’incontro con Enzo Randazzo, autore del romanzo “Sicilia my love”, con guida alla lettura di Gisella Mondino. Il romanzo Sicilia my love denuncia e al contempo racconta una Sicilia che accetta le sfide e guarda al futuro, lontano da anacronistiche interpretazioni gattopardesche. La giornata inizierà con la proiezione del video “Sicilia my love in…Arte” realizzato da Alessandro Becchina. Gli alunni, coordinati dal prof. Paolo Marciante, converseranno con gli autori sui personaggi del romanzo, sui segreti della scrittura e sui molteplici temi di riflessione offerti dalla singolare storia narrata da Randazzo. Introdurrà il dibattito la Dirigente Scolastica prof. Giuseppina Messina. Nel corso della manifestazione gli alunni proporranno a docenti e compagni la lettura interpretata di alcuni pagine del romanzo, intercalata dall’esecuzione di brani musicali. Al Reading parteciperanno gli alunni Deborah Savona , Maria Luisa Ciaramita, Aurora Messina, Ester Amicu, Silvia Cuccu, Flavia Milano Mario Savona, Giulia D’Angelo, Rossana Poma, Barbara Lazzari, Gabriella Lazzara, Alessia Marrone, Mariana Castiglione , Paola Coppola, Laura Castronovo, Miriana Protase. Il contributo musicale sarà curato dagli alunni Giada Isca (chitarra), Gaia Ditta (flauto Noemi Carpinteri (violino). Il progetto promosso dal Liceo ha l’obiettivo di avvicinare i giovani alla lettura, incuriosirli e rendere protagonisti della scuola.
10 aprile alle ore 14.37 · Windows Phone ·
Splendida mattinata con Sicilia, my love al Liceo Linguistico "R. Salvo" di Trapani.... Grazie alla Dirigente, al prof. Paolo Marciante e ai meravigliosi ragazzi che hanno partecipato a questa bellissima esperienza!
Caro Preside Randazzo, sono Rossana Poma della classe 4 F del liceo R.Salvo, qui allegata vi è la mia relazione sul suo romanzo:"Sicilia,my love"
È stata una giornata molto importante per noi e soprattutto divertente! La ringraziamo per la sua partecipazione !
distinti saluti
Rossana Poma
SICILIA, MY LOVE
L'autore immagina che Cagliostro il singolare ingegnoso medico falsificatore e impostore che viaggiò per tutta quanta l'Europa nella seconda metà del '700 torni a vivere nella Sicilia impaludante del Novecento e precisamente nel comune di Dorgina.
Ippocrate Cagliostro trascorre la sua giovinezza fra gli studi, le lunghe notti insonni con i suoi amici e le giocate a carte al circolo. Presidente dell'associazione "incontro" è alimentato da un forte spirito rivoluzionario e dal suo impegno civile e spera di non cadere nella comune apatia dei suoi compaesani. Crede fortemente nella sua Sicilia e nelle bellezze siciliane cercando di coinvolgere tutti i giovani a rivalutarne il fascino. Si innamora follemente di Anna, che stanca di un relazione scontata e noiosa vede in Ippocrate la sua ultima e giovanile trasgressione prima di entrare nell'età adulta e di giocare il ruolo della mogliettina. Ma dopo il suo intenso amore giovanile, Ippocrate sposa la baronessa della Ristuccia che risulta essere un buon partito economico. Diviso fra il lavoro, i suoceri esigenti , le sue continue trasgressioni vive una vita abbastanza frenetica alle prese con le sue due figlie che rappresentano le due parti opposte di Cagliostro :tanto Lucia è studiosa, ordinata, puntuale e raffinata e rappresenta i rari pregi di Ippocrate allo stesso modo Gertrude è caotica, vagabonda, grossolana e rappresenta i suoi numerosi difetti. Mentre la prima è simbolo dei suoi sogni utopistici e dei suoi ideali irrealizzabili, la seconda incarna perfettamente le sue disillusioni e i suoi antidogmatismi. Ma le due ragazze emblema delle siciliane moderne e contestatarie vogliono sposare: uno un farmacista leghista mentre l altra addirittura un bellissimo nero. Ippocrate dovrà fare i conti con i suoi pregiudizi e con il suo razzismo che lo porteranno più volte a scontrarsi con i suoi nuovi generi. Ma alla fine riuscirà a mettere da parte la sua intolleranza per amore della sua famiglia. Le vicende della alchimista Cagliostro sono ornate dalla presenza degli Dei che attingono alla dimensione più classica della Sicilia, descritti in modo semplice e realistico i numerosi personaggi grotteschi si avvicinano alla contemporaneità, diventando i veri eroi del romanzo.
SICILIA my love mette in scena un'altra faccia della Sicilia: la Sicilia della tradizione, dei colori, della speranza , dei buoni sapori culinari e del verde smeraldo del suo mare che non ha eguali.
Una Sicilia che resta nel cuore del forestiero e del buon siciliano che pur costretto ad emigrare dalla sua cara terra la porta sempre dentro il suo animo e ritorna ad ammirarne la bellezza.
DOMANDA:
Nel protagonista del suo romanzo si fondono i nomi di due noti personaggi: Ippocrate di Kos,medico greco, considerato il padre della medicina e Cagliostro alchimista e mago palermitano. Ma, oltre la comune professione esiste un legame più profondo che lega i due personaggi?
RISPOSTA:
Rappresentano due aspetti essenziali del protagonista: la sua concretezza operativa e la sua aspirazione al sogno ed all’immortalità.
Rossana Poma
Rosina Salvo, gli studenti incontrano l’autore di Sicilia my love
Giusy Salvo 12 aprile 2015
Trapani, 12 aprile 2015 - L’Aula Magna dell’Istituto Magistrale “Rosina Salvo” di Trapani ha accolto, venerdì scorso, il prof. Enzo Randazzo, già dirigente scolastico del Liceo classico “T. Fazello” di Sciacca, ma al contempo scrittore, per conoscere ed approfondire la sua recente opera: “Sicilia, my love”.
Alla conferenza erano presenti Giuseppina Messina, il dirigente scolastico dell’istituto ospitante, il professore Paolo Marciante, docente di italiano e le professoresse Mondino e Rizzuto che hanno collaborato alla pubblicazione del romanzo. Nel corso della manifestazione, dopo la proiezione del video “Sicilia, my love in Arte”, creato da Alessandro Becchina e che aveva come tema l’arte nel paesaggio siciliano, alcuni studenti si sono cimentati nella letture e nella rappresentazione scenica di alcuni estratti del testo.
Il romanzo è stato presentato dalla studentessa Rossana Poma che ha descritto il personaggio principale e la trama. La studentessa, dalla lettura del romanzo, ha inteso come «lo scrittore vuole esaltare, nel proprio romanzo, l’animo dei siciliani, i loro valori, la loro interculturalità, la loro ospitalità e i colori di una terra che rimane nei cuori dei siciliani lontani dalla loro patria».
All’introduzione è seguito un dibattito fra gli studenti e l’autore, ed al quale hanno partecipato anche gli altri docenti presenti.
Una prima curiosità degli studenti si è rivolta sul nome del protagonista, Ippolito Cagliostro, ovvero se ci fosse «un collegamento tra Ippocrate, famoso e serio medico greco, e Cagliostro, alchimista e truffatore palermitano del ‘700».
Enzo Randazzo, affettuosamente, rispondendo alla studentessa, ha ammesso che «questa fusione è volontaria poiché nasce da una riflessione e dalla volontà di cogliere il siciliano nella duplicità del suo modo d’essere, serio e truffatore».
Nell’inquadrare il periodo storico in cui posta la vicenda romanzata, la professoressa Rizzuto ha spiegato come «la società di cui parliamo nel romanzo è quella che ruota attorno agli anni 60/80 del secolo scorso, una società diversa da quella attuale, una società dove i giovani possono incontrarsi solo nei circoli e nelle piazze; dove il modo di vivere è molto diverso da quello di oggi in cui i giovani hanno più possibilità di incontrarsi grazie ai social network che rendono “il Mondo un cortile”».
Altra attenzione degli studenti s’è posta sull’uso del dialetto nel romanzo. In particolare i ragazzi hanno chiesto una valutazione sull’eventualità «di inserirlo nei programmi scolastici».
L’autore non ha avuto difficoltà a sostenere come la scelta dell’uso del dialetto (ovvero della “lingua siciliana”, NdR) nel romanzo nascesse «da motivazioni formative e non da questioni politiche». Per Enzo Randazzo, comunque, sicuramente, «conservare il proprio dialetto vuol dire conservare un pezzetto di Sicilia e vuol dire trasmettere valori e saggezza».
Sulla questione è intervenuto anche il professore Marciante: «sì, è importante conoscere il proprio dialetto, la propria storia, la propria cultura e le tradizioni senza però farne diventare una lotta politica». Marciante si riferisce, però, più alle recriminazioni della Lega Nord contro l’italiano che alla “lingua siciliana”.
In Università, il docente di Mediazione Linguistica ci ha proprio insegnato che le Direttive Europee sostengono l’importanza dello studio delle lingue regionali.
Trattando il romanzo della Sicilia, terra di mafia, mafiosi e mafiosità, una domanda degli studenti non poteva non toccare il tema.«Pensa che gli aspetti positivi e la bellezza della nostra terra possano squarciare fenomeni come la Mafia?», è stato chiesto delicatamente.
«C’è speranza», premette ottimisticamente Enzo Randazzo. Poi, però, speriamo di aver preso male gli appunti, o di aver aver mal compreso, l’autore si lancia in una digressione: «Innanzitutto bisogna dire che la Mafia è un fenomeno che esiste realmente, in Sicilia come in altri luoghi, nelle tradizioni e che ha una sua forza e un suo “fascino”»!
No, non abbiamo capito male. Randazzo, prosegue e spiega: «noi abbiamo una cultura migliore rispetto a quella degli altri popoli grazie agli antichi domini: i greci, ad esempio, ci hanno portato il loro senso per l’eroismo, l’ospitalità, la creatività e l’ingegnosità, che per certi versi si incrocia con il fenomeno mafioso».
Un’ultima domanda, un ultimo studente per cambiare argomento. «Cosa significa per lei scrivere?», chiede.
«Prima di tutto scrivere è difficile – spiega il prof. Enzo Randazzo -, può mancare il tempo e la concentrazione, ma quando scrivo … mi diverto! Scrivere da’ modo di comunicare e di esprimersi, raramente però uno scrittore è contento di ciò che ha scritto, tuttavia quando mi rendo conto che il romanzo viene letto, e riesce a creare dibattiti nelle scuole, sono soddisfatto perché riesce a rendere la scuola più vivace. “Sicilia, my love”, in particolare, voglio che sia un contributo per mettere insieme la volontà di riscatto dei siciliani, trasmettendo anche nelle scuole i valori e le tradizioni passate».
Giusy Salvo
Ida Rampolla del Tindaro
Vincenzo Randazzo – Sicilia my love
( intervento su un aspetto del romanzo )
Conosco da tempo l’opera del Preside Randazzo, che si è occupato, tra l’altro, di un argomento che mi sta molto a cuore,quello degli autori siciliani che hanno scritto in francese. Ricordo la sua partecipazione a un convegno dell’AMOPA con una relazione su Navarro della Miraglia, un autore di Sambuca che scrisse appunto una notevole opera in francese, Ces Messieurs et ces Dames, rimasta a lungo ignorata.
Ma qui mi rifaccio alle sue ottime prefazioni ad altre opere di Navarro, La Nana e Storielle siciliane , in cui lo scrittore di Sambuca , ispirandosi al suo paese, descrive un ambiente siciliano ben diverso da quello presentato in Sicilia my love : ed è opportuno partire proprio da questo ambiente per scoprire la storia e l’evoluzione di alcune istituzioni di cui si parla in questo romanzo, i circoli e i caffè.
Questi erano, un tempo, dei luoghi di riunione riservati ad ambienti sociali ben definiti : tutti i paesi siciliani avevano infatti i circoli dei nobili e dei civili , riservati un tempo esclusivamente a soci di sesso maschile, come del resto avveniva anche nei paesi anglosassoni. Non si trattava dunque di una chiusura siciliana dovuta a una pretesa arretratezza..
In questi circoli si giocava a carte, si leggevano i rari giornali che arrivavano in paese, si commentavano i fatti del giorno. Ma questi luoghi erano spesso espressione di un tessuto culturale più ricco e vivace di quanto si creda, come mette in rilievo appunto Enzo Randazzo, parlando di Navarro, a proposito del circolo di Sambuca, aperto a sollecitazioni innovative e alle istanze risorgimentali, come testimonia l’accoglienza fatta in paese alla colonna garibaldina della quale faceva parte anche A.Dumas, il quale aveva incoraggiato il giovane Navarro a seguirlo a Parigi.
Nella capitale francese lo scrittore siciliano frequentò importanti circoli letterari conoscendo i più noti scrittori dell’epoca, da lui poi mirabilmente descritti in Macchiette parigine; e frequentò i caffé alla moda, tra cui il celebre caffè Procope, fondato dal palermitano Procopio Delli Coltelli, che insegnò ai parigini l’arte del caffè e del gelato.Il caffé Procope divenne, com’è noto, un luogo d’incontro di filosofi e letterati e legò il suo nome alla storia dell’illuminismo e della rivoluzione..
Caffé e circoli hanno dunque sempre avuto, in passato, una funzione culturale: ma inSicilia my love possiamo vedere la vita di un circolo di paese nei giorni nostri e possiamo cogliere, acutamente rappresentate, tutte le differenze e i cambiamenti di mentalità rispetto al passato.
Il romanzo ci descrive un paese ricco di circoli, da quello dei Civili a quello degli Operai, da quello dell’Alleanza contadina a quello dei Coltivatori diretti, da quello della cooperativa Rinascente al nuovo circolo fondato da Ippocrate e dai suoi amici, il primo circolo a definirsi culturale.
La presenza di tanti locali rivela anzitutto un bisogno di aggregazione e di socializzazione particolarmente avvertito nei piccoli centri e molto meno, oggi, nelle grandi città, dove i caffè non sono più luoghi di incontro e di discussione e dove anche club e associazioni hanno subito trasformazioni sulle cui cause sarebbe troppo lungo, ora, soffermarsi.
Nel piccolo paese di Dorgina, nei vari caffé e circoli, ci si incontra ancora per giocare a carte: ma la creazione del nuovo circolo culturale, chiamato l’Incontro, ci offre un autentico spaccato di una mentalità paesana furbastra e larvatamente mafiosa, che si inquadra perfettamente in una trasformazione dei costumi riscontrabile a vari livelli.
Le intenzioni dei fondatori sono apparentemente ottime: tolleranza delle opinioni altrui, lotta ai pregiudizi e all’apatia tradizionale, rispetto delle minoranze, sincera fratellanza e uguaglianza tra i soci, valorizzazione delle energie giovani, apertura alle donne, che infatti accorrono numerose.
Ma che tutte queste belle intenzioni , esposte da Ippocrate nel discorso di inaugurazione, siano solo apparenze, è confermato da una frase rivelatrice che l’oratore dice a se stesso nel suo monologo interiore. Ippocrate si riconosce soddisfatto delle “affascinanti idiozie che aveva detto” , alle quali originariamente non aveva nemmeno pensato, ma che gli erano state ispirate dalla presenza della rappresentante del Ministero degli Interni, la dott. Anna Rallo, la quale aveva messo a disposizione una somma per la creazione del circolo.
L’utilizzazione di potenti e di uomini politici per fini interessati non poteva essere descritta con maggiore efficacia.
E anche gli altri moventi che stanno dietro alla creazione del nuovo circolo sono acutamente espressi non senza una sottile ironia: Ippocrate è eletto presidente solo perché non compromesso con nessun partito politico e quindi accetto a tutti ; come vice presidente è scelto il figlio del Sindaco per aver garantito il pagamento dei locali e della luce, mentre Joe e Mario sono scelti come rappresentanti degli altri due partiti politici dorginesi, per evitare contrasti e opposizioni. Solo Gigi rifiuta per se ogni titolo, ma al solo scopo di lavorare nell’ombra nel suo esclusivo interesse, distribuendo cariche e favori pere chiedere poi, al momento opportuno, il contraccambio e per non bruciarsi in vista di una possibile carriera politica.
Giochi di potere, manovre sotterranee, accordi sottobanco dettati dall’interesse reciproco e mascherati da apparente cortesia all’insegna dell’ipocrisia e della falsità riproducono, in piccolo, una concezione della vita politica ben lontana dalle tensioni morali e dalle finalità autenticamente culturali che avevano caratterizzato i circoli ottocenteschi.
La scena dell’inaugurazione del circolo è di un’impagabile ironia e riproduce con grande acume psicologico atteggiamenti e mentalità ispirate sempre a due realtà, quella apparente e quella reale.
Ne è prova il discorso dello stimato prof. Isaia insegnante di generazioni di dorginesi, dotato di una grande esperienza di uomini e di cose, che inneggia al nuovo centro , ma che tradisce , con i suoi occhi penetranti e inquieti , il dubbio di uno “scettico conoscitore di vampate di paglia”
Tutti sembrano parlare di cose in cui non credono: il divario tra realtà e finzione , di stampo quasi pirandelliano, viene rappresentato con straordinaria acutezza e riflette il generale decadimento della cultura e della politica nei loro significati più alti.
Il discorso serio viene fatto invece da Joe, che chiede a Ippocrate notizie sulla mafia e che vuole indagare sul fenomeno. Ma anche qui la risposta del medico è rivelatrice di una diffusa mentalità: egli non capisce il perchè di tale curiosità, dal momento, dice, che Joe è solo un povero ragazzo senza soldi e quindi non ricattabile, non si occupa di affari e quindi non può essere minacciato. Non ha dunque, ai suoi occhi, nessun motivo per voler studiare il fenomeno.
E la sua conclusione rivela ancora una volta la caduta delle tensioni ideali e delle finalità disinteressate: “io ti consiglierei, dice Ippocrate a Joe, di farti gli affari tuoi. L’asino si gode la via e i fessi si godono il mondo”.
Così, attraverso sentenziosità falsamente sagge e battute folgoranti, viene fuori un quadro amaro della nuova maniera di affrontare i problemi della vita civile.
Ma questi aspetti negativi sono compensati, nel romanzo, da tante altre realtà che rendono l’isola degna di amore, come dice il titolo.
La narrazione si svolge infatti su molteplici piani che riflettono le contraddizioni della realtà ; ma contengono, nello stesso tempo, rievocazioni fantastiche spesso altamente poetiche che fanno pensare a una frase della prefazione alle Novelle siciliane, dove si dice che Navarro tiene “un piede nella realtà e un altro nel paese dei sogni”: una definizione che può benissimo applicarsi anche all’autore di questo romanzo.
Ida Rampolla del Tindaro
Francesca La Russa
Il romanzo“Sicilia my love”, il concorso artistico“ Sicilia my love … in arte” e l’esperienza scolastica.
Ringraziamenti e riflessioni di un’ insegnante.
Ringrazio l’illustre Prof. Enzo Randazzo e anche l’Archivio Gianbecchina con Alessandro Becchina, l’Accademia delle Belle Arti Kandinskij e il Centro S.E.A.T. Adranon per aver offerto agli alunni del nostro istituto, l’I.C.S. “Manzoni Impastato” di Palermo, una grande opportunità di scoperta e conoscenza.
Il romanzo “Sicilia, my love” e il concorso “ Sicilia my love … in arte”, indetto per la prima volta quest’anno, hanno suscitato nei docenti e negli alunni curiosità, interesse, stimoli e grande voglia di ricerca. Si è intrapreso un percorso didattico coinvolgente, emozionante e pieno di esperienze interessanti.
I docenti hanno trovato fonte d’ispirazione programmando svariate attività e tracciando un percorso didattico innovativo. Un percorso letterario con la lettura di alcuni passi del romanzo “Sicilia my love”, ma anche un percorso artistico con l’arte del grande pittore siciliano Gianbecchina, nonché geografico con l’esplorazione di una Sicilia quasi sconosciuta, come Sambuca, la valle del Belice, il Lago Arancio, e con la valorizzazione delle nostre tradizioni siciliane. In classe si è parlato di tradizioni popolari, delle tradizioni siciliane, della vita contadina e agricola di un tempo trascorso, della semplicità della vita di paese con i suoi cortili, le sue piazze e le massaie di una volta. E poi con l’individuazione di fatti storici, si è discusso del terremoto del Belice e delle sue conseguenze.
E così i nostri piccoli alunni che frequentano la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado, sono diventati piccoli lettori, piccoli artisti, e anche pittori ed esploratori e si sono lasciati coinvolgere pienamente in una nuova e stimolante esperienza che li ha incuriositi e fatti partecipi del proprio studio, della propria ricerca e della propria conoscenza.
E’ dunque un grazie sentito all’autore del libro e agli organizzatori del concorso. Questa splendida esperienza letteraria e artistica che ricorderò sempre, ha consentito a noi docenti di avere un approccio metodologico diverso, interdisciplinare, basato sulla conoscenza attiva, ha fatto sì che i nostri alunni oggi sappiano qualcosa in più della nostra storia, del nostro passato, della nostra cultura e della nostra civiltà. E prima ancora di conoscere e approfondire il fenomeno mafioso, le organizzazioni criminali e il loro sviluppo negli anni, sappiano che la Sicilia è una grande terra, una terra di bellezze, di splendori e di ricchezze.
Francesca La RussaDa L'Araldo
La Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, uno dei luoghi più cari a Federico II di Svevia, destinato a poeti e musici, ha consacrato uno delle opere letterarie più attenzionate dal web: il romanzo di Enzo Randazzo “Sicilia my love”, con guida alla lettura di Gisella Mondino.
Di fronte ad un parter d’eccellenza del mondo cattedratico, accademico ed istituzionale, Claudia Brunetta, ha sapientemente stimolato e moderato la conversazione degli autori con Michele Cimino, Roberto Lagalla, Gioacchino Lavanco, Aldo Gerbino, Carmelo Spalanca, Antonio Chella, Salvatore Lombardo, Mario Liberto e Alessandro Becchina. Hanno partecipato al dibattito con i loro interventi critici Dirigenti Scolastici e Docenti delle Scuole Primarie e superiori provenienti da diverse province siciliane. La positiva concezione della Sicilia e della Sicilianità di Randazzo, sottolineata da Gioacchino Lavanco, le corrispondenze tra i bellissimi paesaggi di Sicilia, my love e la pittura del Maestro Gianbecchina, evidenziate da Aldo Gerbino, le trasformazioni urbanistiche e sociali dei paesi della Sicilia, raccontate da Antonio Chella, gli aneddoti di Ignazio Buttitta hanno confermato le peculiarità del romanzo e la sua forza rivoluzionaria: Sicilia my love denuncia e al contempo racconta una Sicilia che accetta le sfide e guarda al futuro, lontano da anacronistiche interpretazioni gattopardesche. Chiara di Prima, Francesca La Russa, Angela Balistreri, Carmen Bonanno e Gabriella Cacioppo hanno testimoniato la forza didattica del romanzo, con la preziosa guida alla lettura di Gisella Mondino. I temi proposti dai personaggi reali o fantastici di Sicilia my love si prestano a suscitare confronti critici con altri scrittori siciliani e riflessioni degli alunni su temi di grande attualità e di grande valenza formativa, quali l’interculturalità ed la cultura della legalità.
Originali anche gli spunti di Carmelo Spalanca sulla palingenesi di Cagliostro, quelli di Alice Titone sul tema dell’amicizia tra i giovani, di Paolo Marciante sulla forza della lingua e dello stile di Randazzo e le notazioni di Daniela Rizzuto sugli aspetti teatrali del romanzo. Interessante la performance di Basilio Bacile che, con singolari fili di colore diverso, ha sviluppato l’intreccio narrativo, la definizione dei ritratti femminili e la testimonianza di Ida Rampolla sui circoli siciliani degli anni Sessanta.
Nel corso della manifestazione la prestigiosa Giuria, presieduta dal Prof Aldo Gerbino, con lo scultore Totò Rizzuti, il Prof. Alessandro Becchina, la Prof.ssa Silvia Guaiana, il Prof. Nicolò D’Alessandro, dopo aver lodato l’impegno e l’entusiasmo di tutti gli studenti partecipanti al Concorso regionale “Sicilia my love in … Arte ”, ha premiato i vincitori delle tre sezioni.
Il romanzo è stato rivissuto “teatralmente” grazie all’appassionante reading dei noti attori Mario Pupella, Franco Bruno, Annalisa Misuraca, Pippo Puccio, Julia Bono, che hanno entusiasmato con la loro recitazione.
La tradizione della musica siciliana è rivissuta nel melodioso canto del Tenore Giuseppe Lo Sciuto, accompagnato al pianoforte dal Maestro Dario Vallone, che hanno inframezzato Sicilia antica, Vui durmiti ancora e Brinnisi
Gisella Mondino ed Enzo Randazzo hanno concluso ringraziando tutto il Team di Sicilia, my love, i critici, i Docenti, i Dirigenti, i giovani e tutto il numeroso e qualificatissimo pubblico intervenuto, che hanno reso possibile una cosi ricca e prestigiosa manifestazione.
Comunicato stampa
Palazzo dei Normanni Sala Gialla
Lunedì 19 gennaio, alle 16.30, nello scenario storico, prestigioso e suggestivo della Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, la prestigiosa Giuria, presieduta dal Prof Aldo Gerbino, con i Prof. Totò Rizzuti, Prof. Alessandro Becchina, Prof.ssa Silvia Guaiana, Prof. Nicolò D’Alessandro, dopo aver lodato l’impegno e l’entusiasmo di tutti gli studenti partecipanti al Concorso regionale “Sicilia my love in … Arte ”, ha premiato i vincitori delle tre sezioni:
1^ Sezione: Scuola Primaria e Dell’infanzia
Infanzia
Istituto Comprensivo “Manzoni-Impastato” Di Palermo, curati Dall’insegnante Giovanna Candela
Primaria
I Premio Alla Classe 4 E, Istituto Comprensivo “Manzoni-Impastato” Palermo;
II Premio A Gianluca Maria Gennaro, Direzione Didattica “Camillo Finocchiaro Aprile” Corleone;
III Premio Ad Andrea Militano, Classe Vd, Istituto Comprensivo “Manzoni-Impastato” Di Palermo.
2^ Sezione: Istituti Istruzione Secondaria di Primo Grado
I Premio A Elisa Rita Alaimo, Ist. Comprensivo “Gennaro Macaluso” Racalmuto;
II Premio Ad Aurora Baldassano, Classe Ii F, Ist. Comprensivo “M. Rossi” Sciacca;
III Premio A Claudio Mustacchia , Classe Iiia, Ist. Comprensivo “M. Rossi” Sciacca;
3^ Sezione: Istituti Istruzione Secondaria di Secondo Grado
I Premio A Ludovica Messina, Classe Ve, Liceo Artistico “Ernesto Catalano” Palermo;
II Premio A Beatrice Patti, Classe 2^I, Liceo Artistico Multimediale “M.L. King” Favara;
III Premio A Santina Li Petri, Classe Vb, Liceo Classico “T. Fazello” Sciacca.
Nel corso della serata è stato presentato il romanzo di Enzo Randazzo “Sicilia my love”, con guida alla lettura di Gisella Mondino.
Il romanzo, che ha il merito di sviluppare nel lettore un interesse per la storia, la lingua e le tradizioni siciliane, nonché l’amore per la Sicilia, soddisfa la Legge Regionale n. 9/2011, dunque ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dell’identità siciliana ed è stato adottato ed apprezzato dagli studenti di numerose Scuole Medie e Superiori siciliane.
Prestigiosi anche i riconoscimenti della Critica, con l’assegnazione della Pergamena Pirandello 2015, della Campana di Burgio e del Premio Internazionale Sicilia 2015.
Di fronte ad un parter d’eccellenza del mondo cattedratico, accademico ed istituzionale, Claudia Brunetta, ha sapientemente stimolato e moderato la conversazione degli autori con Michele Cimino, Gioacchino Lavanco, Aldo Gerbino, Carmelo Spalanca, Antonio Chella e Alessandro Becchina. Hanno partecipato al dibattito con i loro interventi critici Dirigenti Scolastici e Docenti delle Scuole Primarie e superiori provenienti da diverse province siciliane. In particolare, l’on.le Michele Cimino ha ringraziato l’autore per avere riacceso con “ Sicilia, My love” le speranza di redimibilità della nostra Isola, il Prof. Nino Buttitta si è complimentato per il coinvolgimento attivo di alunni della Scuola dell’infanzia e primaria, il Prof. Gioacchino Lavanco ha sottolineato la positiva concezione della Sicilia e della Sicilianità di Randazzo, il prof. Aldo Gerbino ha evidenziato le corrispondenze tra i bellissimi paesaggi di Sicilia, my love e la pittura del Maestro Gianbecchina, la Dirigente Chiara di Prima e la prof. Francesca La Russa, che fanno sperimentato l’uso didattico del romanzo, con la preziosa guida alla lettura di Gisella Mondino, hanno evidenziato che i temi proposti si prestano a suscitare confronti critici con altri scrittori siciliani e riflessioni degli alunni su temi di grande attualità e di grande valenza formativa, quali l’interculturalità ed la cultura della legalità.
Originali anche gli spunti di Carmelo Spalanca sul tema del viaggio e sulla palingenesi di Cagliostro, di Alice Titone sul tema dell’amicizia tra i giovani, di Paolo Marciante sulla forza della lingua e dello stile di Randazzo e le notazioni di Daniela Rizzuto sugli aspetti teatrali del romanzo. Il Prof. Basilio Bacile ha attenzionato la creatività immaginativa dell’intreccio narrativo, mentre Angela Balistreri si è soffermata sulle complessità delle figure femminili e sulla loro amsia di libertà ed uguaglianza, Carmen Bonanno su differenze ed analogie con altri scrittori siciliani e Ida Rampolla sulla cultura Europea del romanzo.
Il romanzo è stato rivissuto “teatralmente” grazie all’appassionante Reading dei noti attori Mario Pupella, Franco Bruno, Annalisa Misuraca, Pippo Puccio, Julia Bono, che hanno entusiasmato con la loro recitazione.
La tradizione della musica siciliana è rivissuta nel melodioso canto del Tenore Giuseppe Lo Sciuto, accompagnato al pianoforte dal Maestro Dario Vallone, che hanno inframezzato Sicilia antica, Vui durmiti ancora e Brinnisi
Gisella Mondino ed Enzo Randazzo hanno concluso ringraziando tutto il Team di Sicilia, my love, i critici, i Docenti, i Dirigenti, i giovani e tutto il numeroso e qualificatissimo pubblico intervenuto, che hanno reso possibile una cosi ricca e prestigiosa manifestazione.
Lucy Stray
Libro degli ospiti
Data: 23.12.2014
Autore: Milena Privitera
Oggetto: Sicilia, my love
“L’ambientazione spazio temporale della storia oscilla tra il reale e l’immaginario: il romanzo è ambientato in una Sicilia terra di uomini e di dei, di luci e di colori, una Sicilia in cui cade ogni limite demarcatorio tra Storia e Mito, una Sicilia in cui s’intrecciano strettamente flusso reale e fittizio del tempo.”
"Sicilia, my love” di Enzo Randazzo (Medea, 2014), con una prefazione di Lando Buzzanca e una postfazione di Simonetta Agnello Hornby, è un romanzo originale e vulcanico.
Il protagonista Ippocrate Cagliostro, ingegnoso medico, impostore, che girò l’Europa nella seconda metà del Settecento e che fu imprigionato da Pio VI nella fortezza di San Leo, è collocato in una Sicilia senza tempo e in uno spazio immaginario. Giovane studente di lettere all’Università di Palermo, Ippocrate si guadagna da vivere con delle lezioni private e lavorando nella redazione del giornale locale. Lo incontriamo sin dal primo capitolo, descritto fisicamente e con degli aspetti psicologici che lo contraddistinguono e che saranno approfonditi nei capitoli seguenti, innamorato di Anna, giovane assistente sociale, che cerca insieme con lui di avviare un’attività di volontariato. Ippocrate però come molti personaggi pirandelliani non riesce a vivere le sue passioni sino in fondo e perde Anna, imborghesendosi al tal punto da abbandonare l’Università di lettere, laurearsi in medicina, aprire uno studio dentistico e sposare Isabella della Ristuccia, nobildonna siciliana. Le rinunce volute o subite lo rendono un uomo disilluso, un uomo sdoppiato che vive il suo quotidiano da buon medico e marito, ma che si rifugia in dialoghi con personaggi di fantasia che diventano i suoi unici e veri amici, uno dei quali Efesto, alter ego di se stesso. La vita poi gli riserva una grossa beffa, Ippocrate ha due figlie, Gertrude e Lucia, che crescendo rispecchiano in pieno quella contestazione, irriverenza, assenza di buon gusto e di accettazione delle regole sociali, che lo caratterizzavano da giovane: una ama un leghista; l’altra un uomo di colore, mettendo entrambe così in discussione le scelte tranquille e sicure del padre.
Solo l’amore per la sua terra, la Sicilia, equilibrerà il Cagliostro di prima con quello di dopo. Lo stesso amore che questo romanzo sprigiona in ogni capitolo, in ogni pagina, in ogni parola dimostrando come lo scrittore, fine storico, sia un profondo conoscitore dei fatti e misfatti della sua e nostra terra. “Sicilia, my love”, infatti, oltre ad essere un romanzo onirico, di formazione, è soprattutto
“... un romanzo d’amore, un inno alla Sicilia e alla sua bellezza."
Scritto in maniera vivace e in un italiano colto, il messaggio di Enzo Randazzo è chiaro, basta piangersi addosso, basta lamentarsi, è necessario rimboccarsi le maniche e con determinazione cambiare le cose.
“Con l’ottimismo della volontà si può.”
Particolarità del romanzo è la presenza di una scheda di guida all’analisi, elaborata dalla docente di lettere Gisella Mondino, alla fine di ogni capitolo, con esercizi di scrittura, proposte di dibattito, invito alla lettura e filmografia, in una prospettiva interdisciplinare pensata per il lavoro degli alunni e degli insegnanti di lettere della Scuola Media e Superiore.
Data: 10.11.2014
Autore: Alice Titone
Oggetto: Sicilia, my love Federico II Menfi 08 11 2014
Incontro con l’autore Enzo Randazzo.
Successo di pubblico per l’incontro con l’incontro con l’autore Enzo Randazzo lo scorso sabato Menfi.
Nei locali dell’Istituzione Federico II, dopo il saluto del sindaco Enzo Lotà e del Presidente dell’Istituzione Gioacchino Mistretta, Enzo Randazzo ha risposto alle numerose domande del pubblico sul suo ultimo romanzo Sicilia my love. Decisivi gli interventi di Alice Titone, Angela Balistreri, Francesca Licata e Daniela Rizzuto, che hanno sottolineato i molteplici temi sviluppati dall’intreccio narrativo.
Il volume, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Siciliana-Assessorato dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, è un inno alle bellezze naturali dell'Isola, alle sue tradizioni culturali, storiche e linguistiche, impreziosito dai richiami e dalle originali riletture di grandi scrittori ed illustri visitatori stranieri, incantati dalle bellezze delle città isolane e dalla civiltà dei Siciliani.
Alice Titone, riprendendo la prefazione al romanzo di Lando Buzzanca, ha svelato agli scrittori in erba, presenti in sala, come l’autore accompagni il lettore nell'immaginare che Cagliostro, il singolare ingegnoso medico falsificatore e impostore, che girò tutta quanta l'Europa nella seconda metà del Settecento e che finì miseramente i suoi giorni nella fortezza di San Leo per ordine di Pio VI, torni a vivere nella impaludante Sicilia del Novecento. Interessante il ritratto tratteggiato da Francesca Licata: Ippocrate Cagliostro, dopo una romantica giovinezza anticonformista e trasgressiva, divenuto medico e convinto sicilianista, "con un cuore grande, ramificato e radicato come un ulivo centenario” è orgoglioso di essere siciliano e non può essere razzista; messaggio questo di grande attualità.
Ippocrate Cagliostro - ha affermato Daniela Rizzuto - si snoda tra ambientazione realistica e mitiche irruzioni di poeti e divinità tanto da potere affermare: "Qui ogni ciottolo racconta una vicenda, ogni filamento d'erba ha un gorgheggio, ogni finestra un amore. Questo è l'unico cantuccio della terra da cui si può dialogare con tutti gli astri”.
"L'intreccio narrativo, ha avuto modo di dimostrare Angela Balistreri, è costruito in modo che i personaggi abbiano una loro definita identità psicologica e storico-sociale, che invita a superare gli stereotipi senza perdere di vista la denuncia dei corrotti.
Nella scrittura - ha affermato Alice Titone - Enzo Randazzo riserva particolare attenzione e cura al vivace dialogo, ricco di frasi vive che esaltano la funzione della lingua, tra i personaggi, descritti e tratteggiati con pennellate ammirabili. Tra i relatori anche la giovane Florenza Coppola che nello scorso luglio, affascinata dalla lettura del romanzo, ha presentato alla Commissione per gli esami di Stato un originale percorso interdisciplinare sulla Sicilia, la sicilianità e la sicilitudine.
Grande la soddisfazione espressa da Gisella Mondino, che ha curato, in questa edizione del Romanzo, le proposte didattiche e le schede che propongono possibili e vari livelli di lettura.
A impreziosire la serata Valentina Palmeri, accompagnata alla chitarra da Manuel Bonanno, e il tenore Giuseppe Lo Sciuto, accompagnato al pianoforte da Dario Vallone: le loro voci hanno fatto sognare il pubblico con famosi brani del repertorio siciliano.
Coinvolgente la lettura di alcune pagine del romanzo scelte e interpretate da Franco Bruno, Pippo Puccio e Annalia Misuraca.
Profonda, lucida e risolutiva Claudia Brunetta che ha moderato gli interventi. Dopo avere ringraziato il giovane pubblico, che ha attestato il valore letterario e culturale del romanzo, inserito nei laboratori di lettura e di scrittura di diversi scuole siciliane, Enzo Randazzo ha dichiarato: "Sono contento che Sicilia, my love contribuisca ad approfondire la riflessione sulla nostra isola e sui valori positivi della Sicilia. Il confronto critico sulla nostra storia, sulla nostra cultura, sulla nostra identità può risultare funzionale a far crescere le potenzialità di sviluppo della nostra bellissima isola."
Alice Titone
Data: 28.06.2014
Autore: Daniela Rizzuto Lion Club Sambuca Belice
Oggetto: Flussi migratori in “Sicilia, my love” di Enzo Randazzo
Lions Club Sambuca Belice Service distrettuale
Daniela Rizzuto - Flussi migratori in “Sicilia, my love” di Enzo Randazzo
Quando il Preside Randazzo mi ha illustrato il tema di questo bell’incontro, ho subito pensato che il romanzo si adattava perfettamente a esso….
La storia, infatti, semplicissima e a tratti esilarante, parla di Ippocrate Cagliostro, che è tornato tra noi, come dentista; ha sposato la baronessa Isabella della Ristuccia, un “buon partito” che ha anche un padre autorevole…….Ippocrate è iperattivo da ogni punto di vista: impegnatissimo in campo politico, economico, familiare, sessuale, chimico, nei rapporti interpersonali in genere, nei rapporti con gli dei dell’Olimpo……La sua più spiccata caratteristica è l’amore per la sua terra, la sua bella e “vitale” Sicilia; in quanto siciliano fin nelle midolla, sa di non potersi considerare “puro” e quindi, in linea di principio, non sarebbe contrario al “nuovo”; ma le due figlie degeneri – che rappresentano, rispettivamente, l’una il suo lato positivo, il suo amore per la Sicilia, l’altra il suo lato trasgressivo, il suo anticonformismo, il suo voler essere “sopra le righe” – hanno l’ardire di fidanzarsi l’una con un farmaceutico milanese e l’altra, addirittura!, con un ragazzo di colore, e questo è troppo anche per lui, il grande Ippocrate Cagliostro.
AMORE PER LA SICILIA
L’ambientazione spazio-temporale del romanzo è assolutamente particolare e oscilla tra il reale e l’immaginario: il romanzo è infatti ambientato in una Sicilia che è al contempo terra di uomini e di dei, di luci e di colori, una Sicilia in cade ogni limite demarcatorio tra Storia e mito, una Sicilia in cui sono illustrati quelli che l’autore chiama Incidenti della Storia, una Sicilia in cui si intrecciano strettamente flusso reale e fittizio del tempo, una Sicilia in cui il tempo è scandito con attenzione quasi ossessiva nell’ “innumerevole serie degli istanti”………..
La Sicilia come fonte di gioia, di luce, d’amore, come vera ragion d’essere dell’individuo….
Il paesaggio, in ogni caso, lungi dall’essere mera cornice spaziale del racconto, perde la semplice connotazione geografica di spazio siciliano per assurgere a simbolo universale della positiva tensione, dello scontro tradizione-innovazione, e acquista, altresì, un rivestimento mitico che è presente in tutto il romanzo e rafforza questo processo.
Come si evince dal titolo stesso, in realtà il vero protagonista del romanzo non è Cagliostro, di cui pure si sottolineala naturalità, di cui si riconosce la sensibilità terrestre che si trasforma in amore per la natura e in una fortissima sensitività polisensoriale verso ogni specie di forme, odori e colori da essa emanante: è l’amore per la Sicilia, per la propria terra, che costituisce il motivo centrale e che in Cagliostro è ambivalente e in continuazione slittante dal piano personale (l’amore per la terra natia) al piano familiare (l’apertura verso altre realtà per amore delle figlie).
Cosa c’entrano i flussi migratori con questo meraviglioso sentimento d’amore per la Sicilia?
C’entrano, da ben 3 punti di vista:
1) TERRA DI EMIGRAZIONE
La Sicilia come terra di emigrazione, da cui si va via per umiltà e per fatica, non alla conquista del mondo…..l’andare via dalla Sicilia è sentito quasi come un tradimento (lo dice espressamente Joe, emigrato a malincuore verso altri lidi…), purtuttavia necessario per realizzare se stessi e il proprio essere…
Sicilia come terra che accoglie, ma anche come terra da cui promanano i suoi figli migliori, che (pag. 198) “vanno per il mondo a milioni. Mai per spirito di conquista, ma per umiltà e fatica […] Non c’è, in tutto il mondo, un popolo più girovago, onesto e laborioso..”
Sicilia che dà e che riceve, dunque….
2) TERRA IN CUI SI TORNA O SI IMMIGRA
Ma è anche una terra in cui si torna, proprio a causa dell’attaccamento alle proprie radici….Che dire dell’amore di Joe per la Sicilia, quell’amore che dà il titolo al romanzo? Paradossalmente, lui che ha girato il mondo, che è stato a contatto con altri popoli che avrebbero potuto intaccare la sua identità culturale, si sente ancora più siciliano: “Diventiamo fratelli nel sudore e nel lavoro, ma mi sento sempre più siciliano”. Forse l’essenza più vera dell’opera sta nel dialogo, campanilista e al tempo stesso intriso di riflessioni esistenzialiste universali, così surreale e pur così vero, tra Cagliostro e Joe…Mister Joe intonava il suo canto di sicilitudine appassionata. (posso citare un piccolissimo pezzetto del brano a pag. 204-205: “Ippocrate sentiva che era giunto …..Ma generarla equivale a lacerarsi”)
3) FUSIONE E CROCEVIA
Il risultato di questi flussi è ovviamente la fusione……la Sicilia, oggi come sempre nella Storia, come crocevia di popoli, dominazioni, culture, tutte così diverse ma così mirabilmente fuse tra loro.
E Ippocrate, da buon siciliano che proclama (pag. 96) contro i fidanzati delle figlie “La Sicilia non vuole più invasori”, riconoscerà che i futuri generi non sono invasori, ma solo siciliani veraci alla “riconquista di un’identità perduta”. Una grande lezione di tolleranza. Di vita.
Un’osmosi feconda, che origina un popolo non “ibrido”, ma assolutamente aperto e “originale”, frutto dell’apporto di molte e diverse culture, tutte così diverse e così straordinariamente congruenti…
Accanto all’amore per la sua terra traspare quella che l’autore chiamo “l’ospitalià” della nostra bella terra….ed in effetti, altro leit motif, a mio avviso estremamente interessante ed edificante, è il tema della fusione, della multirazzialità, dell’incontro in senso lato….dell’amore per la sua terra, ma anche per l’Altro. Dell’accoglienza per l’altro.
Lo stesso titolo del romanzo, con quella costruzione, così atipica, rispecchia l’amore per chi è andato via ma col cuore è sempre rimasto….
Una Sicilia, ora come allora, crocevia di razze, crogiolo di mentalità diverse eppure congruenti tra loro, in cui c’è un’estrema apertura non solo alle pelli bianchicce o a chi ha quella che l’autore simpaticamente definisce “sensibilità terronesca” di Ippocrate. E l’assoluto dinamismo spazio-temporale dell’opera rispecchia fedelmente il dinamismo mentale dei suoi protagonisti, dei siciliani in generale e in primis di Ippocrate, che è un po’ il siciliano per antonomasia e che, proprio per questo, è così mentalmente flessibile e aperto: irascibile, terronescamente sensibile, ipereccitato in amore, orgoglioso all’ennesima potenza, tollerante per convinzione e cultura. Per non parlare di Joe, che ha forse la più lucida coscienza del dinamismo anche mentale dei siciliani, tanto che ironicamente dice che “il trasformismo non si può comprare in uno story” …un mix assolutamente riuscito di tradizione e innovazione, di “cultura” e natura, di divertimento e di riflessione.
LINGUA
Ultimissima notazione: anche la lingua appare intrisa di termini mutuati da altre lingue (prevalentemente inglese, ma anche altro, come il tedesco), che sono però perfettamente inseriti in un tessuto di base italiano (non sicilianizzato poiché manca, in Enzo Randazzo, quell’impasto tipico di altri autori siciliani, come Camilleri, per una precisa scelta di campo).
Tali termini, riusati in maniera talvolta comica ed esilarante, ci danno l’idea di quanto possa essere faticoso impiantarsi in una realta “Altra” anche linguisticamente, avendo sempre in mente la propria lingua (la L1, appunto), ma soprattutto, la propria mentalità e la propria cultura.
E questa è la più grande lezione che il libro stesso possa darci.
Daniela Rizzuto
Data: 28.06.2014
Autore: Daniela Rizzuto
Oggetto: Presentazione del romanzo “Sicilia, my love” di Enzo Randazzo al Letterando in Best di Sciacca
Presentazione del romanzo “Sicilia, my love”
di Enzo Randazzo al Letterando in Best di Sciacca
A cura di
Daniela Rizzuto
SOGGETTO
Il soggetto da cui parte Randazzo è noto: il protagonista del romanzo, Ippocrate Cagliostro, è tornato tra noi, come dentista; ha sposato la baronessa Isabella della Ristuccia, un “buon partito” che ha anche un padre autorevole…….Ippocrate è iperattivo da ogni punto di vista: impegnatissimo in campo politico, economico, familiare, sessuale, chimico, nei rapporti interpersonali in genere, nei rapporti con gli dei dell’Olimpo……La sua più spiccata caratteristica è l’amore per la sua terra, la sua bella e “vitale” Sicilia; in quanto siciliano fin nelle midolla, sa di non potersi considerare “puro” e quindi, in linea di principio, non sarebbe contrario al “nuovo”; ma le due figlie degeneri – che rappresentano, rispettivamente, l’una il suo lato positivo, il suo amore per la Sicilia, l’altra il suo lato trasgressivo, il suo anticonformismo, il suo voler essere “sopra le righe” – hanno l’ardire di fidanzarsi l’una con un farmaceutico milanese e l’altra, addirittura!, con un ragazzo di colore, e questo è troppo anche per lui, il grande Ippocrate Cagliostro. E’ questa l’azione complicante su cui si incentrano il romanzo.
Leggendo il romanzo, la cosa che salta subito all’occhio è l’assoluta preminenza per la caratterizzazione dei personaggi e, dall’altro lato, la scarsa importanza accordata alla storia: una fabula semplicissima, praticamente inesistente l’intreccio (la successione cronologica è assolutamente rispettata): il grande Ippocrate Cagliostro in una giornata qualsiasi. In realtà, però, alla fine del romanzo, che si pone quasi come un “cammino iniziatico” attraverso alcune “tappe”, egli risulta profondamente cambiato: una metamorfosi che lo porta a coniugare la sua sicilianitudine con l’esigenza di aprirsi a nuove realtà.
PERSONAGGI
Sull’asse sintagmatico si nota immediatamente che la progressione delle varie sequenze del romanzo, che non coincide tout-court con la suddivisione in capitoli, risente fortemente delle esperienze teatrali dell’autore, così come da mettere in relazione al back-ground culturale dell’autore è anche la caratterizzazione – morale e fisica – dei personaggi, che sono tutti ben “dipinti” agli occhi del lettore.
I personaggi del romanzo sono infatti descritti con dovizia di particolari, sia dal punto di vista fisico che da quello morale, e sono connotati e denotati dall’autore sotto ogni loro aspetto.
Infatti la caratterizzazione fisica del personaggio (retaggio, appunto, delle esperienze teatrali dell’autore), è arricchita dalle molte notazioni psicologiche relative non solo al protagonista ma anche ai comprimari; contrariamente al filone dominante della narrativa del Novecento, il protagonista ha una fortissima coerenza, non tanto nel comportamento con l’altro sesso, quanto nel suo appartenere alla Sicilia, nella sua sicilianitudine.
Poche le sequenze narrative; molte, invece, quelle descrittive dei pensieri dei protagonisti. In primis di quelli di Ippocrate, di cui scopriamo le sensazioni, i pensieri, le manie, le emozioni, i veri sentimenti (sia verso Rosina che verso tutti gli altri) ma, soprattutto, lo sconfinato amore per la sua Sicilia e la “sicilianitudine”. La forza di Ippocrate sta proprio nella caparbietà con cui si ostina a difendere, contro tutto e tutti, la sua bella terra.
AMORE PER LA SICILIA
L’ambientazione spazio-temporale del romanzo è assolutamente particolare e oscilla tra il reale e l’immaginario: il romanzo è infatti ambientato in una Sicilia che è al contempo terra di uomini e di dei, di luci e di colori, una Sicilia in cade ogni limite demarcatorio tra Storia e mito, una Sicilia in cui sono illustrati quelli che l’autore chiama Incidenti della Storia, una Sicilia in cui si intrecciano strettamente flusso reale e fittizio del tempo, una Sicilia in cui il tempo è scandito con attenzione quasi ossessiva nell’ “innumerevole serie degli istanti”………..
Numerosissimi, e presenti in ogni parte del romanzo, i paragoni e le metafore con la flora o la fauna, specie quella siciliana; in questo senso, il romanzo è un vero e proprio inno alla Sicilia, al suo paesaggio, ai suoi odori, ai suoi profumi, al suo sole (“Goethe, perché hai abbandonato il profumo di zagara della tua amata Sicilia?” pag.11; e non è casuale neppure che l’ultimo capitolo sia intitolato “Una spiga nel sole”), al suo vulcano (ad es. “Come lava dell’Etna”), alla sua vegetazione, alla sua fauna (ed es. un cavallo imbizzarrito”, “un calabrone”, oppure “leprotto”), ai suoi bagliori e alle sue ombre…….i dolci tramonti siciliani (pag.171), il mandarino saraceno. Senza dubbio la descrizione del paesaggio siciliano, con la sua vigorosa icasticità, riesce benissimo a evocare le suggestioni della natura siciliana, dell’ambiente siciliano, mirabilmente descritto nel lungo e bellissimo dialogo tra Goethe e Persefone, posto, non a caso, in sede incipitaria, una sede importante per qualsiasi testo narrativo. Oltre alla descrizioni, ai paragoni e alle metafore relative a flora e fauna siciliana, notevolissimi anche i simbolismi, vegetali e animali. Di particolare interesse, a mio avviso, il simbolismo solare, che serpeggia quasi come un fiume carsico per tutto il racconto e lo carica di un’atmosfera gioiosa, vitale, “solare”, appunto.
La Sicilia come fonte di gioia, di luce, d’amore, come vera ragion d’essere dell’individuo….
Il paesaggio, in ogni caso, lungi dall’essere mera cornice spaziale del racconto, perde la semplice connotazione geografica di spazio siciliano per assurgere a simbolo universale della positiva tensione, dello scontro tradizione-innovazione, e acquista, altresì, un rivestimento mitico che è presente in tutto il romanzo e rafforza questo processo.
Come si evince dal titolo stesso, in realtà il vero protagonista del romanzo non è Cagliostro, di cui pure si sottolineala naturalità, di cui si riconosce la sensibilità terrestre che si trasforma in amore per la natura e in una fortissima sensitività polisensoriale verso ogni specie di forme, odori e colori da essa emanante: è l’amore per la Sicilia, per la propria terra, che costituisce il motivo centrale e che in Cagliostro è ambivalente e in continuazione slittante dal piano personale (l’amore per la terra natia) al piano familiare (l’apertura verso altre realtà per amore delle figlie).
LETTURA DEL BRANO A PAG. 200 (ma come…aiuto)
MULTIRAZZIALITA’
Accanto all’amore per la sua terra traspare, nel brano mirabilmente letto dal prof. Bruno, quella che l’autore chiamo “l’ospitalià” della nostra bella terra….ed in effetti, altro leit motif, a mio avviso estremamente interessante ed edificante, è il tema della fusione, della multirazzialità, dell’incontro in senso lato….dell’amore per la sua terra, ma anche per l’Altro. Dell’accoglienza per l’altro.
Lo stesso titolo del romanzo, con quella costruzione, così atipica, rispecchia l’amore per chi è andato via ma col cuore è sempre rimasto….
Una Sicilia, ora come allora, crocevia di razze, crogiolo di mentalità diverse eppure congruenti tra loro, in cui c’è un’estrema apertura non solo alle pelli bianchicce o a chi ha quella che l’autore simpaticamente definisce “sensibilità terronesca” di Ippocrate. E l’assoluto dinamismo spazio-temporale dell’opera rispecchia fedelmente il dinamismo mentale dei suoi protagonisti, dei siciliani in generale e in primis di Ippocrate, che è un po’ il siciliano per antonomasia e che, proprio per questo, è così mentalmente flessibile e aperto: irascibile, terronescamente sensibile, ipereccitato in amore, orgoglioso all’ennesima potenza, tollerante per convinzione e cultura. Per non parlare di Joe, che ha forse la più lucida coscienza del dinamismo anche mentale dei siciliani, tanto che ironicamente dice che “il trasformismo non si può comprare in uno story” …un mix assolutamente riuscito di tradizione e innovazione, di “cultura” e natura, di divertimento e di riflessione.
E che dire, poi, dell’amore di Joe per la Sicilia, quell’amore che dà il titolo al romanzo? Paradossalmente, lui che ha girato il mondo, che è stato a contatto con altri popoli che avrebbero potuto intaccare la sua identità culturale, si sente ancora più siciliano: “Diventiamo fratelli nel sudore e nel lavoro, ma mi sento sempre più siciliano”. Forse l’essenza più vera dell’opera sta nel dialogo, campanilista e al tempo stesso intriso di riflessioni esistenzialiste universali, così surreale e pur così vero, tra Cagliostro e Joe…Mister Joe intonava il suo canto di sicilitudine appassionata. (posso citare un piccolissimo pezzetto del brano a pag. 204-205: “Ippocrate sentiva che era giunto …..Ma generarla equivale a lacerarsi”)
E Ippocrate, da buon siciliano che proclama contro i fidanzati delle figlie “La Sicilia non vuole più invasori”, riconoscerà che i futuri generi non sono invasori, ma solo siciliani veraci alla “riconquista di un’identità perduta”. Una grande lezione di tolleranza. Di vita.
Sicilia come terra che accoglie, ma anche come terra da cui promanano i suoi figli migliori, che (pag. 198) “vanno per il mondo a milioni. Mai per spirito di conquista, ma per umiltà e fatica […] Non c’è, in tutto il mondo, un popolo più girovago, onesto e laborioso..”
Sicilia che dà e che riceve, dunque….Un’osmosi feconda, che origina un popolo non “ibrido”, ma assolutamente aperto e “originale”, frutto dell’apporto di molte e diverse culture, tutte così diverse e così straordinariamente congruenti…
LETTURA DEL BRANO A PAG. 202
SPERIMENTALISMO LINGUISTICO
Evidentissimo lo sperimentalismo linguistico: l’autore, da abile manipolatore della lingua, gioca con le parole ma lo fa in maniera vitale, gioiosa, “vulcanica”, e gioca anche con i suoni, con gli odori, con i colori; di particolare interesse anche le notazioni cromatiche e in generale i lessemi relativi al campo semantico luce-ombra, fortemente presenti in tutto il romanzo; notazioni cromatiche che sono spesso giustapposte tra loro, senza un apparente ordine e una studiata connessione; in realtà coordinate internamente dalle percezioni di chi vede, di chi guarda, di chi è immerso in quel momento nella natura in una specie di estasi panica
L’intento “mimetico” dell’autore, che costruisce i suoi personaggi secondo stilemi ben definiti, appare palese: in un romanzo in cui spazio e tempo sono scardinati a favore delle percezioni individuali (in realtà è solo Cagliostro a vedere gli dei: cfr. pag. 94 “Anche Persefone interveniva a rafforzare le sue convinzioni. Purtroppo solo lui poteva vederla e ascoltarla”), può sembrare paradossale ma l’autore mette in bocca ai suoi personaggi non dialoghi aulici o un linguaggio troppo o poco ricercato: la lingua e il contenuto sono sempre assolutamente coerenti col personaggio e le sue “rappresentazioni mentali”; ad es. nello splendido e delicatissimo incontro d’amore tra Lucia e Ninì si nota agevolmente che se da un lato Lucia, siciliana fin nelle midolla, descrive una natura solare, ammaliante, gioiosa, teocritea, dall’altro Ninì, invece, dipinge una natura più dimessa, invernale, piovosa, virgilianamente padana.
FOCALIZZAZIONE INTERNA
All’interno del romanzo è ovunque presente una fortissima focalizzazione interna: sono quasi sempre i personaggi a parlare, con le loro percezioni, i loro pensieri, le loro riflessioni….solo raramente l’autore fa delle incursioni nel testo, per illustrare super partes, potremmo dire, le tradizioni siciliane, i valori e la forza dei Siciliani, il loro modo testardo di procedere, la loro “sensibilità terronesca”, le considerazioni metastoriche e ultrastoriche dei Siciliani.
Per il resto, la presentazione dei personaggi non è fatta ordinatamente, ad esempio nell’antefatto o all’inizio dei capitoli, ma secondo modi che obbediscono all’analogia ed all’aggregazione, all’associazione di idee e al libero fluire della memoria.
Estremamente interessante, da questo punto di vista, la presentazione di Ippocrate che viene praticamente “costruito” dai vari personaggi lungo tutto il romanzo quasi con una tecnica a puzzle, in cui ognuno – secondo la propria percezione – aggiunge un tassello: Rosina conosce i suoi ritmi lenti al mattino, lo ha più volte sorpreso a parlare con personaggi immaginari ed invisibili; Gertrude lo vede come il sicilianista convinto all’inverosimile; la moglie Isabella come il marito assolutamente imperfetto; perfino il suocero Sarino, nelle ultime pagine del romanzo, ne arricchisce la descrizione: inguaribile dongiovanni ma senza il buon gusto di avere un po’ di discrezione e troppo, troppo, orgoglioso………..Se alle riflessioni dei personaggi si aggiungono quelle del narratore, che riesce a inquadrare e a tracciare completamente l’intera parabola esistenziale di Ippocrate, si capirà chiaramente il tipo di tecnica narrativa – estremamente singolare – adottata dal Preside Randazzo.
STILE DEL ROMANZO
Molto particolare lo stile del romanzo e le scelte stilistiche operate dall’autore; a livello stilistico, infatti, il romanzo è avvincente e suggestivo, ruota molto sul gusto delle immagini e della parola chiara e secca, spesso volutamente reiterata e intrappolata tra due punti per accrescerne l’effetto. La sintassi è semplice e lineare, con una decisa opzione per gli schemi paratattici e per le frasi nominali: frasi brevissime, molto spesso ellittiche del verbo, con le quali l’autore sembra voler riprodurre (e ci riesce benissimo) per nessi analogici il “modo di pensare”, il flusso dei pensieri e le percezioni dei personaggi.
Randazzo adotta volutamente uno stile quasi Joyciano: i monologhi funzionano sempre per libere associazioni ma internamente collegate, hanno una punteggiatura “puntuale”, precisa, sono strutturati in piccole e spezzate frasi paratattiche, come si diceva spesso con ellissi del verbo, e scattano in seguito ad epifanie casuali, cioè a stimoli sensoriali di varia natura che in qualche modo colpiscono il personaggio. L’autore quasi sempre procede per mezzo dell’accumulazione d’effetto che rispecchia fedelmente il libero fluire dei pensieri, anche di quelli dell’autore; fa leva sul potere immaginifico della parola. Proprio per attuare questa scelta e descrivere in tal modo la situazione l’autore opera un fortissimo rallentamento dell’azione, cosicché il tempo della narrazione è superiore a quello reale. Notevole e molto presente è anche l’accostamento a volte inconsueto, spesso stridente, delle parole quando non si arriva all’ossimoro vero e proprio (es. l’opacità trasparenza); non è casuale e si lega certamente al discorso sul simbolismo solare il fatto che molti degli ossimori coinvolgano lessemi appartenenti al campo semantico del sole ma, più in generale, del binomio luce/ombra.
LESSICO
Il lessico è in generale impegnato e molto ricercato (moltissimi i termini tecnici, anche se applicati in maniera “originale” per ottenerne un effetto straniante), ed il linguaggio fluido, non di rado arricchito da frasi e lessemi mutuati dal parlato (quando Ippocrate contempla Rosina pensa che la fanciulla farebbe “sbiellare anche un Santo”) che fungono quasi da detonatore della risata e testimoniano in maniera evidente – anche in questo – la conoscenza pregressa della farsa e dei suoi meccanismi, dell’aprosdoketon, della battuta a sorpresa che non ci si aspetterebbe ma che non è mai troppo evidente, che presuppone sempre la capacità di leggere tra le righe del romanzo; in questo senso l’autore strizza l’occhio al lettore e spesso si affida a lui e alla sua perspicacia più di quanto non ammetta a prima vista…L’autore gioca molto con la lingua, quasi come un paroliere consumato, un abile manipolatore dello strumento linguistico, in modo da poter rendere l’acre e colorito sapore delle cose, senza però mai scadere nell’ipertrofico barocchismo dell’espressione.
A livello fonosemantico, credo si possa rintracciare, all’interno del romanzo – è palese ma non è chiaro se l’autore lo abbia fatto appositamente oppure se sia quasi un affioramento involontario, quasi un indizio subliminale dell’amore dell’autore e di Cagliostro per la nostra bella Sicilia – la ripetizione del lessema “Vitale” e del nesso fonico “SI”, che ritorna martellante quasi a ricordare la sillaba iniziale di Si-cilia (quasi come il SI di “A Silvia” di Leopardi), sicuramente oltre il livello normalmente fisiologico, e corre come un fil rouge attraverso tutto il romanzo, dando alla scrittura una particolare patina letteraria sicilianizzante, pur nell’assenza di quell’impasto linguistico caro ad alcuni scrittori siciliani – ed in particolare ad un empedoclino doc, Andrea Camilleri – da cui l’autore si distacca. Nei confronti del dialetto siciliano e dei suoi costrutti Randazzo opera una precisa scelta di campo, decidendo di inserire solo pochi lessemi e alcuni costrutti (esilarante la battuta di Joe “a mio compare Cagliostro devo andare a visitare….”, pag. 201, con la postposizione del verbo tipica di noi siciliani) ma mettendo in bocca a Persefone la più bella apologia della lingua siciliana: “La nostra lingua odora di pistacchio e di mandorle sguasciate, di fichidindia, di nepitella e di zagara in fiore, di mare verde e pieno di paranze, di cielo con le notti chiare, di passioni chiuse dentro il cuore ardente” cui fa eco Ippocrate, che, con una “tirata d’effetto”, continua l’appassionata difesa della “lingua siciliana”, veicolo di saggezza, di valori, di sicilianitudine, insomma…..
Le numerose citazioni o allusioni allo stile di altri scrittori siciliani (il gallismo di Ippocrate, di evidente ascendenza brancatiana – i motti “camilleriani” – la simbiosi con la natura, di stampo chiaramente pirandelliano – l’apparente sensualità, che in realtà nasconde un animo romantico, che ricorda alcuni personaggi di Bufalino – il vittimismo di Ninì, che a pag. 96 dice: “Quello siciliano è ormai un destino di sconfitte. La nostra è una Storia irredimibile…..di sonno e di odio” che ricorda tanto l’immobilismo dei Siciliani in Tomasi di Lampedusa), che sono rivissuti e rivisitati secondo uno stile personalissimo, si coniugano con apporti europei e non: le suggestioni filosofico-letterarie relative ai siciliani fatte dall’autore, aperte al simbolismo e alla dimensione onirica, evocano molto da vicino Borges, lo stile fatto di frasi nominali richiama quello di Joyce, la presenza sotterranea di Dio pur nell’ambito di un tema lontanissimo dal divino – ricordano un po’ Coelho……..
Randazzo è veramente uno “scrittore subliminale”, per la straordinaria capacità che ha di partire da una situazione reale e di trasfigurarla mirabilmente attraverso l’immaginazione e l’intuizione.
Il romanzo si pone dunque come la trasposizione letteraria dell’amore per la Sicilia in tutti i suoi aspetti: per i suoi colori, per le sue tradizioni, per i suoi Siciliani d’eccezione e per tutti gli altri – quelli che, con grande decoro, solcano i mari ma nel cuore conservano la loro patria – , per il suo dialetto, per la sua saggezza popolare, per il suo orgoglio, per il suo trasformismo, per il suo stesso essere Sicilia.
Sciacca 15 Giugno 2014
Daniela Rizzuto
Data: 02.06.2014
Autore: Antonella Passalacqua
Oggetto: Elisir
SICILIA MY LOVE
ELISIR
Leggendo “Sicilia my love” mi ha colpito la complessità e l'ambiguità del protagonista, un certo Ippocrate Cagliostro, di professione medico dentista. In lui si fondono i nomi di due noti personaggi: Ippocrate di Kos, medico greco, considerato il padre della medicina, e Cagliostro, il leggendario alchimista e mago palermitano, che ebbe fama di straordinario guaritore e di profondo conoscitore della medicina alchemica.
In lui si concretizzano due modi di essere: la mente smaliziata dell'uomo moderno e vizioso, dalle fredde regole della ragione e dal pensiero speculativo, e il sognatore che va alla ricerca della pozione magica in grado di guarire tutti i suoi mali.
Ippocrate Cagliostro non si sente più soddisfatto del suo modo di vivere, la vita di ogni giorno non è appagante come in passato, ogni cosa ai suoi occhi perde significato, da tempo il suo cuore non prova più teneri sentimenti, né riceve attenzioni da parte di alcuno, non ha più né sogni, né desideri; il suo animo è malinconico e il suo travaglio interiore è assimilabile alla notte; consapevole tuttavia che il futuro possa ancora riservargli delle emozioni, per cui vale la pena lottare, va alla ossessiva ricerca di un qualcosa che gli doni “il vigore, l'energia e l'ardore necessari a vivere”. Intravede le prime luci di una rinascita, di un nuovo modo di essere e di vivere la vita, il primo gradino della conoscenza da salire, nella medicina alchemica. Così, l'Ippocrate “sognatore” tra crogioli, alambicchi e odori pungenti delle esalazioni va alla ricerca di miracolose pozioni.
Nel suo “misterioso” laboratorio , il cui accesso è negato a tutti, Cagliostro si adopera a preparare “l'Elisir”, punto culminante dell'opera alchemica, la sostanza in grado di curare ogni male e di prolungare la vita, la pietra filosofale, capace di trasformare i metalli vili in oro, attraverso procedimenti chimici, in cui la materia riscaldata prima si dissolve, poi si purifica sublimandosi e infine raggiunge la perfezione.
La materia, attraverso la trasmutazione, acquista un'altra maniera d'essere, un altro colore, un'altra proprietà, e si ristruttura in altre proporzioni, dopo aver liberato le intime energie vitali.
La trasmutazione si compie per gradi: nigredo o opera al nero, che conduce alla morte, stadio in cui la materia si dissolve putrefacendosi; albedo o opera al bianco, la "pietra bianca", che ha la capacità di trasformare il metallo in argento(in questa fase la sostanza si purifica, sublimandosi); rubedo o opera al rosso, che rappresenta lo stadio finale.
Il laboratorio è per Ippocrate un microcosmo, la semplificazione dell'universo in una stanza, dove l'Athanor, in grado di bruciare le impurità dei metalli, simboleggia il sole, il fuoco eterno, lo spirito umano dove avvengono realmente le combustioni.
Egli cuoce nella fornace alchemica i suoi materiali e sorveglia la fiamma che dovrà avere l'intensità giusta e non dovrà spegnersi, perché ogni trasformazione è prodotta dal fuoco. Nell'Athanor, un recipiente a forma di uovo, mette e chiude ermeticamente la materia che si dovrà trasformare e utilizza resine, acidi corrosivi e alcaloidi dalla potente azione allucinogena, nella preparazione degli intrugli.
L'Athanor non è un comune forno in cui cuocere i metalli, esso rappresenta lo spirito umano, dove avvengono realmente le combustioni e arde il fuoco segreto.
La forma del forno, con i suoi involucri piani e i vari strati, diventa una metafora del complesso delle qualità mentali, spirituali e fisiche dell'individuo, le cui trasformazioni lo condurranno al conseguimento della pietra filosofale, simbolo della sapienza che l'operatore consegue, simbolo della bellezza estratta con travaglio dalle tenebre della condizione umana.
Ippocrate rispecchia il proprio spirito nell'Athanor e come la fornace è in grado di bruciare le impurità di un metallo, sino a renderlo oro, così l'alchimista Ippocrate deve essere in grado di liberarsi dei propri "peccati", purificandosi sino a diventare luce e maestro.
Nella solitudine del suo laboratorio, intento alla trasformazione della materia, cerca di realizzare la “coniunctio oppositorum”, una perfetta armonia tra spirito e materia, tra uomo e cosmo. Il Rebis rappresenterà la riuscita sulle difficoltà, il superamento delle prove, la purificazione interiore attraverso il dolore, l'unione finale, la perfetta integrazione dei due contrari.
Nel ricercare la fusione dei due principi dentro di sé, nel ricercare la seconda nascita, Ippocrate collabora a portare a compimento i disegni della Natura. Nel crogiuolo egli pone la Prima Materia, che inizialmente muore e si putrefà, in seguito si dissolve e si purifica diventando bianca; dopo, con la distillazione e la congiunzione, passa al rosso e infine arriva alla sublimazione: il colore oro.
La materia, inizialmente “bruta” e volgare, via via si affina nelle beute e nei crogioli, fino a diventare oro alchemico; operazioni, che vanno interpretate come le diverse tappe della vita interiore. Il lavoro che Ippocrate Cagliostro realizza sulla materia nel crogiuolo è in realtà il lavoro di rigenerazione che realizza in quel "crogiuolo" che è il suo corpo e a ciò egli deve consacrare tutta la propria esistenza.
Come la materia rigenerata esce trasformata in oro, così l'uomo Ippocrate rigenerato, muore alla sua natura inferiore per nascere alla sua natura superiore.
Cagliostro ha a disposizione, per le sue operazioni magiche, diversi strumenti: storte, matracci, crogioli, recipienti bilance, forni di diverso tipo ecc.
Nel suo laboratorio fanno mostra alambicchi di differenti dimensioni, ma tutti della medesima forma, un corpo ovoidale, "l'uovo filosofico", costituito dalla cucurbita sulla quale viene fissato il capitello o "testa di moro", da cui parte un lungo tubo, ermeticamente congiunto ai matracci di raccolta del distillato.
Nel suo laboratorio non mancano simboli alchemici, maggiormente rappresentata la mitra, che era posta sopra un'ampolla contenente un dragone nell'atto di mordersi la coda (ouroboros), sormontato a sua volta da un'aquila, sopra la testa della quale era appoggiato un corvo.
La visione esprimeva il lavoro dell'alchimista che, mediante “l'arte ermetica”, trasmutava la materia circolante all'interno del vaso (il dragone che si morde la coda) in vapori volatili (l'aquila) i quali prima di condensare, dovevano passare attraverso uno stato di disfacimento (il corvo).
Ippocrate Cagliostro esegue con maestria distillazioni e sublimazioni, calcinazioni e fissazioni. Attraverso le sublimazioni libera la materia solida dalle parti eterogenee che la compongono, e pensa, come un alchimista, che sublimando più volte una stessa sostanza, si può arrivare alla sua quintessenza.
La spiegazione teorica, che gli alchimisti davano della sublimazione, prendeva vita dal fondamento che alcuni corpi solidi contenevano un "sublime" che si liberava per azione del calore.
Ippocrate ben conosce il ricorso alla sublimazione per ottenere un'infinità di prodotti, come la canfora, il benzoino, il succino ecc.
Con la calcinazione, egli «fissa» i metalli fusibili, tramite il fuoco, e trasforma i corpi in polvere, senza alcun intervento meccanico. I corpi mutati lasciano sul fondo dei crogioli nuovi corpi in polvere, costituiti dai loro principi essenziali; inoltre la fissazione della materia impedisce la liberazione degli spiriti volatili.
La fissità della materia, che si contrappone alla volatilità, è sinonimo di purezza. Dopo tanto lavoro, Ippocrate giunge alla creazione dell'elisir che sperimenta sul proprio corpo, non conoscendone la reazione, ma sapendo che gli effetti possono essere incontrollabili. Lo beve e inizia così il suo viaggio...
L'autore è stato molto abile nel descrivere con dovizia di particolari le azioni compiute dal protagonista e i miscugli utilizzati nella preparazione della “panacea”, coinvolgendo emotivamente il lettore e facendo altresì trasparire quel processo evolutivo, quel passaggio dall'alchimia alla chimica moderna.
Inoltre ha descritto sapientemente il travaglio interiore di un uomo, che trova nella ricerca e nella sperimentazione lo stimolo per continuare a vivere.
Antonella Passalacqua
Data: 09.05.2014
Autore: Francesca Friscia
Oggetto: Sicilia, my love di Enzo Randazzo con invito alla lettura di Gisella Mondino
Sicilia, my Love
Sicilia, my Love è un romanzo dal carattere fortemente simbolico, in cui l’autore compendia magistralmente l’amore, più volte proclamato in altre fatiche letterarie, ma qui enfaticamente ribadito, nei confronti della sua terra natale.
La Sicilia non è solo uno spazio geografico ben definito, un affresco dipinto attraverso i colori della luce, della passione, della speranza, del sogno, dell’idillio, ma una figura che agisce, vive e palpita insieme al suo prediletto, l’eroe Ippocrate Cagliostro, anzi ne è parte integrante, la sua anima, il suo alter ego, la sua linfa vitale.
Ippocrate è la Sicilia, respira la sua aria, si inebria della sua vitalità, ma si intorpidisce, impaludandosi in essa, nel nottambulismo e nell’abulia, quasi in un vortice contagioso, in cui la volontà si isterilisce nella malinconia e nella solitudine.
Ecco allora che nel romanzo si scontrano antiteticamente due volti, due figure, ognuna delle quali è lo specchio ermafrodito dell’altra: la Sicilia è l’immagine della vita, della giovinezza, della gioia, della laboriosità, ma anche antifrasticamente dell’inerzia, dell’apatia, della sonnolenza, della senilità. Allo stesso modo, Ippocrate è l’esempio, più estrosamente definito e istrionescamente scolpito dalla sagace ed impietosa penna dello scrittore siciliano, dell’esuberanza, della ricerca continua ed insaziabile di emozioni, avventure, volto avidamente alla esplorazione della vita in tutte le sue forme, ma al tempo stesso continuamente fiaccato, indebolito, come se in lui agisse in forma più o meno latente una sorta di freno inibitorio, una paura sottile, profonda, che lo blocca in vari modi e sotto aspetti diversi, impedendogli di vivere appieno la sua Primavera, che inesorabilmente gli sfugge, e di attingere al senso ultimo della vita.
Enzo Randazzo rappresenta questa ambiguità, tipica del siciliano, la cosiddetta sicilitudine, all’interno di una vicenda narrativa, che si presta a diverse letture interpretative, perché Sicilia, my Love non è solo un romanzo d’amore, quello vero, ricco di vibrazioni, intenso e passionale tra Ippocrate e Anna, ma un romanzo anche realista, ambientato in un determinato momento dell’Italia repubblicana, quello della Sicilia degli anni ‘60 e ’70, dei movimenti studenteschi e della contestazione, dell’associazionismo, della ricostruzione della valle del Belice, della disoccupazione giovanile e dell’emigrazione, dell’emancipazione femminile, del clientelismo e dei favoritismi, della corruzione politica, della mafia.
In questo contesto storico si muovono i numerosi personaggi, alcuni secondari, altre semplici comparse, che costellano la vita di Ippocrate Cagliostro, un eccentrico giovane di provincia, dedito, così appare sin dalle prime pagine, ai divertimenti, al vino, alle donne, alle avventure facili di immediato appagamento dei sensi, imbevuto di studi letterari (è, infatti, iscritto alla facoltà palermitana di Lettere e Filosofia) e che cerca di guadagnarsi da vivere attraverso lezioni private, preferibilmente a gaie fanciulle dell’Istituto Magistrale del suo paese, Dorgina.
Facile preda del fascino femminile, sembra divertito a far parlare di sé e a offrire motivo di chiacchere e pettegolezzi, un moderno dongiovanni, insomma, apparentemente spensierato, superficiale, anticonformista, che svolazza come una leggiadra farfalla da un fiore ad un altro. Ma, in realtà, dietro la maschera dell’uomo che vive proteso ad assaporare la vita, così come essa si offre ai suoi appetiti, si nasconde un individuo debole, che “sfogava la sua rabbia per la propria ignavia, la sua incapacità a perseguire con costanza qualsiasi meta” in uno stile di vita scapigliato ed inconcludente.
L’incontro con Anna rappresenta l’occasione per Ippocrate di vincere la propria pigrizia, la propria aridità e di dare un senso alla propria vita, senza finzioni, senza false ambizioni. Anna, infatti, è per Ippocrate la “gioia pura e semplice di vivere”, è calore, è vita, è la luce che potrebbe accompagnarlo nella lunga ricerca della Verità, ma egli prova una inspiegabile paura, forse per la lucidità mentale di Anna, per la chiarezza e la audacia delle sue idee, o perché il suo amore è incondizionato, fin troppo sincero? Di certo fa in modo che la donna si allontani da lui, irrevocabilmente, per sempre, inducendola a sposare il fidanzato Guido. Numerosi gli alibi messi in atto per convincere Anna a lasciarlo ed essi sono di natura morale, sociale ed economica. Un esempio su tutti, ecco in che modo egli sfata la possibilità, prospettatagli dalla donna, di andare via insieme e trasferirsi a Palermo: “ Anna…. Io un gigolò!? No, no, non regge Anna. Tu sei una ragazza d’oro. Sarai sposa e madre esemplare. Io cosa ti potrei offrire? Disordine, sprezzante giudizio sociale, privazioni……cosa diventerebbe questo nostro povero amore?”
Ella è in realtà, come suggerisce il narratore, “un corpo estraneo in mezzo ad una società impaludata ed impaludante”, non può, quindi, sopravvivere nel mondo di Ippocrate, poiché Anna è movimento, flusso vitale, in continuo divenire. “L’Incontro”, infatti, conserva la sua vitalità fintanto che ella è a Dorgina, dopo la sua partenza, seppure inizialmente temporanea, il Centro diventa fatiscente, degradato, si trasforma in “L’Appuntamento”, luogo del nottambulismo, in cui tra giochi, scherzi e pomiciate si consumano le giornate oziose dei Dorginesi, mentre i benpensanti gridano allo scandalo, diffondendo dicerie poco edificanti sulla presunta immoralità di quel luogo.
Con l’assenza definitiva di Anna, l’apatia, l’indifferenza tiranneggiano Ippocrate, così ”i giorni continuavano a passare indifferenziati….Ippocrate si sentiva vuoto ed inutile e gli rincresceva attribuire questa assoluta assenza di desideri alla mancanza di Anna”. Profondo il senso di “sconfitta fatale” che egli avvertiva, che si trasforma in vuoto, angoscia, consapevolezza del nulla dopo l’addio: non solo il Centro languiva e l’entusiasmo che lo aveva tenuto a battesimo “disciolto come un fuoco di paglia”, ma una volontà di autopunizione e sadico piacere della sofferenza stringono in una morsa il protagonista. Lo suggerisce lo stesso narratore che, scavando nei meandri della sua interiorità, afferma:” Ippocrate sperimentava la dolce voluttà di gustare fino in fondo le sue angosciose lacerazioni” e subito dopo aggiunge:” Non sapeva di decadente gusto letterario pensare alla propria vita futura come un impassibile vegetare, con stoica assenza di passioni ed emozioni?”
Sembra, quindi, che la sua non scelta, dovuta ad una segreta ed inspiegabile incapacità di dominare la sua vita, sia la causa prima della sua infelicità, di quell’intima insoddisfazione di sé stesso che lo spingeva continuamente a sognare, a fantasticare alla ricerca di un qualcosa di indefinibile, che si tradurrà nella difesa indefessa della Sicilia, un ideale, in cui si oggettiva il bisogno dell’uomo di scoprire il senso della vita, della propria identità, del significato ultimo della Storia. L’amore, sostenuto, gridato ad oltranza da Ippocrate, e che si traduce nell’adesione dello stravagante medico alchimista dorginese, trasferitosi poi a Palermo, al Fronte Nazionale Indipendentista Siciliano, non è altro che l’amore di Enzo per la Sicilia, che trapela in vari punti del romanzo, ad esempio nella cura con cui egli descrive con dovizia di particolari alcune tradizioni popolari, come il festeggiamento del 1^ Maggio e la celebrazione della festa della Madonna dell’Udienza, fortemente radicata nell’animo dei dorginesi. Anche qui non manca il riferimento alla realtà storica di quegli anni, l’ironia nei confronti della “nobiltà decaduta” e della “oziosa e petulante borghesia” e una velata delusione nei confronti di quello che lo scrittore definisce “indubbio progresso economico dell’Italia repubblicana”. Lucida, altresì, l’analisi dell’effettivo significato religioso ma anche profano della festa stessa. Randazzo con una rapida pennellata riconduce immediatamente l’attenzione alla realtà di Ippocrate e dei giovani dorginesi, che coglievano l’occasione della festa religiosa per organizzare scherzi e festicciole varie così da esorcizzare la noia. Al tempo stesso, questo momento narrativo costituisce una sorta di cerniera, che consente al narratore di procedere nella vicenda di Ippocrate: infatti, a questo punto si inserisce l’incontro con Isabella, la Baronessina della Ristuccia, che egli sposerà, una donna antitetica rispetto ad Anna, fredda, conformista, indifferente ai continui tradimenti del marito, ma forse più rassicurante per il debole Ippocrate, proprio perché probabilmente scontata nel suo modo di essere e di fare!
L’autore mostra una raffinata capacità di penetrare nei meandri della sua complessa psicologia e la rappresenta attraverso una sovrapposizione di spazi, che travalicano dal reale all’onirico, dal mondo della quotidianità a quello della fiaba e del mito. Il tutto senza stridori, ma in un impasse narrativo e linguistico di immediata scorrevolezza. Ecco allora che i fuochi d’artificio, che chiudono la festa della Madonna dell’Udienza, diventano agli occhi di Ippocrate “immagini geometriche dai limiti vaghi ed immobili….intrecciando…..strani mostri preistorici…..corpose realtà imprecisate che l’immaginazione poteva fondere con i suoni in libertà totale, ricavandone creazioni penetranti, come il profumo dei gelsomini o dolciastre come il sapore delle more”. E’ così che i profumi, i colori, gli odori vivi, penetranti, ammalianti dell’isola del sole si intrecciano fondendosi con le sensazioni e le vivide allucinazioni del protagonista, che nella mente giustappone Biancaneve a Psiche, Cenerentola a Mago Merlino. E i toni si incupiscono, i suoni si inaspriscono man mano che il narratore si addentra a scavare nell’anima malata e degradata di Ippocrate. L’assenza di vitalità, l’intorpidimento di Ippocrate vengono resi attraverso una cruda descrizione di elementi della natura ridotti alla putrefazione, alla morte. Ecco allora le immagini fortemente espressionistiche del “sangue raggrumato di un feto rifiutato…tra la spazzatura di un sofisticato ospedale” e del disperato che uccide per procurarsi “la sua dose vitale e mortale di eroina”.
Tutto si svolge all’interno della mente di Ippocrate ed è filtrato dalla sua immaginazione. Per questo attraverso i mortaretti, che incalzano incessanti, il lontano passato e il presente si mescolano in un tutt’uno indistinto, in un andirivieni di allucinazioni, che trasportano in un mondo surreale, onirico e labirintico, che è la coscienza di Ippocrate. Ecco allora l’immagine dell’omicidio di Caino ai danni di Abele, della Torre di Babele e del Diluvio Universale, dell’orrore della violenza di ieri e di oggi e, mentre il botto finale dei giochi d’artificio “fa tintinnare i vetri dei palazzi circostanti”, la mente di Ippocrate con un improvviso volo pindarico rievoca la morte di Beppe Bapissaro, ucciso dalla mafia e, improvvisamente, Ippocrate sente la fine del suo trascorso, finora vissuto in “irrealizzabili sogni letterari” per divenire un uomo nuovo, “positivo”.
E’ qui allora allusa la consapevolezza della fine del ruolo critico e propositivo dell’intellettuale nell’era del cosiddetto “progresso”?
Di certo, Ippocrate abbandonerà gli studi letterari e diventerà medico, come se fosse stato questo da sempre il suo destino, essendone, suggerisce Randazzo, predittivo il suo stesso nome. Tuttavia, l’autore non può rinunciare al fascino della parola, d’altronde Ippocrate non è solo la reincarnazione del fondatore della medicina antica, ma del leggendario e camaleontico conte di Cagliostro, abile trasformista e demiurgo, manipolatore della verità, celebre alchimista del ‘700.
Ed è un’alchimia squisitamente letteraria l’invito del narratore ad Ippocrate a non cercare “la vita nell’ombra evanescente di una farfalla dorata che accarezza un fiore e riprende a volare”, a non affossare “lo sguardo negli immensi abissi del pozzo del cuore per scendere là dove “ non potrebbe “risalire”. Eh, sì, perché Enzo Randazzo è il cultore della vita, intesa come slancio fervido ed entusiastico della passionalità, che è in ogni uomo e che nel romanzo si traduce nell’amore viscerale della propria terra e nell’invito caloroso a difendere con maggiore convinzione la Sicilia, così da scoprire se stessi e pervenire al significato ultimo delle cose.
L’angosciosa ricerca della Verità porta Ippocrate ad esplorare le vie segrete dell’alchimia nel chiuso del suo laboratorio, lievemente attraversato dall’inconfondibile fragranza della vegetazione siciliana. L’alchimia diventa per lui rifugio e tentativo di colmare l’aridità interiore, il vuoto, di sconfiggere la noia. I suoi sogni di immortalità, i suoi dialoghi con creature mitologiche sono evasione da una realtà grigia, che egli è incapace di dominare e che ha il potere di impaludarlo. D’altronde era stata la sua aridità sentimentale ad indurlo a rinunciare ad Anna, che era stata “una parentesi di calore nella freddezza metallica del suo cervello e della sua anima, un’occasione di felicità scivolata e annegata dalla sua sostanziale superficialità”, l’opportunità di pervenire a una vita diversa, vera, perché è nella “libertà delle passioni il senso della verità”.
Nei momenti di maggiore disordine interiore subentrano così le allucinazioni e le visioni mitiche. E’ come se l’autore si servisse delle incursioni mitiche degli dei o dei sogni di immortalità e di eterna giovinezza per rappresentare in modo elegantemente letterario il disorientamento, i rimorsi e i sensi di colpa, il caos che si cela nel profondo dell’ anima lacerata del suo protagonista. Scrive il narratore “la sua infelicità scaturiva dalla sua inettitudine a collocare nel giusto modo idee, pensieri, sentimenti”.
Così ad Ermes, piombato improvvisamente a rimproverarlo per i suoi intrallazzi nella stesura del piano regolatore, nella sanatoria edilizia e nella divisione degli appalti, Ippocrate, mettendo in atto l’ennesimo autoinganno, si professa libero nel pensiero e nelle azioni, ma il suo punto di vista è chiaramente inattendibile. Altro allora non è Ermes che la voce della coscienza che giunge a dissacrare la sua maschera, la sua falsa “integrità fisica, la sua identità”. Dei suoi autoinganni egli sembra esserne inconsciamente consapevole, sicché quando si guarda allo specchio non può non vedersi “un vecchio, incerto, prigioniero delle sue paure”.
Ma nel momento del massimo cedimento scatta in lui l’Ippocrate superomistico del guaritore, dell’alchimista, che vuole reagire al senso di sconfitta per essere “torrente in piena che trascina la vita” e che esercita la sua volontà di dominio anche in altre forme alternative, che si traducono nel gusto sadico di tradire e di ferire, nelle aspirazioni patetiche di un magico elisir, che possa conferirgli l’eternità.
In altri momenti le visioni mitiche diventano estatiche contemplazioni, in cui la divinità, come Persefone, si trasforma in simbolo di un ideale, l’unico che riesce a ricomporre l’identità dilaniata di Ippocrate, ossia il suo amore per la Sicilia. Ed è in questi momenti che lo scrittore innalza il suo inno di lode alla Sicilia, trasformando l’inchiostro della sua penna in una tavolozza di variopinti colori, con cui creare un ritratto fortemente cromatico dell’isola, in cui gli odori, i sapori, la luce, le sfumature delle varie nuances si mescolano, fondendosi all’interno di una cornice magica, in cui la figlia di Cerere e il poeta Goethe dialogano attraverso un codice linguistico, i cui segni costitutivi sono contrassegnati da un unico valore semantico, l’amore nei confronti della “terra del sole e degli dei”.
In queste pagine di intenso lirismo è possibile cogliere un sentimento quasi panico, di dannunziana memoria, non tanto tra l’io e la natura, quanto tra due piani spazio-temporali, in cui il presente si confonde con il passato mitico attraverso un eterno e ciclico divenire e il punto di congiunzione di questo continuo abbandonarsi in un’epoca remota e leggendaria è la Sicilia, terra delle passioni e di quello che Randazzo chiama “spirito indomito e libertario”, terra delle invenzioni antiche e moderne, della cultura, della poesia, del teatro, sicché “l’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave del suo essere la più civile nazione del Mediterraneo”.
Per Ippocrate la Sicilia è una madre, dalle cui viscere è stato partorito e dove ritorna idealmente, suo confortevole rifugio, quando in preda alle angosce della vita, si perde nelle sue meditazioni. E’ per questo che Ippocrate in un indimenticabile monologo innalza la sua dichiarazione d’amore con pathos e acceso lirismo:” Amo l’orgoglio e il coraggio della gente che sorride amabile nelle strade assolate…..amo la mia terra per il mare azzurro…l’amo perché è calda e selvaggia, perché lei è sola come me quando ha bisogno di aiuto”.
E questo amore filiale, che Ippocrate sente in ogni fibra del suo essere, è lo stesso amore che prova Mister Joe per la Sicilia, l’amico della gioventù scapestrata, emigrato in America “per necessità e per irrequietezza” e poi ritornato in patria, spinto dalla nostalgia e dal rimpianto per “il cobalto e lo smeraldo del mare siciliano, il suo splendore di spuma, la sua levità colore di cielo e di vino. Le macchie gialle delle ginestre . Il rosa degli oleandri e delle buganvillee”, e che lo ispira nell’intonazione di quello che il narratore definisce “canto di sicilitudine riconquistata”: “La Sicilia è rimasta sempre un luogo della mia anima, my love, l’amore mio, incommensurabile, nel mio cuore, my love, la terra in cui riportare la mia famiglia, i miei figli”, la terra in cui continuare a vivere e morire!
Ed è proprio in virtù dell’amore totalizzante per la Sicilia, “giardino odoroso” che ha sempre accolto chiunque, mostrando ospitalità, solidarietà, tolleranza e pace, che Ippocrate non può essere razzista e concede la libertà di vivere senza pregiudizi alle figlie Lucia e Gertrude, l’una innamorata di un leghista, l’altra di un extracomunitario, perché la Sicilia con la sua storia gli ha insegnato che tutti gli uomini sono suoi fratelli e che nell’alterità consiste l’identità del siciliano.
E’ questa la Sicilia di Randazzo, una terra non condannata ad essere stigmatizzata nell’immagine della mafia e delle lupare, ma riscattata da chi ne è perdutamente innamorato e la ama per la sua storia, per le sue tradizioni, per la sua cultura, le sue bellezze naturali e si affatica quotidianamente ed onestamente, affinché il sogno di una Sicilia redenta possa tradursi in realtà!
Francesca Friscia
Data: 08.05.2014
Autore: Angela Balistreri
Oggetto: Sicilia, my love di Enzo Randazzo con invito alla lettura di Gisella Mondino
Il romanzo Sicilia, my love è un bellissimo inno alla Sicilia, rappresentata e raffigurata come terra complessa e generosa, in fede all’etimologia del nome «Sicilia» che deriva dalla radice sik, che nelle lingue indo-germaniche denota ingrossamento e crescita e nella lingua greca questa radice è usata per indicare il fico (siké) o la zucca (sikùs), ossia frutti che si sviluppano rapidamente.
Quindi Sicilia «terra della fecondità, isola della fertilità».
Dal romanzo di Enzo Randazzo emergerà prorompente la Sicilia fertile di miti, di storia, di arte, di tradizione, ma anche realtà piena di contraddizione, di ambiguità; terra sospesa tra il passato e il futuro, in bilico su un presente scontato, ma mai scontato del tutto.
Dirà Sciascia che la nozione di Sicilia è insieme luogo comune, idea corrente, e motivo di univoca e profonda ispirazione nella letteratura e nell'arte.
E Sicilia, my love è un’opera ispirata.
Un testo dalle mille sfaccettature tematiche e stilistiche, un lavoro che, da subito coinvolge il lettore sensibile al fascino delle trame accattivanti. E la trama del romanzo Sicilia, my love è di quelle trame che ti prendono e non ti mollano. Ma la storia può diventare irresistibile anche per il più pigro dei lettori, quelli, per capirci, restii ad abbandonarsi tra le benefiche spire dell’immaginario letterario.
Io, in particolare, mi sono sentita assorbita, quasi risucchiata dall’ambiente di Dorgina, la cittadina della provincia siciliana dalla quale ha inizio il romanzo. Il periodo storico è quello a partire dalla fine degli anni Sessanta e l’ ambiente molto simile a quello di tanti altri piccoli centri della nostra isola. E io che provengo, come molti di noi, da un ambiente di provincia, di quel contesto ho risentito gli stessi suoni, le stesse voci … , gli odori; ho rivisto immagini e colori che conosco. E’ stato un rievocare ciò che è già dentro di me. Emozioni, sensazioni … tanti sentimenti ….
Ma non parlerei di nostalgia, perché ciò non collima con il carattere del protagonista del romanzo: Ippocrate Cagliostro. L’ambivalenza e la convivenza della dualità , quindi la non dualità, direbbe la dottrina orientale dell’Advaita, è già nel nome del personaggio principale : Ippocrate rimanda al famoso medico e scienziato Ippocrate di Cos del 400 a.C., e Cagliostro, ricorda il leggendario conte, avventuriero, alchimista ed esoterista palermitano vissuto nel 700.
Ippocrate Cagliostro muove il romanzo di Randazzo metaforicamente stabilendo una linea di continuità tra scienza e magia, tra apparenza e nascondimento, tra vero e falso, tra giusto ed errato, tra passato e futuro … e tra tutti i termini in opposizione che possiamo immaginare.
Il filosofo e giurista tedesco Paul Yorck von Wartenburg, nel Diario Italiano (Italienisches Tagebuch), del 1889 scrive : […] la specificità interna del siciliano mi sembra l'assoluta astoricità. Egli è il prodotto di un territorio... che non ha mai fatto parte di alcuna parte del mondo in epoca storica, che è stato occupato da nord, sud est, ma mai è stato assimilato. L'isola in cui niente è stabile se non il movimento, il non-stabile, dove un giorno distrugge quanto l'altro giorno ha costruito, dove vulcanismo e nettunismo sono continuamente all'opera.
E così, in questa apparente dicotomia, tra queste opposte realtà che in Sicilia hanno viva e misteriosa coesistenza, Ippocrate Cagliostro è un personaggio che punta a vivere pienamente il presente, che non si preoccupa se pure il presente è quello a tratti vuoto, come le sue lunghe dormite, alla Giovanni Percolla di brancatiana memoria, e nemmeno se questo presente sono le serate di nottambulismo trascorse a girare in tondo per il paese deserto a bordo della cinquecento, lui con gli amici a finire la nottata a bere e a mangiare spaghetti aglio e olio, tutti in insieme, alla baracca dell’amico Gigi.
Perché in verità quello non è un tempo vuoto, è un tempo sospeso, di immobilità assorta e silenziosa, dice l’Autore; uno stare sulla sensazione direbbe ancora Avasa, che lascia libero il flusso delle energie, fino a quando, con modalità random, salterà alla storia uno dei tanti geni che questa terra ha partorito. E dice bene a pag. 112 Goethe in una delle consuete trasfigurazioni riflesse del protagonista Ippocrate Cagliostro : Dall’invenzione degli specchi ustori di Archimede alle testimonianze poetiche della scuola siciliana, dalla rivoluzione astronomica di Alfonso Borelli agli studi psichiatrici di Pietro Pisani, dall’umorismo teatrale di Luigi Pirandello alla genialità atomica di Ettore Majorana e di Antonino Zichichi ed alle capacità terapeutiche di Ippocrate Cagliostro. [Sicilia,my love, p.112].
Ippocrate studente di Lettere trascorre la sua giovinezza nell’ingordigia del presente, vivendo a piene mani l’amore sentimentale, sensuale, erotico, ma anche l’attivo impegno socio-culturale e politico; l’associazionismo giovanile, la contestazione studentesca, la intensa vita di paese … tra sacro e profano. Ma dopo una magica visione consumatasi nell’apoteosi dei giochi d’artificio a conclusione della Festa del paese, in un momento di meraviglioso incanto durante il quale passato e presente si scambiano le coordinate e le immagini delle figure evocate si sfalsano come in quadro destrutturato di Picasso e poi ancora si sfaldano come i fuochi pirotecnici che nel cielo nero si evolvono continuamente, nell’apoteosi sinestetica di quella notte
prodigiosa, Ippocrate sente di dovere rispondere a una Chiamata.
Lo ritroviamo da adulto, ormai affermato medico dentista, a Palermo, dove vive un’ambigua realtà che lo pone agli estremi: ora mago, ora scienziato, ora Cagliostro ora Ippocrate. E tra Magia e scienza il punto medio, se così possiamo dire, è quello stesso stato di sospensione di cui già si è detto e che finisce con l’avvicinare la narrativa randazziana alla pittura metafisica di un Giorgio De Chirico
Così come le forme e gli oggetti della pittura metafisica appaiono combinati in maniera assurda, apparentemente senza nessi logici tra loro, anche Randazzo popola il mondo di Ippocrate adulto, di una schiera di figure mitiche, storiche, artistiche …
E in un luogo non luogo, né in cielo né in terra, come recita il titolo del XXXI capitolo [pag. 108], Ippocrate si confronta ora con Persefone ora con Goethe ed Efesto, Ermes….
L’intento che accomuna la pittura metafisica allo stile narrativo di Randazzo in alcuni momenti del romanzo, è proprio creare un mondo che non esiste nella realtà, ma capace di esaltare la bellezza intrinseca degli oggetti e della materia … della realtà.
Il risultato è ambiguità e paradossalità.
Ma come si vive in questo stato?
Ma è uno stato, poi, che riguarda solo Ippocrate o tutti noi, a ben riflettere, tendiamo a spostarci ora in un punto e poi nel suo opposto?
Forse l’esperienza di Ippocrate non è poi così “romanzesca”: rinuncia, convinto, all’amore ricambiato per Anna, e sposa Isabella, baronessa della Ristuccia per reciproco interesse e opportunismo. Ma non per questo rinuncia alla malia della sensualità e dell’erotismo, rigenerando il suo ego ed elargendo la magia del piacere a chi si rende disponibile. Una disponibilità che è tuttavia a 360° tale da essere decantato da tutti, anche dalla Gna’ Cilintonia, una sua paziente che chiude il suo lungo ed esilarante consulto dai toni teatrali con queste parole: “Dott., lei è un mago.”
Ma Ippocrate è anche il padre che deve affrontare le particolari problematiche poste dalle figlie: amare rispettivamente due giovani, Ninì e Salem, l’uno padano leghista e l’altro extracomunitario. Un passaggio che ci pone direttamente davanti alla difficoltà che ognuno di noi può avere quando è chiamato a concretizzare ciò che afferma per assioma. Ippocrate, siciliano fino al collo e razzista dichiarato, per amore delle figlie e per recondita propensione, finisce per accogliere i futuri generi, mettendo in fatti ciò che per i siciliani è scontato: accoglienza e ospitalità.
E poi le donne. Vogliamo parlare delle donne di Sicilia, my love?
Anna, il suo grande amore; Isabella, la moglie; Gertrude e Lucia, le figlie; Rosina, l’amante di sempre; Katy, una delle sue esperienza giovanili; Maria l’Uccella, la suocera; Biagina Savitteri e la Gnà Cilintonia, due pazienti simpatiche ed esilaranti. Tutte diversamente amate, tutte dolcemente soggiogate al suo volere, al suo fascino irresistibile.
Come Beatrice per Dante e Laura per Petrarca, anche per Ippocrate queste figure di donna hanno un solo scopo: far emergere i diversi aspetti della sua personalità e, nel caso specifico di Ippocrate, la sua è una personalità vulcanica votata all’autoaffermazione, ma sempre in bilico tra un punto e il suo opposto.
Attraverso cangianti scenari, che siano descrizioni naturali o presentazioni di caratteri, Enzo Randazzo coglie nel segno e ci ridà ciò che la nostra memoria credeva di avere smarrito. Il tutto fa leva sul suo stile narrativo che è fluido, attraente. Enzo Randazzo maneggia le parole come un fine pittore miscela i colori sulla tavolozza . E il risultato è uno splendido affresco dai toni armoniosi, gradevoli, sempre appropriati. Certo, non si può dire che lo stile del nostro Autore sia mono-tono. Anzi. La gamma dei toni, e ora passiamo alla musica, è pari a quella che copre la tastiera di un pianoforte. Sicilia, my love nel suo sviluppo stilistico, passa dal dolce tono narrativo, suadente, da romanzo di formazione, vedasi il Sai? dell’incipit; al tono magico- evocativo del lirismo per il Cagliostro visionario per poi sostare a tratti sui toni frizzanti della commedia.
Insomma un vero caleidoscopio di strumenti stilistici usati ad arte.
Come docente il testo mi ha prospettato due precisi percorsi: uno informativo della nostra storia sociale e culturale e tradizional- popolare della Sicilia degli anni Sessanta e Settanta.
E penso alla lunga descrizione dei diversi momenti della festa della Madonna dell’Udienza, con la processione, la banda musicale che deve suonare ininterrottamente altrimenti i portatori della vara si fermano; le corse dei cavalli e tanto altro che oggi è stato fagocitato da interessi alternativi, ma che è giusto recuperare in nome della nostra identità culturale che va salvaguardata contro l’incessante omologazione su tutti i livelli.
Ma c’è la realtà giovanile della provincia siciliana che, negli anni del nascente movimento femminista e dell’associazionismo giovanile sulla scia della protesta Sessantottina, sperimenta nuove dinamiche socio-culturali e politiche che possono essere un importante punto di confronto per gli studenti di oggi.
L’altro percorso che mi ha molto attenzionato è dato dalla presenza, a fine testo, di un apparato didattico ricco, ricercato, meticoloso.
Chi se non la prof. Gisella Mondino, professionista seria, preparata e competente, poteva allestire un lavoro così accurato, attento, dettagliato?! Un eserciziario rispondente alle esigenze della didattica attuale, votata all’efficacia, quella a cui punta il docente che sente la sua funzione e vuole attuarla a pieno. Un complesso di prove di approfondimento e di verifica sul testo molto vario: dagli esercizi classici a quelli che sanno utilizzare i più indicati collegamenti con altri ambiti linguistico-disciplinare, per sviluppare negli studenti competenze e abilità attraverso l’interesse e la curiosità.
Ma la fatica della Mondino ha, a mio avviso, un obiettivo ancora più importante: rimotivare gli studenti alla lettura, al rapporto con la parola scritta, a rendere l’esperienza della lettura pregnante, forte, incisiva, non casuale o superficiale
.
Sicilia, my love , per la sua completezza, è un testo che merita tutta la nostra attenzione e apprezzamento.
Angela Balistreri
Data: 08.05.2014
Autore: Liborio Triassi
Oggetto: Sicilia, my love
Il vero tema del romanzo non è nel personaggio bensì nel contesto e cioè la Sicilia del secondo dopoguerra con i suoi problemi irrisolti e con i segnali di un cambiamento che è cominciato ed è in corso.
L’acqua ovvero mutamento e rinascita
L’acqua con il suo fluire, che si alza e si abbassa nascondendo o rivelando a seconda dei casi, cose, strade ma più di tutto stati d’animo, sentimenti. E l’acqua è nel lago, nella diga elementi sempre presenti nel quotidiano dei nostri giovani personaggi. E l’acqua è anche il mare che si vede lontano all’orizzonte irraggiungibile ma, per questo stesso motivo, simbolo di un obiettivo da sognare e desiderare prima e da raggiungere e conquistare dopo. L’acqua è lo stretto di Messina che i giovani del Centro attraversano nel loro viaggio al Nord. L’acqua è l’alluvione del ’68. L’ acqua è l’eterno simbolo del divenire, del cambiamento, della rinascita.
E questo romanzo non è una semplice storia di formazione, la storia di un giovane che cresce, fa esperienza e diventa adulto. E’ piuttosto il racconto di un mondo che comincia a cambiare, di Dorgina metafora della Sicilia intera che si apre agli anni sessanta e settanta.
La Valle del Belice diventa Valle del Cellaro.
Il terremoto del 68 è presentato come un’alluvione (ancora la presenza dell’acqua) e si parla di ricostruzione che sembra non avvenire mai . è il settimo anniversario, siamo allora nel 75
Momento magico
Ed è qui, nella celebrazione dell’anniversario che appaiono il Grande Intellettuale, il grande Pittore che piange (Renato Guttuso) e il grande Poeta (Ignazio Buttitta). E’ un breve ed intenso momento di magia, sono due apparizioni, due visioni: i fantasmi di una Sicilia che vive nello spirito dei suoi grandi uomini, espressioni dell’anima di un popolo oppresso e vilipeso.
Meravigliosi gli accenni all’occupazione dell’università di Palermo, ma siamo già nella seconda meta degli anni settanta. (capitolo 28) Il mondo è già cambiato. Anche si percepisce la consapevolezza del fallimento della politica basata sulle ideologie e il sopravvento dell’interesse personale dei protagonisti della stessa vita politica.
Altrettanto meravigliosa ed esteticamente notevole la sezione dedicata alla Festa dl Primo Maggio a Dorgina (cap. 29) con suoni e colori, che rivivono negli occhi del lettore.
Data: 08.05.2014
Autore: Salvatore Pirrera
Oggetto: Sicilia, my love
Condivido pienamente la riflessione critica di Annalia Todaro, che mette in evidenza la grande preparazione letteraria di Enzo Randazzo, il senso dell'ironia, la capacità di affrontare contemporaneamente tempi impegnativi, per poi passare ad argomenti più leggeri, come quello degli amori giovanili. Evidenzia grandi capacità psicologiche, quando parlando dei suoi personaggi, gioca intercambiandosi con loro e con i loro contrastanti sentimenti. Tutto il romanzo è un inno alla Sicilia, per questo il titolo "Sicilia my love" me rappresenta la sintesi.
Data: 08.05.2014
Autore: Giusy Galvano
Oggetto: Sicilia, my love
Invito amici e colleghi a partecipare all'evento. E se non potrete acquistate "Sicilia my love". Non si legge si divora come oramai accade raramente leggendo un libro. C'è la maestria dello scrittore-regista-insegnante-uomo-storico. Attenta l analisi delle tipologie umane del contesto storico in cui si inseriscono. Agile frizzante lo stile lineare, chiaro come le idee dell'autore. Conoscere Enzo Randazzo è un privilegio. Uomo saggio e di animo generoso, vi conquisterà e mi darete ragione
Data: 08.05.2014
Autore: Annalia Todaro
Oggetto: Sicilia, my love
Ho letto il romanzo di Enzo Randazzo tutto d’un fiato. È un’opera “avvolgente”.
L’autore, infatti, attraverso un mirabile uso della tecnica dell’intreccio, trasporta il lettore attraverso segmenti separati della vicenda, che acquistano unità nella costruzione psicologica del personaggio.
È un romanzo di profonda introspezione: al di là del grande valore di ricostruzione storico/sociale della Sicilia degli anni ’70, ciò che profondamente colpisce è la capacità dell’autore di tratteggiare l’evoluzione/involuzione psicologica del protagonista.
Il primo Ippocrate che conosciamo è un giovane intellettuale, studente fuori corso della facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, che vive in un immaginario paese della Sicilia, Dorgina, in una valle colpita dall’alluvione del ’68 (leggasi terremoto della Valle del Belice) e che vive con un’intensità passionale i fermenti sociali e culturali del periodo. Con la stessa passione vive una intensa storia d’amore con Anna, una ragazza più grande di lui.
Il primo Ippocrate manifesta la stessa sensualità del Liolà pirandelliano e una intensità emotiva tipica dei più riusciti personaggi dannunziani, ma come questi ultimi trasforma la sua forza emotiva in una sconfitta.
È un vinto. Permette alla storia di avere il sopravvento su di lui. Non ha la forza di contrastare gli eventi. Tutto quello che lo circonda si trasforma e trasforma la sua personalità. Non ha la forza di amare la sua donna contro le regole del buon senso e la perde, perdendosi con lei.
Spingendo Anna a sposare un altro uomo, l’uomo giusto per lei, è come se rinunciasse alla sua rivoluzione personale e, da intellettuale contestatore, si trasforma in assennato borghese.
Il secondo Ippocrate è un affermato medico dentista. Ha sposato una nobildonna e ne ha avuto due figlie.
Il trapasso tra la prima parte del romanzo e la seconda è “traumatico”.
E tu sei un uomo…. e sarai un uomo positivo. Non inseguirai più irrealizzabili sogni letterari. Cercherai di curare i mali degli uomini e di difendere con più convinzione la tua Sicilia. Lascerai Lettere e intraprenderai Studi di Medicina. In tal senso già il tuo nome è predittivo. Non cercherai più la vita nell’ombra evanescente di una farfalla dorata che accarezza un fiore e riprende a volare, né affosserai lo sguardo negli immensi abissi del pozzo del tuo cuore, per scendere là donde non potresti risalire…. la verità…. quella vera, non permetterai che ti abbagli con la stessa violenza di quando sei stato gettato fuori, alla prima luce…. Sarai un uomo positivo…
Ma Ippocrate/Cagliostro non sarà un uomo positivo neanche adesso.
Ha lasciato Lettere per Medicina; ha lasciato Anna e sposato Isabella; ha lasciato la baracca di Gigi per la sua comoda casa; ha lasciato il circolo sociale “l’Incontro” per il suo studio, ma non sarà un uomo positivo.
Sarà un uomo dimezzato. Vivrà in un continuo sdoppiamento di personalità che lo spinge costantemente a dialogare con personaggi immaginari come se facessero parte integrante della sua vita: ecco che il dio Efesto diventa un suo paziente. Il vivere una vita non sua lo porta a rifugiarsi nella vita di un altro, a considerarsi un redivivo Cagliostro e a giocare con pozioni magiche che possano restituirgli la forza della giovinezza.
È un vinto anche nella nuova vita: ecco il suo mondo! Tra splendide dee e meravigliosi poeti! Estraneo alle miserie quotidiane. Assente alle sue figlie. Al suo lavoro. Alle contraddizioni e alle meschinità del vivere terreno.
Ma la nemesi storica arriva a conclusione del romanzo. Lui, giovane intellettuale sessantottino divenuto un borghese razzista, dovrà accogliere come generi un leghista e un africano.
E tu, figlio di questa terra e di questa cultura, vorresti opporre i tuoi miseri pregiudizi alla forza dell’amore?
Sarà la forza dell’amore a ridare unità psicologica al primo ed al secondo Ippocrate: l’amore per la sua terra rievocato dall’ amico di gioventù Joe.
L’incontro con Joe evocava una miriade di memorie e di sensazioni. Resuscitava in lui il ragazzo sognatore, appassionato di Lettere e appassionatamente innamorato di Anna e delle follie della vita.
Anche io come vedi sono tornato. Anche se, per necessità e per irrequietezza, tante volte l’ho tradita, la Sicilia è rimasta sempre un luogo della mia anima, my love, l’amore mio, incommensurabile, nel mio cuore, my love, l’amore mio incancellabile, un sogno da riassaporare in eterno, la terra in cui riportare la mia famiglia, i miei figli…
Accanto ad Ippocrate si muovono una miriade di personaggi. Personaggi secondari ma indispensabili all’autore per costruire una intelaiatura narrativa che ha molto della sceneggiatura teatrale nel montaggio delle sequenze narrative attraverso un sapiente uso della fabula e dell’intreccio e la ricerca di un linguaggio immediato e comunicativo. È come se ogni personaggio rappresenti un alter ego del protagonista, un pezzetto della sua complessa personalità. Le due figlie, ad esempio, che Lando Buzzanca nella prefazione definisce “eroine tragiche”, incarnano, secondo la tradizione manzoniana, l’una, Gertrude, l’irriverenza del giovane Ippocrate e l’altra, Lucia, la saggezza del maturo Cagliostro.
Ma il romanzo non è solo questo: accanto al narratore c’è lo storico, profondo conoscitore dei fatti e dei misfatti della nostra terra.
C’è tutto in questo romanzo: dalla mafia alla corruzione. Dall’emigrazione all’immigrazione. La voglia di affrancarsi e la necessità di rimanere legati allo scoglio delle tradizioni e delle consuetudini.
E c’è un profondo pessimismo di fondo, che ci invita verso le riflessioni più profonde dei nostri grandi letterati:
la negazione dei valori giovanili di Ippocrate ci riporta alla negazione delle speranze risorgimentali descritte da Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa, Pirandello. Così come il tema del conflitto generazionale ci spinge immancabilmente tra le pagine de “I Vecchi e giovani”, del “Gattopardo”, de “ I Vicerè”
C’è anche molto di Brancati in quest’opera: una sensualità diffusa che sfocia nel gallismo e nel dongiovannismo. E ancora, le esperienze letterarie di Consolo, Lucio Piccolo, Borgese, Bufalino e Vittorini.
Ma, soprattutto, c’è Pirandello e la consapevolezza del relativismo psicologico, che l’autore manifesta dando vita a un mondo in cui hanno la stessa valenza sogno e realtà, un mondo “in cui si muovono con la stessa disinvoltura dèi, uomini, semidei, medici, preti, fantasmi, gente comune, poeti.”
-Ciascuno è quello che può essere. Se ognuno di noi fosse quello che è, questa nostra vita sarebbe un disegno geometrico, definito ma soffocante-
Una profonda disillusione fa da sfondo a tutta la narrazione, un’amara consapevolezza che nulla può cambiare in Sicilia: Per chi si vota nei nostri paesi? Per chi ci fa il favore. Da qui nasce il clientelismo piccolo e grande. Dalla pensione di invalidità pretesa a quarant’anni, all’appalto che si pretende con un’asta truccata, dalla promozione facile al posto per raccomandazione… e potrei continuare all’infinito.
C’è tutto Sciascia in queste parole e il sentimento della sicilitudine: Non darti pensiero! Il mio paese è proprio uguale al tuo e a tutti i paesi della Sicilia. - I Meridionali sono i migliori fuori dalla loro terra. Ritrovano estro, volontà, fantasia… chissà perché non riescono ad essere così a casa loro!
Ma questa era la patria in cui Ippocrate aveva scelto di vivere e morire. Immerso nel suo cielo.
Questa è anche la patria in cui ha scelto di vivere Enzo Randazzo e solo un uomo che ama la sua terra può descriverla con tanta plasticità e dar vita ad un’opera così pulsante che sì s’inserisce nel solco della tradizione narrativa siciliana, ma che ce ne fornisce una visione particolare, nuova.
Data: 08.05.2014
Autore: Carmen Bonanno
Oggetto: Presentazione del Romanzo "Sicilia, my love" di Enzo Randazzo presso la D.D. Novelli di Monreale
Innanzitutto volevo fare un particolare ringraziamento al preside Randazzo per avermi dato la possibilità e l’opportunità di essere qui oggi per parlare di questa sua opera che ho letto e apprezzato con vivo interesse. Durante la mia attività come vicaria al fianco di Enzo Randazzo (negli anni 2006/2007 e 2007/2008) ho avuto modo, sin da subito, di scoprire due vocazioni in lui assai forti, l’amore per la Sicilia da un lato, la vocazione per la scrittura poetica e narrativa dall’altro. Al suo primo anno a Monreale, che fu anche il suo primo come dirigente scolastico, Randazzo si presentò subito come un dirigente motivato e motivante, desideroso di coinvolgere tutto quanto il corpo docente appena conosciuto in una serie di attività che oltre a valorizzare la scuola, valorizzassero il territorio monrealese, questa bella fetta di Sicilia, un po’ dimenticata, appena sfiorata financo dai turisti, che pure sono frequenti, ma si fermano per il solo tempo di una giornata. L’occasione di mostrare tale passione gli fu data dall’invito del Comune a partecipare al progetto, promosso dal Ministero dei Beni culturali “A ottobre piovono libri” , famosa attività reiteratasi per almeno tre anni, finalizzata alla valorizzazione dei luoghi della lettura. Le due docenti allora coordinatrici del progetto, Cinzia Grasso e Rossella Cicatello, proprio su suggerimento ed esortazione del preside Randazzo selezionarono alcuni passi fra i più significativi su Monreale e la Sicilia, tratti da autori classici e moderni, (dall’Odissea a Goethe per intenderci) e realizzarono insieme agli alunni una videolettura che allora ebbe non poca risonanza; fra i passi selezionati, a conclusione del video, la collega Cicatello, che in quell’occasione aveva avuto modo di sfogliare la vecchia edizione di Sicilia my love, pensò di mettere una delle pagine più belle di questo romanzo, che, mi accorgo è fra le più citate. E in questo passo, a mio avviso, è ben visibile una naturale inclinazione alla poesia di Enzo Randazzo, che talvolta, lo invoglia verso la creazione di spazi di intenso lirismo; e questo aspetto, forse il più bello della sua produzione letteraria, ho avuto modo di conoscere e apprezzare; desidero ricordare proprio oggi, che Randazzo al suo secondo anno monrealese, realizzò la pubblicazione del suo secondo volume di poesie, una raccolta di poesie di una vita, antiche e recenti, dal titolo “Un egizio triste”; una silloge molto bella che ho avuto il privilegio di leggere in anteprima, in sede di correzione di bozze. Anche in quella raccolta, fra le tante bellissime liriche, devo riconoscerlo, ce n’è una particolarmente ispirata che si intitola “Sicilia my love che ho il piacere di leggere in questa sede
Non c’è il cobalto e lo smeraldo del tuo mare
Nell’ansia grigia e tra il rullio dei motori.
Non c’è la levità del tuo cielo di vino
Né il giallo di ginestre soffoca oleandri di rosa.
L’urlo dei pescivendoli nell’aria salmastra
è solo brusio, avvolto nella nebbia cenerina.
Ci sono checche, candi, scrima, stemperati di spleen,
a rimpinzare consumistiche ingordigie e smanie,
ma non ritrovi la poesia dei balconi spagnoli
che arpionano le crepe corrose dal sole,
né il fiaccolare ardente del fiore di melograno,
le chiazze di trifogli,malve e fiordalisi,
tra spighe riarse e assordanti assedi di cicale.
La mia isola è divenuta un sapore ubriacante
Di finocchietto, cipolla e pinoli,
trippa al pecorino, polpette di neonata,
cassate di ricotta e soporiferi vini divini.
Mitici viaggiatori e bellezze sovrumane danzano fra asfodeli e arance d’oro,
in questa terra di luce e di sole.
Nei carrubbi assopiti alitano antichi misteri,
immobilità assorte e sospiri di passioni,
ma, nelle ventate di inebrianti gelsomini,
incalza il mal di mare della Storia.
I tuoi templi greci e le tue pietre islamiche
Intonano nenie di pace e di amore ,
mentre i tuoi figli abbracciano il mondo,
fratelli di lingua, sudore e lavoro,
trasformisti, impegnati, onesti e creativi,
tra spiazzi e istanti senza frontiere.
Sei il mio vero, eterno amore, isola della Primavera,
il sogno che rifiorisce ad ogni scappatella e defezione,
My love, l’amore mio inestinguibile,
favolosa nei lamenti del levante sulle chiome degli ulivi saraceni,
nelle carezze delle brezze alle spighe baciate dal
sole,
nei tramonti vibranti e negli incendi delle aurore.
Per tante e diverse ragioni, dunque, quando il preside Randazzo mi ha dato notizia di questa sua terza edizione di “Sicilia my love della sua volontà di presentare il libro a Monreale non mi ha colto molto di sorpresa. A Monreale, infatti, Randazzo è legato da due avvenimenti che ritengo importanti per la sua formazione umana e professionale, la pubblicazione della già citata silloge di poesie, ma anche un’intensa attività di critica letteraria che lo ha visto partecipe in qualità di relatore in diversi convegni e seminari, cito fra tutti quello svoltosi a Palazzo Steri, in cui relazionò dettagliatamente e con plauso degli uditori sul Futurismo. Dunque Monreale, mi permetto di dirlo proprio oggi, preside è stata per lei come una musa ispiratrice, e lo dico con l’augurio che anche questo suo ritorno alla base, seppur fugace, le porti tanta fortuna e instilli altrettanta vitalità, per una prossima, futura, nuova e originale fatica letteraria.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo parlare del romanzo: chiarisco subito che questo mio breve intervento non ha alcuna pretesa di critica letteraria, farò dei rilievi sul testo, sia sul piano della struttura narrativa che sul livello stilistico, che non sono che colores scaturiti da una lettura estemporanea. E’ un romanzo complesso, ricco, multiforme nella struttura narrativa, come nello stile; perciò non lo si può reputare di facile lettura, come tutti quei romanzi che racchiudono nel loro dinamismo letterario l’intero mondo culturale dell’autore. E’ una conclusione questa alla quale giungo non solo dopo la lettura stessa del romanzo, ma anche perché mi sono documentata sulla sua precedente attività letteraria dello scrittore che è notevole. Enzo Randazzo si è cimentato in diversi generi di scrittura (poesia, narrativa, teatro, critica letteraria, saggistica storiografica) Ecco in “Sicilia my love” questo variegato universo culturale confluisce in piena armonia grazie ad una penna duttile e matura che non disdegna di adattarsi alla varietà dei contesti e dei personaggi che scandiscono la narrazione. Alla fine della lettura si ha la sensazione di aver letto un insieme di storie ben orchestrate, giacché i personaggi, tratteggiati per lo più a tutto tondo, sono così dinamici da lasciare un’impronta vivida e fresca sul lettore, che se lo volesse, potrebbe farli rivivere in una dimensione metanarrativa. E’ evidente in questo l’eco dell’attività di regista teatrale e scrittore di commedie, del resto Sicilia my love” nasce come testo teatrale, e successivamente diventa un romanzo. Cosa è cambiato, mi sono chiesta, rispetto alla precedenti edizioni? E’ cambiato molto, devo riconoscere. Quello di oggi mi appare, nella sua complessità, il romanzo di una vita, il racconto di un’esperienza umana ricca e multiforme di un uomo che, come tanti, ha vissuto intensamente fra gioie, dolori, amori, delusioni e frustrazioni cocenti, cercando, nell’inesorabile mutevolezza del divenire cui si è costretti, di mantenere sempre alcuni punti fermi, “in primis l’amore per la Sicilia. Che sia il romanzo di una vita lunga e intensa, del resto, lo si vede da subito, ad una prima analisi della struttura narrativa: sul piano strutturale, infatti, il romanzo appare come il frutto di un innesto ben riuscito, fra due diversi romanzi, che raccontano la storia di uno stesso personaggio, Ippocrate Cagliostro, ma che si integrano bene fra di loro: il primo è proprio un racconto di formazione, la vita di Ippocrate a Dorgina, gli anni degli studi universitari, l’impegno sociale e politico nel contesto dell’”Incontro”, la bellissima storia d’amore con Anna. Forse a questa prima parte del romanzo, probabilmente, si riferisce Simonetta Agnello Horby, quando definisce “Sicilia my love” un romanzo di formazione. La seconda parte del romanzo che ha inizio con la descrizione degli olezzi dell’Athanor, immette in una atmosfera narrativa assai diversa, che ci prepara ai cambiamenti del nuovo Ippocrate Cagliostro, più vicino alla personalità camaleontica del noto alchimista palermitano, ancor oggi osannato dai suoi concittadini. Anche lo stile è mutato: alla prosa piana, asciutta essenziale del primo racconto ne subentra una più variegata e convulsa, caratterizzata dal pathos di una sintassi spezzata e nervosa, capace, tuttavia, in diverse parti, di distendersi in un ampio periodare, che in certe sequenze contemplative raggiunge le vette della poesia. c’è un passo, in particolare, che, sebbene in prosa, raggiunge vette di alto lirismo” Ma come si può odiare sotto il cielo della Sicilia, tra il languido profumo dei fiori d’aranci, la sensualità dei gelsomini, i palmizi svettanti, i templi greci e le reminiscenze di grandezza, di abbondanza e di allegria, che sono disseminati dappertutto in quest’isola felice? In questo giardino odoroso abbiamo accolto chiunque. A tutti abbiamo aperto le nostre case e il nostro cuore. La nostra ospitalità è ineguagliabile……Amo l’orgoglio e il coraggio della gente che sorride amabile nelle strade assolate, piene di silenzi e di misteri. Amo la mia terra per il mare azzurro, l’amo anche quando non dovrei, quando il levante nelle notti batte e sferza come un lamento le chiome leggere degli alberi di pepe. L’amo perché è calda e selvaggia, perché lei è sola come me quando ha bisogno di aiuto”.
Questo prosa altalenante fra pathos e distensione, cattura e coinvolge il lettore, inevitabilmente ammaliato dalle felici antinomie di una narrazione variegata, talvolta quasi caleidoscopica, ma ben orchestrata, fatta di accensioni improvvise di tono e olimpiche pacatezze, in una cornice ritmica contrappuntistica, che nella sua mutevolezza esprime il senso della mutevolezza del vivere. Ed è lo stesso ritmo ammaliante che ritroviamo in molte liriche di un “Egizio triste”.
Vorrei ora soffermarmi brevemente sul racconto di formazione, di cui si è poco parlato, nelle ultime recensioni (per lo meno), e che, a mio avviso, presenta diversi spunti di riflessione per i nostri studenti, per i quali è pensata questa edizione.
In primo luogo, vorrei richiamare l’attenzione sull’interesse propriamente storico che riveste questa parte del romanzo. Come si è detto gli anni giovanili di Ippocrate sono ambientati a Dorgina, un piccolo paese di provincia, le cui caratteristiche geografiche richiamano la zona dell’agrigentino. Il nome è chiaramente inventato; ma nello spaccato socio.culturale e storico politico ricostruito nel romanzo si indiviuano fatti ed eventi certamente noti ai lettori più maturi né troppo lontani cronologicamente da noi. Perciò non condivido l’espressione “Dorgina d’altri tempi” con cui il vivacissimo paesino è stato categorizzato in una delle due recensioni che ho letto online. Né condivido la genericità che caratterizza le recensioni più recenti, che non rilevano la preziosa contestualizzazione storica che è in questa prima parte della vicenda. La cornice prevalente qui, non è quella mitica della seconda parte del romanzo, ma è storica e perciò stesso particolarmente interessante. Ciò che colpisce è la straordinaria vitalità che contraddistingue la gioventù del paese, che a mio avviso appare più dinamica e ricettiva, rispetto a quanto avveniva in altri comuni della provincia di Agrigento. Il gruppo giovanile di Dorgina che gravita intorno all’esuberanza di Ippocrate è fatto di giovani attivisti, frenetici, desiderosi di coniugare il divertimento con l’impegno sociale, curiosi di conoscere il mondo esterno, non necessariamente per fuggire dal paese, ma per portarvi nuova linfa e condurlo gradatim all’emancipazione politica e sociale; tutto ciò non senza creare grosse conflittualità. Un’immagine combattiva, indubbiamente positiva di una gioventù che ha alle spalle esperienze più difficili, più drammatiche di quella moderna. Una generazione che ha subito i danni dell’alluvione. Ma è chiaro che quando lo scrittore parla del settimo anniversario di quella distruttiva alluvione, i cui danni lo stato non ha ancora arginato, fa riferimento al terremoto del Belice. Un evento di cui i nostri ragazzi forse a malapena hanno sentito menzionare. Anche in queste pagine si profila un interessate analisi socio-politica, che fa rivivere in tutta pienezza quel sentimento di delusione che tuttavia non frenò nei giovani di allora il senso dell’attivismo e dell’impegno.
E’ fra le righe di questa ben delineata vitalità di giovani siciliani che si comincia a leggere il desiderio dello scrittore di reagire ad una visione cupa e pessimistica del “risveglio” dei siciliani che sulla scia del celebre dialogo fra il principe e Chevalley ha condizionato gran parte della letteratura meridionale e meridionalista. Ci sono alcuni punti del racconto in cui l’immagine del sonno gattopardesco si insinua e si materializza all’improvviso nei pensieri di Ippocrate che immediatamente ne percepisce e manifesta l’estraneità, come avviene nell’immagine del viaggio di ritorno da Forni: il direttissimo era diventato un pigro diretto e assumeva la cadenza asmatica di un vecchio accelerato…quel ritmo monotono da passeggio richiamava alla mente di Ippocrate il sogno gattopardesco della Sicilia e appariva del tutto estraneo alla carica dirompente accumulatasi in lui… p. 69.
In questo passo, come in tanti altri analoghi, e nelle stesse vicende storiche che fanno da sfondo al forte impegno giovanile di Ippocrate è, a mio avviso, pienamente riscontrabile quello che Randazzo stesso definisce il suo tentativo di storicizzare una dimensione alternativa di sicilianità. E da qui i nostri alunni potrebbero già trarre spunto per una riflessione storico-antropologica sulla storia della Sicilia e sull’origine di alcune sue problematiche, nonché sulle possibilità di confidare nelle proprie capacità di reazione.
Ma tornando ancora al Gattopardo, mi piace, d’altra parte far notare, che anche Randazzo subisce il fascino dell’eleganza stilistica di Tomasi di Lampedusa e in passo del suo racconto gioca bene al lusus letterario, richiamando alla memoria del lettore una celebre frase pronunciata da Angelica. Il contesto è quello di un’affascinante schermaglia amorosa fra Anna e Ippocrate che richiama immediatamente quella analoga fra Angelica e Tancredi: Anna che confessa a Ippocrate che :”sposare Guido dopo aver amato te, sarebbe come trangugiare un bicchiere d’acqua su un litro d’acquavite”, non può non ricordare “Angelica in cuor suo dava invece ragione a Concetta, dopo essere stata innamorata di Tancredi sposare lui (Caviraghi) sarebbe stato come bere dell’acqua dopo aver gustato questo Marsala che le stava davanti. La nota frase sarà poi più efficacemente sintetizzata da Luchino Visconti nella nota versione cinematografica.
Potrei andare avanti in questa che per me è stata una piacevole disamina di provocazioni letterarie e ideologiche di cui questo romanzo è preziosamente costellato. Ma voglio fermarmi qui per lasciare alla curiosità dei prossimi lettori la possibilità di scoprire altri riferimenti.
Nel leggere questo romanzo e conoscendo personalmente e, penso, abbastanza profondamente Enzo Randazzo, non posso fare a meno di vedere lui , anche se solo per alcuni tratti, in Ippocrate Cagliostro; la sua sicilianità , il suo non fermarsi mai di fronte a nessun ostacolo, il suo amore per le donne, tutte amate, il suo voler cambiare le cose, anche quando si pensa che non ci sia altro da fare, il suo essere sempre in prima linea contro ogni forma di ingiustizia e il suo, in qualche modo, desiderio di cambiare il mondo.
Vorrei aggiungere alla mia breve trattazione quella che ritengo la parte più esilarante del romanzo, e cioè il conflitto generazionale che si crea fra un Cagliostro maturo, padre e per questo carico di responsabilità e le due figlie, Lucia e Gertrude che appaiono molto diverse fra loro.
Ippocrate non riesce ad accettare il fatto che le figlie intendano sposare l’una un leghista e l’altra un ragazzo di colore, ma questo non avviene per una forma di chiusura mentale, ma perché tutto questo gli appare fuori da ogni logica, per lui è veramente troppo” Pregiudizi? Io Pregiudizi? Ma un leghista! Un africano! Ti sembrano scelte sopportabili per un vero Siciliano?” Il punto infatti è proprio questo, noi siciliani siamo gelosi non solo dei nostri affetti, ma tutto ciò che risulta destabilizzante ci fuorvia, ci fa sentire spaesati e insicuri.
Vorrei concludere la mia breve trattazione con l’ormai nota riflessione dello stesso autore che fra tutte riecheggia con più forza la vocazione poetica dello scrittore:
“Il Paradiso qui, sulla crosta terrestre, è la Sicilia. Un soffio. Un lampo. Anime irrisolte di navigli. Nella quiete della notte, il mare suona una nenia malinconica sull’arpa tesa tra mitici faraglioni. La mente apre le labbra chiuse. Ciascuno cementa se stesso. Qui ogni ciottolo racconta una vicenda, ogni fi¬lamento d’erba ha un gorgheggio, ogni finestra un amore. Questo è l’unico cantuccio della terra da cui si può dialogare con tutti gli astri. Nobile e viandante. Sentiva tutti gli uomini come suoi fra¬telli. Tutti i popoli e i paesi gli erano cari, ma questa era la patria in cui Ippocrate aveva scelto di vivere e morire.”
Queste parole fortemente suggestive ed evocative erano state poste a conclusione del video sui viaggiatori in Sicilia. Forse perché giustamente Randazzo era apparso come un viaggiatore; e in effetti anche in Sicilia my love l’autore, attraverso la vena affabulante del suo protagonista, spesso si allontana dalla realtà per condurre il lettore in un viaggio esilarante verso il ripristino di un passato storico e mitico che della terra amata conserva intatta la bellezza. Un viaggio che ricorda tanto i percorsi poetici di Quasimodo, fra le rovine dell’acropoli di Agrigento, anche lui poeta siciliano, amante della propria terra, abituale viaggiatore fra miti di antica bellezza.
Data: 08.04.2014
Autore: Gisella Mondino
Oggetto: Sicilia, my love
Ippocrate Cagliostro, protagonista del romanzo, offre al lettore la possibilità di guardare la Sicilia con occhi diversi, di rivedere i tanti stereotipi sui siciliani in cui, talvolta, noi siciliani abbiamo finito con l'identificarci. Invita a rivedere la storia, passata e presente, della nostra Isola secondo nuove coordinate che non trascurano, anzi rafforzano, la nostra identità insulare in una prospettiva multiculturale. Il suo amore per la Sicilia, per i suoi magici profumi e incantevoli colori, per i suoi "fantasmi" parlanti, per l'amicizia, la politica, le donne e la famiglia raccontano una Sicilia dinamica e propositiva. Per questi e molti altri motivi, come la vivace eleganza della scrittura, è una lettura da non perdere.
Data: 29.03.2014
Autore: Sicilia irredimibile?
Oggetto: Sicilia my love
Randazzo Enzo
16 marzo
Mi rifiuto di accettare l'idea di una Sicilia irredimibile. Né mi rassegno al cliché dei Siciliani boriosi di una loro presunta superiorità storico-culturale e perciò sornioni, furbastri e gattopardeschi. In "Sicilia, my love" non mi sono limitato a contrapporre al pessimismo della ragione l'ottimismo della volontà e della speranza, ma ho cercato di storicizzare una dimensione alternativa di sicilianità: quella dei Siciliani caparbiamente innamorati della gloriosa Storia interculturale e delle bellezze naturali della nostra isola, esemplarmente architetti, muratori, agricoltori, ristoratori, operai, artisti, tuttofaccendieri, ma sempre lavoratori onesti, produttivi e geniali, in tutto il mondo. Questa la Sicilia ed Siciliani che amo ed invito ad amare ed emulare! Queste le certezze valoriali su cui costruire un Futuro per la nostra Sicilia ed i nostri giovani!
Commenti:
Claudia Brunetta Ed io che ho avuto la fortuna e l'onore di leggere un'anteprima di "Sicilia my love", posso testimoniare la forza espressiva e coinvolgente di questo romanzo, che rivela il grande amore e l'orgoglio di Enzo di appartenere ad una terra ricca di storia, di bellezze, di profumi, di tradizioni, di colori e di sapori. Il tutto fa da sfondo ad un storia complessa, vivace, esilarante, appassionante e originale che, tra dimensione onirica e realtà, rispecchia perfettamente i tratti dell'artista esuberante e poliedrico,che l'ha pensata e scritta e che, sicuramente, catturerà l'interesse di un numeroso e variegato pubblico di lettori curiosi e appassionati.
Annamaria Urso Sono onorata caro Enzo della tua proposta! Certo leggerò con attenzione il materiale e non so se sarò all'altezza del compito che mi hai voluto dare!!! Mi lusinga tanto la considerazione che hai di me, ritengo che tu sia una persona di una cultura straordinaria e di una personalità fuori dal comune!
In “Sicilia, my love” la descrizione dei posti , delle situazioni, dei personaggi è avvincente ! Gli episodi sembra di viverli in prima persona!!!! Lo scorrere delle pagine è veloce e fluido! Trovo che ci siano molte analogie con personaggi politici dei nostri giorni e dei nostri posti!!!
Le doti innate di genialità ed intuito , caratterizzano e valorizzano i siciliani ovunque essi si trovino!!! Realizzare i progetti nello stessa Sicilia sarebbe certamente l'ideale!
Francesca Di Giovanna Le risorse sono presenti, ma purtroppo, non si è avuta ancora la capacità di sfruttarle al massimo e all' interno di questa meravigliosa terra di Sicilia!......Comunque, bisogna continuare ad essere fiduciosi e a credere che qualcosa, prima o poi, cambierà!
Giusy Marsala Quando si conosce l'autore, quando si è coetanei, quando si è stati colleghi all'università, quando si è vissuto e si continua a vivere in un piccolo centro della stessa provincia, ci si sente come dei veri privilegiati man mano che si procede nella lettura di questo romanzo. E' quello che è successo a me, perché l'opera di Enzo Randazzo mi ha fatto tornare alla memoria e rivivere abitudini, modi di essere, di pensare, di agire che avevo quasi dimenticato. O, perlomeno, che, sicuramente, a doverli raccontare, sarebbe molto difficile farlo con tale dovizia di particolari, con tale humour, con tale autenticità. Infatti, mentre si legge, sembra quasi di partecipare realmente alla movimentata vita dei protagonisti. Lo ritengo un romanzo completo, dove si racconta il vissuto della provincia siciliana sotto l'aspetto culturale, sociale, etico, religioso. Né viene trascurato il problema del razzismoe dell'emigrazione. Poi, il tema dei sentimenti rappresenta il filo conduttore di tutto il romanzo. L'autore si conferma, ancora una volta, maestro nello scavare l'animo dei personaggi e nel descriverne i sentimenti.
Il romanzo, inoltre, se nella prima parte presenta un linguaggio più semplice, nella seconda diventa di alto registro lessicale, compiacendosi volutamente nella ricerca del termine meno comune. Un po' ripetitivo lo trovo quando parla il ragazzo di colore. Un'altra caratteristica che ho notato è una forma di avversione dello scrittore verso i nobilie verso le persone grasse. I primi vengono definiti "oziosi e inetti", mentre in un altro suo romanzo affermava "al lavoro ci sparano". Le seconde sono, in genere, le mogli dei civili che, sedute davanti ai circoli di paese, ostentano la loro opulenza e un po', poverine, anche la loro ignoranza, guardate dall'autore con un pizzico di commiserazione.
Angela Mulas
Buongiorno Enzo, grazie per avermi dato la possibilità di leggere questo tuo romanzo e dal basso della mia cultura, posso dirti che mi sembra un ottimo romanzo! Come titolo a me piace: Sicilia, my love! Ti auguro buon lavoro e sono certa che il risultato finale sarà più che soddisfacente. Un cordialissimo saluto . Angela
Mimosa Benezzi
Io gli ho dato una sbirciatina …. la tua scrittura è molto scorrevole e piuttosto veloce … lo trovo suggestivo!
Michele Celestri
Carissimo Enzo, in premessa voglio nuovamente ringraziarti per la preferenza e la fiducia accordatami nell’affidarmi in prelettura questa tua ultima fatica letteraria, sono veramente onorato di ciò. Ho appena terminato di leggere il tuo romanzo e ti confesso che sono rimasto molto impressionato dal sottofondo culturale che ne emerge e che io non ti conoscevo, considerati i lunghi anni che ci hanno separati. Si nota una formazione di base fortemente classica, e non poteva essere altrimenti visto la nostra comune discepolanza liceale, classicità che pregna ogni paragrafo della tua storia di riferimenti mitologici e voli pindarici di grande effetto…. Un racconto insomma condotto con un linguaggio immediato e immediatamente intelligibile, scorrevole e lineare pur tra intrecci di vicende e accadimenti vari. Il tuo romanzo, il cui titolo più appropriato penso possa rimanere proprio quello che tu gli hai dato sin da subito, Sicilia-my love, non mi pare sia la narrazione di una storia, piuttosto una storia-pretesto per enunciare punti di vista ideologici inconfessati che vengono fatti emergere attraverso le elucubrazioni intellettuali dei tuoi personaggi….
Gioacchino Marsala
Carissimo Enzo, grazie, innanzitutto, per il privilegio che mi hai concesso immeritatamente. Trovo che il tuo lavoro sia splendido e molto coinvolgente in una lettura che, a tratti, richiama momenti che ciascuno di noi, direttamente e non, ha vissuto in una terra che non finiremo mai di amare. La Sicilia rimane con tutte le sue contraddizioni il nostro mondo, la placenta che ci avvolgerà sempre anche quando vorremmo rifiutarla …. Complimenti e a presto. Grazie ancora! Gioacchino
Maria Gabriella Ferrarra
Carissimo Enzo,
ho appena terminato la lettura del tuo manoscritto … ti renderò partecipe delle sensazioni vive che, da lettrice onnivora quale sono, ho provato…
Intanto ti ringrazio per avermi trasportato in più mondi, pur permettendomi di rimanere comodamente seduta sul divano di casa mia: quello siciliano, con i suoi colori, i suoi profumi, con un linguaggio fatto più di sguardi che di parole, con un mare che mi porto dentro ed un cibo che racconta la particolare concezione del tempo che tutti gli isolani gelosamente conservano; quello mitologico, a me tanto caro, fatto di divinità capricciose, dispettose, invadenti e presuntuose, ma incisive, attualissime e dagli interventi mai banali, o peggio, scontati, anzi depositari di quella saggezza e di quelle leggi non scritte che in noi umani spesso mancano o rimangono inascoltate. Ultimo, ma non ultimo, il nostro mondo, quello fatto di simboli e di significati reconditi, quella dimensione eccezionale in un mondo normale: il mondo esoterico, che fa sentire vivo il protagonista del romanzo, il lettore attento di echiana memoria e il lettore addetto ai lavori; quel mondo che dovrebbe formare e non solo iniziare, che dovrebbe svelare e non rivelare, che rappresenta il fine ultimo di un continuo tendere. Un mondo che non è alla portata di tutti, non sempre compreso e sempre più spesso additato come malevolo, ma un mondo amato, soprattutto da noi.
All’inizio la narrazione non mi ha trascinato particolarmente, eccezione fatta per alcuni personaggi caratterizzanti, vedi Anna, che nella trama completa, è forse poi una vera protagonista, o almeno i richiami mnemonici a lei spesso ricorrenti, né ho riscontrato spannung che potessero farmi notare il picco vero di tutta la trama, però negli ultimi due capitoli, mi sono emozionata, lì c’era molto di personale … Maria Gabriella Ferraro
Angela Balistreri
Il romanzo regala, nella prima parte, un chiaro affresco della realtà vissuta nella piccola provincia siciliana negli anni ’60 – ’70. Con un linguaggio narrativo pittorico dai toni mai sgargianti ma riposanti, sia pur distinti nelle sfumature, la trama rende l’evoluzione socio - culturale e politica dei diversi protagonisti rispettandone il carattere, l’indole, la fisionomia. La seconda parte, dal XXIX capitolo in poi, dopo un’ ampia presentazione delle festività di Dorgina, emerge un Ippocrate diverso, un essere straordinario, magico. Come magico e lirico è il linguaggio che, per ampie sezioni, scivola nel tono di commedia. Sempre alti e gradevoli i toni che descrivono l’ambiente naturale della Sicilia che automaticamente rimandano al contesto di Dorgina e zone limitrofe, piuttosto che alla città ( Palermo).
Pasquale Parrinello
Il tuo è un capolavoro semplice, accessibile a tutti intrecciato con la realtà siciliana.
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Piace a te, Palmira Raia, Annarella Roberta Scirica Manfredi, Simone Estero e altri 56.
Gabriella Novara Non posso che condividere quanto afferma Enzo Randazzo e il messaggio che vuole trasmettere col suo romanzo. Infatti, rassegnarsi all'idea che, in Sicilia, niente si può cambiare, mi sembra come "gettare la spugna" e assistere immobili al proprio disfacimento. Certo, mai nessuno potrà toglierci le nostre radici "storico-culturali", ma è implicito e doveroso affermare che non possiamo in esse adagiarci. Di conseguenza, oltre che alla "volontà e alla speranza", al fine di poter credere in un futuro per la Sicilia e per i suoi giovani, è opportuno e ragionevole che puntiamo anche alle nostre risorse paesaggistiche e naturali e che guardiamo, con orgoglio e spirito di emulazione, ai nostri "lavoratori onesti, produttivi e geniali".
18 marzo alle ore 12.25 · Modificato · Non mi piace più · 3
Salvo Cari Grande Prof parole Sante
16 marzo alle ore 18.09 · Mi piace · 1
Salvo Cari In sicilia niente cambia
16 marzo alle ore 18.09 · Mi piace
Daniela Rizzuto Ancora una volta, Enzo Randazzo si conferma maestro di valori e di sentimenti.......i valori a lui sempre cari, qui declinati in un'ottica di sicilianità "orgogliosa", fatta di splendidi paesaggi e di uomini "veri", che amano e che lavorano, che vivono e che sbagliano; e i sentimenti degli uomini, sempre presenti e manifesti, e sempre così latenti......e su tutto campeggia un grande inno d'amore alla Sicilia e ai suoi colori, profumi, alla sua bellezza, in una dimensione spesso reale, spesso onirica....Grazie, Enzo! Siamo fieri di te, figlio di una Sicilia che ami e che trasfiguri con la tua cultura e la tua voglia di vivere, in un abbraccio che non si scioglierà mai, a quanto vedo....
16 marzo alle ore 18.14 · Non mi piace più · 2
Clara Asaro Condivido pienamente il suo illustre pensiero ! Ottimo lavoro preside!
16 marzo alle ore 18.15 · Non mi piace più · 2
Martina Palminteri condivido Prof
16 marzo alle ore 18.25 · Non mi piace più · 2
Ilaria Maria Preti NOn posso dare un giudizio obiettivo perch on sono mai stata in sicilia e non la conosco. Però scrivi bene.
16 marzo alle ore 18.35 · Non mi piace più · 2
Francesca Piro Grande Preside! Condivido il pensiero!! Noi giovani abbiamo bisogno di vedere un po' di luce in questo tunnel oscuri chiamato futuro!
16 marzo alle ore 18.38 · Non mi piace più · 2
Bertha Piñón Sono d'accordo con te amico. le città cambiano ma in dogana devono sopportare per il bene
16 marzo alle ore 18.40 · Non mi piace più · 2
Elisabetta Chicco Vitzizzai Complimenti, Enzo. Ma, mi chiedo, perchè hai bisogno di fare leggere in anteprima il tuo lavoro? E oltretutto a tante persone?
16 marzo alle ore 18.41 · Non mi piace più · 1
Nino Mistretta Non ho nient'altro da aggiungere.....tutto è così lineare, trasparente, un capolavoro che tutti possono leggere e molto vicino alla realtà siciliana odierna.....Bravo prof, non finirai mai di regalarci queste splendide emozioni. ....
16 marzo alle ore 18.48 · Non mi piace più · 2
Iole Di Simone Se la Sicilia fosse irredimibile non ci sarebbe più speranza. Enzo Randazzo, invece, manifesta il desiderio di reintegrazione del siciliano che ama la sua terra, un desiderio che, positivamente, è stato trasformato in volontà di cambiamento. La Sicilia, terra d'Arte, di cultura e di natura, è anche terra di uomini e di donne che con la loro onestà e necessità di lavoratori onesti, produttivi e geniali, sono come il sale della Terra. Teniamoci stretti per mano, siciliani, amiamoci come Enzo vorrebbe, distinguiamoci con il nostro operato e facciamo in modo da essere di esempio per tutti coloro che sono intorno a noi. Ci vorrà olio di gomito ma alla fine, ne sono convinta, qualcosa di buono verrà fuori da questa bolgia infernale in cui i profittatori e i prevaricatori hanno trasformato la nostra amata Sicilia.
16 marzo alle ore 18.56 · Non mi piace più · 3
Pietro D'Anna Fra breve spero di completare la lettura della tua opera e di potere esprimere un personale giudizio.Il diffuso ottimismo fino ad oggi registrato è condivisibile.
16 marzo alle ore 19.11 · Non mi piace più · 2
Pippo Vaccaro Caro Enzo ti faccio i miei complimenti per tutto quello che fai , non li scopro io certamente le tue grande capacità, come tu bene sai sono convinto che se fossi per merito avresti avuto tanto più di quando hai avuto fino ad ora !!!! Ma sei come la SICILIA , meravigliosa Sicilia , proprio perché è meravigliosa, ma senza comando questa terra paradisea viene retrocessa e non considerata come si dovrebbe , creando ad arte fenomeni delegittimati vi è poco chiari !!! Tutto per non dare quel ruolo naturale che il padre nostro ha dipinti e creato in Sicilia ... E che l'uomo o la rappresentanza politica calpesta e offende un minuto dopo avere ricevuto un caffè pagato al bar
...!!! Caro Enzo tu hai le capacità per uscire fuori questa ragnatela , spero che puoi mettere a frutto le tue grandi doti e avere tante normali soddisfazioni come il tuo talento merita !!! Un abbraccio
16 marzo alle ore 19.11 · Non mi piace più · 2
Ignazio Amato un giorno, impareremo ad apprezzare le meraviglie che affollano lo spazio che ci circonda e sfruttarle al meglio. meraviglie che tanti stranieri illustri hanno contemplato e cantato: dai poeti arabi a goethe, fino ai giorni nostri. probabilmente, quel giorno sarà caduto il velo della boriosità e dello spirito gattopardesco. ma affinchè questo accada realmente occorre trovare "la dimensione alternativa" di cui lei, caro professore, parla. il presupposto: imparare ad amare la sicilia, le sue meraviglie, le sue intelligenze. bisogna prendere esempio dalla semplice e profonda confessione: "sicilia, my love"! non avrei saputo scegliere titolo migliore per il suo romanzo.
16 marzo alle ore 19.15 · Non mi piace più · 2
Stefania Miceli Signor Preside... condivido a pieno il Suo pensiero... e noi alunni del liceo classico siamo ONORATI di aver Un Preside come Lei..
16 marzo alle ore 19.29 · Mi piace · 1
Maria Concetta Lamanno Ciao Caro compare,prima di tutto mi congratulo con te per questa tua nuova opera,che spero al più presto di poter leggere;condivido il tuo pensiero sui siciliani,che sono persone oneste e laboriose,anche se per colpa di qualcuno veniamo giudicati male.Per quanto mi riguarda la Sicilia è una terra fertile ,ricca di tante risorse naturali che nessuno ha saputo o meglio ha voluto sfruttare per evitare che i siciliani lasciassero la terra natìa per andare a lavorare al nord o in altre nazioni.
16 marzo alle ore 19.30 · Mi piace · 1
Sofia Scrocco Che dire. ...oltre ad amare da sempre la Sicilia (quella che intendi tu), sono orgogliosa di averti tra i miei amici, grazie Enzo!
16 marzo alle ore 19.31 · Mi piace · 1
Grazia Alcuri Caro Professore sarò ripetitiva, ma trovo geniale il suo romanzo "Sicilia my love", dove al “pessimismo della ragione viene contrapposto l'ottimismo della volontà e della speranza” e ciò è assolutamente coerente con il suo modo di fare ed essere siciliano, appassionato e coraggioso, capace di valorizzare risorse e di vedere al di là delle apparenze... e questo io lo sò bene come sua ex allieva.
Fiera di avere avuto un grande maestro
con stima
Grazia
16 marzo alle ore 19.34 · Mi piace · 1
Alessandro Cognata La tua cultura, caro Enzo, e la tua capacitò di scrivere rendono la tua opera di assoluto valore. Un' opera che descrive, come meglio non poteva, l'anima vera della Sicilia e la volontà, di noi Siciliani "per bene", di riscatto. La nostra ricchezza culturale, oltre che, le meraviglie naturali che il mondo ci invidia, renderanno possibile una rinascita della nostra bistrattata terra e un ritorno agli antichi fasti.
16 marzo alle ore 19.35 · Non mi piace più · 2
Paolo Francolino E' il ritratto di una Sicilia vera,genuina:una Sicilia che appare lontana dai soliti stereotipi. Ci sono personaggi semplici,veritieri,che esprimono sempre l'amore per la propria terra,anche se,a volte,il loro è un ricordo amaro,nostalgico e lontano.E' la vera Sicilia e sono i veri Siciliani a parlarre, mostrando che l'Isola non è solo mafia, ma è anche, e soprattutto, una terra ricca e degna di essere onorata da tutti.Il tutto viene espresso con una forma limpida,scorrevole, chiara.Prevale l'amore dell'Autore per la sua terra.
16 marzo alle ore 19.43 · Modificato · Non mi piace più · 3
Maurizio Carlo Luigi Vitale Non ho letto "Sicilia, my love" e perciò non posso esprimere parere alcuno. Purtroppo non riesco a vedere nessuna superiorità storico culturale nella Sicilia e nei siciliani, ne reale ne presunta. Ci sono state e ci sono tutt'ora espressioni culturali degne di nota, artisti, scrittori che hanno addirittura cambiato il panorama artistico culturale con il loro apporto ma in misura non predominante rispetto ad altri territori Italiani. E comunque espressioni di quello strato artistico assolutamente pan regionale. Quello che invece ho sempre letto e leggo tutt'ora è un insano immobilismo figlio della volontà di restare al di fuori e al di sotto di quella crescita socioculturale che invece contraddistingue altri territori Italiani. Le risposte che mi sono state date come causa di questo immobilismo fetono di vecchio prima ancora di essere pronunciate e comunque non è la causa che deve interessare ma il rimedio. E proprio nella ricerca di questo rimedio ci si imbatte nei personaggi ai quali lei professore fa cenno. Questi personaggi purtroppo sono pochi troppo pochi per salvare un territorio che affonda nella precisa volontà di restare esattamente com'è per sempre. Apprezzo il suo ottimismo che condivido altrimenti non continuerei a fare teatro con la segreta speranza di accendere ogni volta almeno una scintilla di cambiamento.
16 marzo alle ore 19.39 · Non mi piace più · 2
Susanna Porrello Grande Preside Randazzo, penso che questo suo nuovo capolavoro debba essere esteso alla lettura di tutti i giovani, affinché si possa meglio diffondere lo spirito di un vero sentimento siciliano che posso dire con convinzione è ben saldo in me e che quotidianamente cerco di trasmettere ai miei alunni!
La Sicilia che ha custodito in se culture diverse che hanno permeato la nostra arte il nostro linguaggio il nostro essere !
"Sicilia my love" un titolo appropriato!
16 marzo alle ore 19.44 · Non mi piace più · 3
Salvatore Lo Giudice Carissimo Prof, le tue parole le tue espressioni i tuoi modi eleganti e nello stesso tempo suggestivi riescono sempre a trasmettere serenità interiore. Riesci sempre a trasportare la mente di chi ti legge o ascolta in uno spazio fuori dal contesto reale, spesso ad immaginare l' inimmaginabile!!!
Chi ti conosce può solo descriverti o raccontarti "PERSONA con capacità comunicative meravigliose", Sicilia my love ne è testimonianza!!!
La tua grandezza sta nella tua umiltà !!! Con profonda e sincera stima!!!
16 marzo alle ore 19.45 · Non mi piace più · 2
Paolo Francolino Il modo di scrivere di Enzo è piacevole e mai stancante,appassionate e avvincente .Uno stile che ammiro tanto
16 marzo alle ore 19.48 · Non mi piace più · 2
Nicolò Montalbano Un romanzo brillante, scritto da un siciliano per i siciliani. Avrete la sensazione di averlo già letto, sarete uno dei personaggi. Per forza, se siete figli della Trinacria!
16 marzo alle ore 19.54 · Non mi piace più · 2
Licia Amari Premetto che non ho avuto la possibilità di leggere il tuo romanzo ma,indubbiamente, conoscendoti e leggendo i commenti, sarà sicuramente un capolavoro, voglio comunque dare una mia opinione sulla irredimibilità della nostra amatissima Sicilia. Voglio sperare che nonostante tutto, la Sicilia che io ritengo “AVANTI” in tutto sia assolutamente riscattata, dal clichè che siamo abituati a conoscere. Mi piace pensare alla mia terra per la fama della sue bellezze naturali e paesaggistiche, per i suoi colori, i suoi profumi, per le tradizioni di varie civiltà, per la storia della sua cultura millenaria. E soprattutto perché ci sono nata! Sicilia My love For ever !
16 marzo alle ore 20.02 · Non mi piace più · 3
Enzo Milici Caro Enzo, mai un titolo è stato così azzeccato per noi che siamo nati in questa bella terra piena di contraddizioni ma anche piena di calore, di affetto, di accoglienza verso il prossimo. Un grande abbraccio!!
16 marzo alle ore 20.19 · Non mi piace più · 2
Federica Cavalli condivido.. sono meravigliosi e la Sicilia è bellissima...rcca di storia e cultura...oltre ad un mare meraviglioso.....e vaiii Enzooo
16 marzo alle ore 20.34 · Non mi piace più · 2
Claudia Brunetta Ed io che ho avuto la fortuna e l'onore di leggere un'anteprima di "Sicilia my love", posso testimoniare la forza espressiva e coinvolgente di questo romanzo, che rivela il grande amore e l'orgoglio di Enzo di appartenere ad una terra ricca di storia, di bellezze, di profumi, di tradizioni, di colori e di sapori. Il tutto fa da sfondo ad un storia complessa, vivace, esilarante, appassionante e originale che, tra dimensione onirica e realtà, rispecchia perfettamente i tratti dell'artista esuberante e poliedrico,che l'ha pensata e scritta e che, sicuramente, catturerà l'interesse di un numeroso e variegato pubblico di lettori curiosi e appassionati.
16 marzo alle ore 20.39 · Non mi piace più · 2
Maria Rossi Premetto che sono sarda e non ho molte nozioni su usi e costumi della Sicilia che però non potevo non visitare almeno una volta nella mia vita........Come però ti avevo già detto........il romanzo è scritto in modo molto semplice e scorrevole, per cui, anche per chi ama altri generi di romanzi, sono certa che riuscirà ad appassionarsi a Sicilia my love
16 marzo alle ore 20.39 · Non mi piace più · 2
Pasquale Hamel Convinto come sono che l'amara constatzione sciasciana corrisponda al vero, consiglio per averne contezza la lettura del mio Breve storia della società siciliana, Sellerio editore
16 marzo alle ore 21.01 · Modificato · Non mi piace più · 2
Randazzo Enzo Caro Pasquale, ringrazio te e tutti gli altri amici intervenuti a commentare questo post per il contributo data a questa discussione su un tema di scottante attualità. Conosco il tuo saggio ed apprezzo molto te come saggista e storico, come ho apprezzato l'impegno culturale e creativo del grande scrittore Leonardo Sciascia, che ho avuto anche il piacere e la fortuna di conoscere personalmente, ma non ne condivido il pessimismo sulle prospettive di riscatto della Sicilia, come non condivido alcune idee di Tomasi di Lampedusa sul desiderio di sonno dei Siciliani. La loro stessa grandezza nel panorama della Letteratura contemporanea testimonia la genialità creativa della sicilianità e la positività dei valori della sicilitudine e dei Siciliani nel mondo.
16 marzo alle ore 21.30 · Mi piace · 1
Carmen Bonanno Complimenti sempre per non arrendersi mai e continuare a lottare
16 marzo alle ore 21.38 · Non mi piace più · 2
Rosanna Genovese Amara verità. Nulla di più vero ,quando si dice che un siciliano che appartenga o no a certi ceti sociali non abbia a cuore la propria terra, la proria cultura,
16 marzo alle ore 21.41 · Non mi piace più · 2
Rosanna Genovese Che abbia il desiderio continuo di migliorarsi e migliorare, perche' la parola arrendersi non esiste nel nostro DNA
16 marzo alle ore 21.42 · Non mi piace più · 2
Salvatore Maurici Avere riproposto la tua immagine della Sicilia più volte descritta nei tuoi lavori, è sicuramente molto stimolante, noi che abbiamo il vizio delle letture ci perdiamo tra le tantissime publicazioni che cercano di mettere in luce le motivazioni del perchè siamo siciliani, questi siciliani che affrontano il nuovo millennio. Ma quale Sicilia noi vogliamo mettere sotto la luce del riflettori? Sono tante e tutte egualmente percorse da problematiche e drammi, rifiuti e fughe e rinnamoramenti. Io ne conosco e ne vivo una, sicuramente la Sicilia più negletta, quella che non viene citata nelle cronache rosa o nere, che vive con una valigia accanto sempre pronta, che si rinnova e che cambia le destinazioni e le motivazioni di questi viaggi. E sono viaggi che lacerano i tessuti che li tengono legati alla "Patria" isolana, sono viaggi di addio rancorosi verso una terra che non ha voluto nutrirli amarli e proteggerli, poi la lontananza crea la nostalgia ed il desiderio del ritorno; la trappola mortale in cui in tanti finiscono per ricadere. Questa Sicilia è utile ai letterati ai politici che ne succhiano il sangue. Sicilia my love parla di una Sicilia che si illude che le cose possano tingersi di rosa ma non parla della Sicilia sciasciana, quella descritta dalle sue tante opere e che hanno messo a nudo una terra dilaniata da mille tensioni dove il Potere e le organizzazioni delinquenziali hanno un così forte radicamento sociale da rendere difficilissimo un cambiamento che non sia di facciata. Ti dò atto comunque che nel tuo piccili hai evitato le "cattive compagnie" della politica cattolica ma come tu stesso mi puoi testimoniare con scarsi risultati.
16 marzo alle ore 21.45 · Non mi piace più · 2
Francesca Friscia Sto leggendo il tuo romanzo, caro Enzo, e come ogni volta rimango affascinata dalla tua scrittura, che si caratterizza per la sua linearità ed al tempo stesso poliedricità, per quella tendenza descrittiva tra realtà e sogno, per le immagini fortemente cromatiche, in cui si dipanano le azioni e le vicende dei personaggi. Nella Sicilia, che leggo nelle tue pagine, riconosco la mia terra, quella che sogno riscattata, rinnovata e non lasciata in balia di se stessa e rassegnata al suo destino!
16 marzo alle ore 21.58 · Non mi piace più · 3
Pino Apprendi Caro Enzo, ho letto adesso il tuo invito, che accetto di vero cuore, sperando di essere in grado di essere utile. Da trentenne, provai grande rabbia per le conclusioni a cui era arrivato Leonardo Sciascia, mi sentivo tolta la speranza. Oggi ho ripreso i suoi libri, per capire il perché. C'è qualcosa che si inceppa ogni volta che si aprono spiragli di cambiamento.
16 marzo alle ore 22.04 · Non mi piace più · 3
Rosario Arcuri caro prof , Enzo spero di ultimare al più presto la lettura del tuo romanzo ,per averne un'idea più completa e per godere appieno delle emozioni che seppur stimolate non sono ancora del tutto realizzate .non è la prima volta che tu scrivi della sicilianità ,argomento che mi è caro, e mi trovi perfettamente d'accordo sull'ottimismo che deve fare da contraltare alla "rassegnazione" che un po' ci è tipica e qualche volta non senza ragione . sono sicuro che alla fine non rimarrò deluso e approfitto per farTi i miei complimenti.
16 marzo alle ore 22.09 · Non mi piace più · 2
Mirabile Salvatore Caro Enzo, noi ci conosciamo solo da poco e ti ringrazio per avermi segnalato il tuo romanzo che ancora non ho letto ma che dal tuo post e dai post degli amici che sono intervenuti prima di me ho capito che si tratta di un romanzo imperniato sulla nostra Sicilia, cosa che a quanto pare per te non è nuovo trattare. Cosa dire? Complimenti per il lavoro da te svolto che sicuramente sarà un interessante argomento e, comunque, che ben vengano lavori del genere che parlino della nostra amata e martoriata Sicilia, che anch'io ho trattato in diversi miei lavori che attualmente rimangono ancora inediti. Attualmente sto leggendo l'opera scritta da Michele Antonio Crociata "Sicilia nella Storia" La Sicilia e i Siciliani dalla dominazione -saracena alla fine della lotta separatista (827-1950).
16 marzo alle ore 22.38 · Non mi piace più · 2
Marco Accordi Rickards Parole sante. La Sicilia è una terra meravigliosa, unica e ricca come nessun altra sotto tutti i punti di vista. Una cultura della quale ogni italiano degno di questo nome dovrebbe vantarsi, combattendo alli stesso tempo i mali che la affliggono. La redenzione c'è, certo che c'è... ma dipende soltanto da noi. Non arriva da sola. Non arriva per miracolo. E non arriva facilmente. Arriva solo quando la vogliamo fortemente, e poi agiamo perché la nostra volontà diventi realtà. Lei lo fa, Preside, con tutte le sue forze, con le iniziative stupende che realizza nelle sue scuole... ma soprattutto con la sua favolosa energia vitale, che è trascinante e contagiosa. Lei è un esempio per tutti noi e una pubblicità vivente della Sicilia buona. Grazie di cuore, Professore. Davvero. E ci faccia un altro grande favore: non smetta mai. Il Paese ha troppo bisogno di persone come lei.
16 marzo alle ore 22.39 · Non mi piace più · 3
Rino Guadagnino Carissimo Enzo, Ti ringrazio per avermi dato l'opportunità di leggere in anteprima il Tuo romanzo che, come Guttuso ed i suoi tetti bruciati dal sole, descrive molto bene la nosta Sicilia, contraddittoria, aspra, superba ma colma di storia e di bellezze uniche nel loro genere. Bella e divertente la trama del romanzo e la minuziosa descrizione delle scene ... non mi sorprendo di nulla, conoscendoti era scontato che fosse un bel libro. Non smettere mai di sognare e di sperare Amico mio, un caro abbrraccio.
16 marzo alle ore 23.04 · Non mi piace più · 2
Scaglione Betty Caro Enzo,parlare di una Sicilia "irredimibile"non è facile per chi sente la siciliianità come un fattore genetico.Verga,Pirandello,Sciascia hanno sempre messo a nudo la vera anima di una terra di un popolo che nei millenni si è piegato,ma,mai spezzato!Noi siamo nessuno e centomila...noi siamo mille anime in un unico corpo.Un siciliano che lascia la sua terra lo fa solo fisicamente...I siciliani non dormono....riposano! La Sicilia irredimibile???Perché no? In qualsiasi parte del mondo sia andata ho trovato siciliani.Nessuno ha mai perso la propria sicilianità,nonostante tutto,mi sono apparsi diversi.I siciliani amano ed odiano la loro terra....per loro è madre e matrigna.I siciliani, a mio parere,dovremmo pian piano imparare a far caderei quella debole maschera che indossiamo da sempre...dovremmo alzare la testa come i nostri antenati,essere meno fatalisti e rassegnati.Insomma,capire,ma sopratutto convincerci che,se si vuole,si può cambiare! La forza di un popolo sta nella volontà,non nella rassegnazione...
16 marzo alle ore 23.06 · Non mi piace più · 3
Simona Tavella https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10152269355198948&set=a.343387678947.152760.302334778947&type=1&theater
Foto
Foto del diario
Per liquidare un popolo si comincia con il privarli della memoria. Si distruggo...
Continua a leggere
di: Briganti
16 marzo alle ore 23.17 · Non mi piace più · 2 · Rimuovi anteprima
Simona Tavella Non credo che esistano popoli o etnie migliori di altre, sono certa che esistano popolazioni maltrattate dalla storia, ne sono sicura. So che l'unità d'Italia, a suo tempo, è stata fatta frettolosamente; non sono siciliana per nascita ma essendolo, alla lettera, per adozione conosco vizi e virtù dei miei compatrioti isolani. Credo senza timore di smentita, che la Sicilia ha tanto da dire e da proporre, ma ahimè, sono cosciente che il vecchio detto" fatt'a fama e va curcati" sia la causa primigenia di troppe incomprensioni e di valanghe di pregiudizi. Ciò posto, sono curiosa come un gattino appena svezzato: voglio leggere il tuo libro, davvero DEVO farlo, perchè adoro scoprire cose nuove e apprezzo chi sa come abbattere vecchi pregiudizi.
16 marzo alle ore 23.32 · Non mi piace più · 2
Leonardo Di Stefano Non conosco il libro,capisco che dovrebbe essere assai interessante,se tutti quelli che lo hanno letto ne sono rimasti colpiti,chiedo venia,se queste parole non sono esaurienti e cercherò di porre rimedio.Una domanda qual'è il libro,qual'è la casa editrice.Grzie
16 marzo alle ore 23.46 · Non mi piace più · 2
Margherita Serafino Ho iniziato a leggere il suo romanzo lo trovo suggestivo evocativo e scorrevole. Le faccio tanti auguri spero che scriverà ancora della nostra bellissima Sicilia!
16 marzo alle ore 23.52 · Non mi piace più · 2
Carla Spatafora Carissimo Preside, questa breve presentazione del libro mi fa venir voglia di un'appassionata lettura. Nonostante appartenga alla "nuova" generazione, con tutte le difficoltà che questa porta con se, non mi arrendo e non fuggo altrove. Voglio credere che nel fatto che, anche in questa nostra splendida terra, chi merita va avanti. Sono ottimista e fiduciosa nel fatto che il mio lavoro giornaliero possa contribuire positivamente alla crescita dei giovani studenti ed alla realizzazione di valide iniziative, non soltanto a livello siciliano, ma internazionale. Ancor prima di aver letto il libro (cosa che farò a partire da domani), La ringrazio di cuore per aver dedicato TANTO alla nostra terra. Un forte abbraccio. Carla
16 marzo alle ore 23.57 · Non mi piace più · 2
Giusy Galvano Ho letto e presentato i tuoi libri. Ho avuto ed ho il privilegio di essere tua amica e di averti come amico. Il tuo stile è come te. Agile ricco vario coinvolgente profondo. I contenuti pure. Significativi lasciano il segno e vanno oltre ogni apparenza. Ho avuto il privilegio, ricordo, di leggere la bozza che mi inviasti. Sei grande versatile e ...a pensarci bene ... voglio rileggerlo come feci con fantasima ...e faccio spesso con petali di sole
17 marzo alle ore 0.35 · Non mi piace più · 2
Assunta Vera Battaglia La nostra terra ...la nostra Isola ...quel senso di appartenenza che ti avvolge e si ramifica dentro te... una terra unica ...nel bene e nel male ...una terra dove ogni piccolo silenzio diventa assordante ... una terra dove da ogni punto io mi fermi non smetterei mai di ammirare... una terra dove il mare gelosamente la conforta la avvolge... e dove quelle montagne a strapiombo sul mare ne fanno scudo... una terra che amo.. La nostra unica e armoniosa Sicilia...Enzo sei grande!!!!!!!!
17 marzo alle ore 0.40 · Mi piace · 1
Antonella Lo Presti Uno dei mali più diffusi ai nostri tempi è la mancanza d'orgoglio per le proprie origini. È l'atteggiamento tipico di chi vede solo la palude, ci gira intorno e nel tentativo di delinearne i contorni ne viene inghiottito. La palude dell'indifferenza, dei luoghi comuni, del dejà vu, del disimpegno… Certo: cambiare è faticoso, implica un percorso di piccoli passi, un procedere senza scorciatoie e, soprattutto, un nuovo modo di guardare al futuro. Non si può inneggiare al cambiamento e poi guardare con sospetto tutto ciò che sembra diverso dal consolidato modo di agire e pensare. Ecco Enzo, il tuo romanzo lo inserisco in questo processo necessario di cambiamento: lo sguardo appassionato al passato da cui trarre forza e bellezza per valorizzare il presente e (perché no?) riscrivere un futuro possibile.
Con la stima di sempre...
17 marzo alle ore 0.51 · Non mi piace più · 2
Elisabeth Hanna hai avuto carattere per esprimere la tua idea, complimenti!
17 marzo alle ore 1.01 · Non mi piace più · 2
Giusi Ciaccio Premetto che non ho avuto, ancora, la possibilità di leggere il Suo romanzo, ma, conoscendoLa, sono sicura che sarà un CAPOLAVORO..A parer mio, la Sicilia non è, affatto, irredimibile, perchè se così fosse, non ci sarebbe più speranza. Noi, giovani, invece, non vogliamo rassegnarci all'idea che, nella nostra Isola, nulla possa cambiare, ma, al contrario, vogliamo sperare che, nonostante tutto, la nostra terra " martoriata " ma tanto amata, venga riscattata: solo così, potremmo imparare ad amarla, ad apprezzarla e a conoscerla per quello che è. La nostra Isola non è solo mafia, ma è quella terra che si lascia solo fisicamente, nella speranza che il popolo siciliano capisca e si convinca a voler cambiare tutto il sistema che attanaglia la " nostra " Sicilia, perchè solo con tanta volontà, senza rassegnarci mai, potremmo uscire da questo tunnel e
avere un futuro nella nostra TRINACRIA.
17 marzo alle ore 2.34 · Modificato · Non mi piace più · 2
Sergio Lo Cicero Non ho ancora letto il romanzo,ma spero di farlo al piu' presto...Noi siciliani siamo un popolo che ha doti assurde,ma che non sappiamo sfruttare al massimo proprio perchè ci adagiamo e aspettiamo che qualcuno faccia qualcosa per noi.Chi non aspetta e prende iniziativa riesce in cio' che fa e abbiamo esempi storici e recenti come gli scenziat(dal lontano Archimede al piu' recente Ettore Majorana) Scrittori (dai più lontani Prandello,Sciascia e Verga ad Andrea Camilleri) e ne l mondo dello spettacolo sono centinaia( Fiorello,Baudo,Guardì,Battiato,Consoli,Biondi ecc ecc ecc). Il futuro è di noi giovani e con le capacità che abbiamo possiamo veramente cambiare la nostra sicilia, basta solo non aspettare nessuno,ma credere in noi stessi e rimboccarci le maniche.
17 marzo alle ore 3.30 · Non mi piace più · 2
Agostino Migliore “Sicilia, my love”: pare che il professore Randazzo avesse chiesto a me di decidere il titolo del suo lobro: si proprio a me, che conduco le mie ricerche in una università americana con estrema razionalità scientifica, avendo lasciato il mio cuore a battere là, da qualche parte, in Sicilia: appunto Sicilia my love. Mentre desidero esprimere un commento generale su questo capolavoro alla fine della mia lettura, adesso mi vorrei soffermare un attimo sul rapporto tra dimensione onirica e realtà menzionato in uno dei commenti precedenti.
Le dimensioni onirica e reale sono mescolate con sapienza. Sentimenti e percorsi mentali sono descritti con maestria e nitidezza. La nitidezza è tale da raccordare le due suddette dimensioni a livello emozionale ancor prima che a livello di linguaggio. Quindi non meraviglia che l’Efesto che irrompe nello studio di Ippocrate sia il dio del fuoco. E non servono ulteriori spiegazioni, cosicché il linguaggio si può permettere di rimanere fluente, scorrevole, includendo allo stesso modo lessico semplice e linguaggio forbito, laddove il lettore può sempre intuire quel che magari non conosce o può comunque preservarlo vago nella sua immaginazione, accorpandolo con la componente fantasiosa e onirica della descrizione. Così non importa sapere che postema sia una forma di ascesso. Il dio del fuoco potrà pure avere un carbone acceso sul braccio! Quel braccio che connette il divino all’uomo, un uomo rozzo ma sapiente di furbizia, una furbizia atavica quasi nobilitata e trasformata in ‘cultura’ dalla storia! Ma la furbizia messa a nudo rivela la sua mediocrità e il bisogno di altro. E di questo parlerò in un successivo commento, cercando di connettermi al commento generale del professore.
17 marzo alle ore 7.06 · Non mi piace più · 2
Guido Di Stefano Sono solo a metà siciliano ma amo questa terra bellissima e ricca di storia: non credo che sia irredimibile e che i "furbetti" siano in maggioranza, quello che credo difficile è convincere i più che ne valga la pena di esporsi di fronte ai troppo parolai in giro.
17 marzo alle ore 7.52 · Non mi piace più · 2
Giampiero Finocchiaro Caro Guido, Sono siciliano per intero e a questa terra ho dato il mio impegno civile fin da quando avevo 14 anni. Non ho mai smesso. Purtroppo esiste una retorica che assicura a troppi il sospetto di far parte della gente per bene. In realtà la parte buona della nostra società è chiaramente minoranza, fosse diversamente ci saremmo liberati della mafia, della corruzione, della vigliaccheria. Ma confido che pochi uomini ben armati e ben motivati possano prima o poi tornare a prendere il sopravvento e liberare l'isola dal giogo della truffa e della prepotenza.
17 marzo alle ore 8.38 · Modificato · Non mi piace più · 3
Jessica Lo Re Non ho ancora letto il suo romanzo, ma spero di poterlo fare al piu' presto.Sono sicura che avrà reso onore alla Sicilia e a tutti i siciliani, troppo sottovalutati e per troppo tempo definiti solo "terroni" .Complimenti per le sue mille risorse e per la sua forbita e, oserei dire, infinita conoscenza. Grazie per aver descritto così realisticamente questa terra, , così amena, cosi' magica e soprattutto così ricca di storia.
17 marzo alle ore 8.28 · Non mi piace più · 2
Alessandro Patelli Enzo, non ho letto il romanzo, ma ho avuto la fortuna di leggere una relazione economica della Sicilia dall'Unità d'Italia ai giorni nostri. In quello pagine ho scoperto una Sicilia con un PIL che era simile a quello del nord è andato dall'Unità sempre più diminuendo e questo mi ha sorpreso, nonostante vi fossero spiegate le ragioni. Concordo con te quando dici che la Sicilia ed i siciliani hanno le capacità per un nuovo riscatto. Lì abbiamo una cultura ed un ambiente invidiato dal mondo intero, serve uno scatto di orgoglio. Spesso mi sono chiesto perché molti italiani vadano al mare in altre realtà africane ed oltre quando potrebbero benissimo venire da voi e trovare mare, spiagge ed accoglienza. Non sono riuscito a darmi una risposta vera, non credo che sia colpa solo della criminalità organizzata, oramai è presente anche al nord, ci sono certamente questioni irrisolte politiche, normative, forse anche un rilassamento un poco in tutti, ivi compreso l'insieme degli italiani. Siamo giunti al momento che tutti dobbiamo guardarci e decidere se vogliamo uscire da questo pantano di indecisioni, di non scelte, di non voler rinunciare a nulla, e non parlo solo di voi siciliani, sono lombardo e quando mi guardo intorno vedo gli stessi problemi vostri, certo in chiave diversa ma simili. Mi scuso della lungaggine ma è quello che sento di dirti dopo aver letto le tua introduzione.
17 marzo alle ore 8.31 · Non mi piace più · 2
Tiziana Mastroscusa Sono stata varie volte in questa meravigliosa regione visitando alcuni luoghi incantevoli da Taormina alla Valle dei templi di Agrigento da catania a palermo nn dimentichiamo che è stata un luogo di vacanze e di svago visitate da grandi figure della storia di roma ...la sicilia ha una storia lunga 6000 anni quando ancora Roma non era che un povero villaggio di pastori in Sicilia fioriva una splendida civiltà e le sue città rivaleggiavano in potere e splendore con le città della madre patria greca essa fu metà della preistoria di popoli attratti dalla sua bellezza rigogliosità e fertilità i quali hanno lasciato sul suo suolo ricche testimonianze storiche ed artistiche che ancora oggi suscitano ammirazione per la loro stupefacente bellezza .molti di questi popoli finirono per sentirsi di casa in quella che Omero definì l'isola meravigliosa di Elio dio del sole il paese di sogno degli dove tutto cresceva senza essere seminato cla cucina è molto più varia ed estrosa d italia vera alchimia di profumo sapore e colore ....
17 marzo alle ore 8.40 · Non mi piace più · 2
Nuccio Mula Non ho letto il testo e, quindi, non posso entrare nello specifico. Ma concordo sull'argomentare del Prof. Randazzo, e non certamente per solidarietà territoriale, ma perché liquidare con inappellabile sentenza d' "irredimibile" qualcosa o qualcuno significa dare il coltello dalla parte del manico a chi su questa "irredimibilità" vuol costruire non solo pregiudizi ma fertilissimi terreni di predominio e sudditanza.
17 marzo alle ore 9.04 · Non mi piace più · 4
Francesca Santangelo Non ho ancora letto il romanzo, ma conoscendo le sue conoscenze e capacità, non ho alcun dubbio sul risultato. Solo chi ama profondamente la propria terra, al di là delle apparenze, poteva scegliere questo titolo, "Sicilia my love". Lo leggerò sicuramente.
17 marzo alle ore 9.42 · Non mi piace più · 2
Maria Rossi Ho una casa a Piedimonte Etneo adoro la Sicilia
17 marzo alle ore 10.33 · Non mi piace più · 3
Laura Vasini Quanto amore per la tua terra c'è in quello che scrivi ....leggendo vieni trasportata e avvolta da colori e profumi che solo in Sicilia puoi trovare...
17 marzo alle ore 12.59 · Non mi piace più · 2
Laura Sanfilippo Grande Enzo Randazzo! Complimenti per quello scrivi e per forza delle tue parole. Inondi di entusiasmo e pensiero positivo chi legge. Le riflessioni portano ad amare ancora di più questa martoriata,ma meravigliosa terra di Sicilia. "Sicilia my love" dovrebbe essere il nostro slogan per aprirci al futuro
17 marzo alle ore 14.01 · Non mi piace più · 3
Angela Tuccio Anch'io ho avuto il piacere di leggere in anteprima il romanzo di Enzo.
17 marzo alle ore 14.37 · Non mi piace più · 3
Angela Tuccio Gradevolissimo e scorrevole nella forma, ben delineati e "sicilianamente realistici" i personaggi....Bravo Enzo
17 marzo alle ore 14.40 · Non mi piace più · 3
Rosanna Cirafisi la Sicilia è la nostra isola; un luogo magico, le cui giornate sono illuminate da quel sole che scalda il cuore e l'anima e le notti dal chiarore della luna in compagnia delle scintillanti stelle. I colori che dipingono il paesaggio, ben si sposano con i profumi che riempiono l'aria. Gli abitanti siamo degli "irrimediabili "nostalgici, capaci di stare male quando siamo lontani dai sapori di casa nostra...ma, la Sicilia e la sicilianità hanno dei mali, che sono insiti nel nostro modo di accettare passivamente i cambiamenti, per paura di peggiorare, talvolta, la nostra condizione. Le idee e i propositi nel tempo sono cambiati e continuano a farlo... E' bello leggere delle meraviglie della nostra terra, perciò lasciamo che le cose vadano da sé e intanto lasciamoci cullare dalle onde nel mare di emozioni, che bagnano la nostra PERLA e che hai avuto l'entusiasmo di trasmettere.
17 marzo alle ore 16.54 · Non mi piace più · 2
Ninni La Marca Colori, profumi e personaggi vivono le scene seguendo un copione scritto da ricordi, tradizione e poesia.
Il tutto si muove in perfetta armonia su un palcoscenico paesaggistico e culturale che si respira tra dialoghi e descrizioni.
Prima attrice, amata protagonista, la Sicilia, splendente, ironica, vera.
La lettura mi coinvolge emotivamente. Non riesco ad osservare dalla platea, i ricordi mi trascinano sul palco e dietro le scene del romanzo.
17 marzo alle ore 17.53 · Non mi piace più · 2
Giovanni Tirone Carissimo Enzo, faccio mio tutto quanto asserisci sui valori della sicilianita' e la volontà di non arrendersi. Il limite nostro, purtroppo, e' culturale e come tale deve scorrere su diverse generazioni per essere superato, in tutto questo la scuola, oltre che la società, ha un ruolo di primo piano e forse per l'attività che svolgiamo non possiamo rassegnarci. La politica in tutto questo dove la metti? Sciascia affermava che il siciliano "Normale" non esiste, o si sente super uomo o subisce da tutto e tutti.......! Speriamo bene! Un abbraccio e in bocca al lupo!
17 marzo alle ore 17.58 · Non mi piace più · 2
Michele Vaccaro Scrivo di getto. Si, caro Enzo, sono d’accordo con te e con le tue lucide considerazioni espresse in “Sicilia, my love”: anch’io mi rifiuto di accettare l’idea di una Sicilia ineluttabilmente irredimibile e il pregiudizio che descrive i siciliani come boriosi, furbastri e gattopardeschi; anch’io amo la Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi. Purtroppo le teorie della scuola antropologica e criminologica positivistica (Niceforo, Lombroso, Ferri) e di alcuni pseudo-sociologi e politici, seppur fermamente condannate da studiosi di cultura meridionalista (Salvemini, Gramsci), hanno lasciato tracce profonde nell’immaginario collettivo, caldeggiando stereotipi, luoghi comuni vari che ancora tendono a persistere pur in un contesto assai cambiato, venendo ripresentati in modi nuovi, magari difformi nella forma, non certo nella sostanza.
Se però vogliamo costruire un futuro roseo per la nostra Sicilia e i nostri giovani, e alimentare la fiducia nella possibilità di cambiamento, dobbiamo finirla di piangerci addosso, dobbiamo liberarci, tout court, di alcuni di quei modelli esistenziali e comportamentali diffusi che, a torto o a ragione, definiscono la “natura dei siciliani” e che, solo apparentemente, sembrano inestirpabili: l’atteggiamento fatalista e autocommiseratorio; la diffidenza nei confronti dello Stato; il familismo chiuso e circospetto; l’indebolimento istituzionale; il decadimento politico; il comportamento omertoso, mafioso e filomafioso; il sicilianismo e la sicilianite; l’estesa condizione di sofferenza psicologica e sociale, una specie di sindrome depressiva di massa, frutto di una singolare combinazione di elementi antropologici e di veri o presunti torti storico-sociali subiti.
La Sicilia, per secoli inchiodata alla passività e alla rassegnazione, all’immodificabilità e, in particolare, all’irredimibilità, come tu, Enzo, scrivi, oggi può finalmente sollevarsi: le risorse, materiali e umane, ci sono, bisogna solo saperle, ma, soprattutto, volerle sfruttare razionalmente.
È arrivato il momento di purificarci di quel peccato che noi siciliani non perdonavamo, ossia quello del “fare”, di uscire dal “sonno” di gattopardesca memoria. Un abbraccio.
17 marzo alle ore 18.09 · Non mi piace più · 3
Lorenzo Maniscalco Ne ho sentito parlare tantissimo. Il tema è attualissimo, il Romanziere straordinario.. Spero di leggere al più presto "Sicilia, my love"! Complimenti Prof. Randazzo.
17 marzo alle ore 18.22 · Modificato · Non mi piace più · 2
Cristina Savatteri Son d'accordo la Sicilia deve riscattarsi da questa condizione, a fatica partendo dal basso, i siciliani, uomini di grande forza e sacrifici hanno preso consapevolezza, pian piano la presa di coscienza è diventata sempre più sostanziale e non solo di forma, attraverso lotte, manifestazioni, scritti, film che hanno aperto una possibilità al "pensarsi "anche diversi, senza stigmi e pregiudizi.
22 marzo alle ore 10.32 · Modificato · Non mi piace più · 2
Daniela Comparato Enzo ci regala un altro atto di amore verso la nostra terra. Piena di contraddizioni, terra forte e dolce al contempo. Attraverso i suoi occhi arguti,scanzonati ma attenti,Enzo,come solo lui sa fare, ci accompagna alla scoperta di personaggi, profumi ed immagini che scorrono ad evocare ricordi ed emozioni spesso sopiti. Un modo diverso, non stereotipato,di farci vedere e godere della nostra amata terra. Un modo che ci spinge ad essere fieri ed orgogliosi della nostra sicilianita',ma che sono sicura risulterà fascinoso anche per i non "siculi"!. Un romanzo tutto da leggere e rileggere!Complementi Enzo,per questo tuo nuovo capolavoro!
17 marzo alle ore 21.13 · Mi piace · 1
Antonella Marino Ho voglia di leggerlo questo libro che parla di autenticita' e di amore per le proprie radici
Bravo Enzo!
17 marzo alle ore 21.15 · Non mi piace più · 2
Antonello Avona Complimenti ne è passato di tempo dal Capolavoro "La Nana". ed ora eccoti qui con un romanzo semplice, accessibile a tutti ma intrecciato con la complessa realtà siciliana come solo Tu sai fare. "Sicily my love" un'altro capolavoro che non deve mancare nella mia libreria. Ad Maiora Prof.
17 marzo alle ore 22.22 · Mi piace · 1
Lilly Sutera Non ho letto il testo ma son d' accordo con l'autore su ciò che afferma riguardo all'amata Sicilia, terra di sole, di mare e ricca di risorse umane che, senza alcun dubbio, possono renderla apprezzabile per la sua bellezza e particolarità e quindi illuminarne l'immagine, offuscata e oscurata nel tempo
dall'impronta sinistra che le organizzazioni mafiose, ben radicate, le hanno conferito, causando i numerosi pregiudizi su noi siciliani e la nostra amata isola. Ritengo perfetto quindi il titolo, congratulazioni prof. Randazzo.
17 marzo alle ore 22.56 · Mi piace · 1
Mariella Petrini La natura incontaminata e la veridicità della gente fa della Sicilia una terra da amare. Congratulazioni.
18 marzo alle ore 11.51 · Non mi piace più · 1
Giuseppe Sparacino Caro Enzo, l’ottimismo, parola chiave del tuo prezioso romanzo “Sicilia, my love”, è il combustibile dell’uomo. Senza ottimismo l’uomo si impantana, vegeta, muore. I sogni, come il tuo sogno di riscatto della nostra terra, sono gli orizzonti che spesso in quanto tali ci appaiono irraggiungibili, irredimibili, e proprio quei traguardi onirici che a volte si allontanano tanto più ci si avvicina, servono da stimolo per farci allungare il passo. L’amore, my love, è il motore di tutte le nostre risorse. Senza amore, senza passione non vi può essere riscatto: per sfondare il muro dell’indifferenza, per disintegrare l’apatia bisogna metterci l’anima e occorre il combustibile dell’ottimismo. Leggere, caro Enzo, il tuo “Sicilia, my love”, è come scoprire un pozzo di combustibile che istiga all'ottimismo, al riscatto della nostra terra. Nei titolo, “Sicilia, my love”, c’è il motore, quell'amore necessario per rimuovere vecchi modi di pensare, vecchi incrostazioni culturali. L’amore in senso più ambio, onirico e materiale, tra sogno e realtà; my love... per un reale cambiamento e stimolo ad un nuovo risorgimento. Bravo Enzo!... E’ con orgoglio che ti sento e ti sono amico. Ti auguro tanti meritati successi, Pippo
18 marzo alle ore 14.03 · Non mi piace più · 1
Marilena Leggio Caro Enzo,è con vero piacere che esprimo un mio pensiero sul tuo libro. Già dal titolo del romanzo si evince il tuo amore sviscerato per la nostra terra . Enfatizzi il carattere e la caparbietà del nostro popolo e ciò in perfetta linea con il tuo pensiero ottimista e fattivamente positivo. La nostra Sicilia, colma di tradizione, cultura, passioni, sapori ed odori ,viene da te magistralmente descritta e narrata con linguaggio semplice e scorrevole, che rende facile ed avvincente la lettura del libro. Il messaggio che emerge è sicuramente uno stimolo per le nuove generazioni di siciliani ed in generale per i tuoi lettori. Un'altra perla tra le tue pubblicazioni !
18 marzo alle ore 21.51 · Non mi piace più · 1
Miriam Romeo Un po' di ottimismo e di speranza non fanno mai male! È proprio questo che il romanzo trasmette : provare a guardare il bicchiere mezzo pieno!
Virgilio nell'episodio del Vecchio di Corico tratto dalle Georgiche ci insegna che la volontà e il duro lavoro vengono ricompensati. L'esempio del senex è significativo poiché i suoi territori sono improduttivi eppure egli riesce attraverso la fatica e l'amore per la sua terra a trovare la felicità. Grazie alla volontà e ad un po' di lavoro sostenuto dall'amore potrà essere possibile per tutti ritagliarsi uno spazio di Arcadia anche in questa Sicilia considerata irredimibile.
19 marzo alle ore 1.16 · Modificato · Non mi piace più · 1
Stefano Longo Idealistico e utopistico al primo impatto. D'altra parte tu hai passato i tuoi anni a forgiare le menti dei giovani e hai immagazzinato molto del loro ottimismo ( guai se così non fosse! ). Ecco, questa tua speranza nei benefici trasmessi anche dalle piccole cose si scontra col mio pensiero, consolidato negli anni della nostra maturità a contatto con i problemi quotidiani della gente con cui ci relazioniamo, radicando il triste realismo di Mastro don Gesualdo e la consapevolezza dell'immutabilita' del Principe di Salina che ( e' illusione sottovalutare) diventano, ogni giorno di più, patrimonio genetico nostro e delle generazioni che verranno. Crudo, pessimista ? ... forse, ma è la fucina della vita quella a cui attingiamo la nostra tristezza per l'ineluttabilita' del fato che abbiamo contribuito a costruirci. Un abbraccio.
19 marzo alle ore 2.14 · Modificato · Non mi piace più · 1
Giuseppe Sparacino Enzo, così com'è e messa, sembra che la mia nota (Caro Enzo, l’ottimismo, parola chiave...ecc ecc.) sia stata posta da Maria Serioha. perdonami, ciao...
19 marzo alle ore 16.03 · Non mi piace più · 1
Randazzo Enzo Giuseppe Sparacino
Caro Enzo, l’ottimismo, parola chiave del tuo prezioso romanzo “Sicilia, my love”, è il combustibile dell’uomo. Senza ottimismo l’uomo si impantana, vegeta, muore. I sogni, come il tuo sogno di riscatto della nostra terra, sono gli orizzonti che spesso in quanto tali ci appaiono irraggiungibili, irredimibili, e proprio quei traguardi onirici che a volte si allontanano tanto più ci si avvicina, servono da stimolo per farci allungare il passo. L’amore, my love, è il motore di tutte le nostre risorse. Senza amore, senza passione non vi può essere riscatto: per sfondare il muro dell’indifferenza, per disintegrare l’apatia bisogna metterci l’anima e occorre il combustibile dell’ottimismo. Leggere, caro Enzo, il tuo “Sicilia, my love”, è come scoprire un pozzo di combustibile che istiga all'ottimismo, al riscatto della nostra terra. Nei titolo, “Sicilia, my love”, c’è il motore, quell'amore necessario per rimuovere vecchi modi di pensare, vecchi incrostazioni culturali. L’amore in senso più ambio, onirico e materiale, tra sogno e realtà; my love... per un reale cambiamento e stimolo ad un nuovo risorgimento. Bravo Enzo!... E’ con orgoglio che ti sento e ti sono amico. Ti auguro tanti meritati successi, Pippo Sparacino
· Angela Balistreri
A proposito di "Sicilia, my love" ....
La Sicilia ha da sempre soggiogato col suo fascino tutti quelli che l’hanno conosciuta.
Ma perché?
Quale l’origine di questa potente forza seduttiva?
Due i termini intorno ai quali, a mio avviso, c’è da riflettere: ambiguità e contraddizione. Parole tra loro attinenti, ma non sovrapponibili.
Il primo termine confonde la realtà annebbiandola e lasciandone trapelare solo un’immagine non chiara, ma affascinante e magica.
La contraddizione anch’essa non presenta una verità, ma ne lascia convivere due opposte.
Così la Sicilia. Terra di vento e sole, di vita e morte, di acqua e fuoco, di colori sgargianti e cieli pastello, di abbondanza e miseria, di discariche abusive e panorami mozzafiato, spiagge, pianure, colline, montagne; questa Terra di uomini e donne operosi e di inguaribili perditempo, di filantropi e politici corrotti, di spietati criminali e giudici coraggiosi, di artisti geniali e ingegnosi truffatori, di tronfi parolai e pensatori silenti.
Queste opposte realtà in Sicilia hanno viva coesistenza. Misteriosamente, magicamente si perpetua una paradossale convivenza dei contrari mentre dal loro naturale gioco-forza, scaturisce quel fascino irresistibile sul quale la Sicilia fonda la sua forza attrattiva.
Lodata osteggiata esaltata combattuta amata odiata cantata desiderata abbandonata ricordata : questa Isola ha tutto in sé. Una completezza che non è staticità: è energia, è movimento, è divenire.
Ecco il segreto del suo eterno fascino: l’accoglienza del Tutto.
Ma allora come liberare questa terra meravigliosa dai suoi malfattori ?
Basterà il fascino della sua Bellezza e l’impegno dei siciliani onesti nel limare le contrapposte asperità della realtà?
Angela Balistreri
Maria Serioha pubblicato qualcosa
Credo che la Sicilia non ha attraversato una vera rivoluzione come quella francese, i siciliani non sono ancora pronti a cambiare, le coscienze non si sono risvegliate da quel lunghissimo feudalesimo che ha subito durante i secoli
9 ore fa · Mi piace
20 marzo alle ore 0.27 · Modificato · Non mi piace più · 3
Michele Luigi Celestri Ciao Enzo. Noto con piacere che hai gradito il mio breve commento al tuo ultimo lavoro.
Tale nota era stata scritta a caldo, non appena terminata una lettura 3x del tuo romanzo, e pertanto era suggerita da impressioni emotivamente immediate, quando la trama coinvolgente e intrigante del libro era riuscita ad assorbire completamente la mia attenzione, consentendo però, negativamente, che rimanessero fuori fuoco molte sottilissime e importanti sfumature.
Se mi fossi soffermato infatti un tantino più a lungo a considerare, con occhio critico, il testo nei suoi più minuti particolari e lo stesso impalcato della storia, contestualizzata in temporalità storiche differenti; e se avessi pure tenuto conto della fedele matrice quasi fotografica, conservata nella tua eccellente memoria di intellettuale attento e partecipe appassionato della storia contemporanea degli ultimi due ventenni, memoria che ti ha permesso di restituire magnificamente alla nostra visione ambientazioni umane e psico-sociologiche di un tempo da te/noi vissuto ma già tanto distante per le nuove generazioni di lettori, forse, anzi sicuramente, il mio commento sarebbe stato meno generico, meno superficiale e più articolato e, possibilmente, anche meno polemico. Te ne chiedo pertanto venia.
Questa storia, la storia di “Sicilia, my love”, non è, per come la vedo io, la storia resocontata di un amore perduto e di una occasione sprecata, mi sembra evidente, altrimenti sarebbe stata troppo banale e scontata; né è il rimaneggiamento di sdolcinate novecentesche stesure letterarie già abbondantemente sfruttate da altri; il tuo lavoro nasce dal tuo intimo ed è frutto soprattutto dell’amore “patrio” che ti lega orgogliosamente non tanto, o non solo, al ristretto ambiente geografico del tuo territorio, ma a quello più allargato di una terra che il mare ha voluto stringere in un rassicurante abbraccio, proteggendone per secoli cultura, civiltà e tradizioni. Tutta la Sicilia è un unico amore per il siciliano doc. E il siciliano non ha alcun timore riverenziale di confrontarsi con gli altri connazionali, quali che essi siano, perché è forte e sicuro del proprio valore culturale che nulla ha da invidiare ad alcuno. Bella e tanto vera questa considerazione! Magnifica mi sembra poi la contrapposizione dicotomica tra l’integrità fino alla fine di chi è coerente con i suoi principi etici, strettamente siciliani, e la volubilità opportunistica, altrettanto strettamente siciliana, di chi cambia in continuazione l’orientamento alla propria vita alla ricerca di una migliore posizione sociale. E’ tutto un condensato di situazioni tipiche della nostra terra, forse difficili da portare singolarmente alla luce e sottoporre a disamina critica, ma che, viste nel loro interagire, assumono un valore di gruppo cui si potrebbe attribuire, per usare un acronimo enologico, un’etichetta DOP.
Credo di essermi dilungato. Il mio giudizio finale è comunque POSITIVO 100%.
24 marzo alle ore 18.21 · Modificato · Non mi piace più · 1
Giacomo Bonagiuso Caro Preside Randazzo Enzo ci proponi sempre riflessioni che suscitano suggestioni forti. Tinte non univoche sotto il cielo di Sicilia! Redenzione e dannazione... Possibilità e volontà, coraggio e viltà, categorie immortali, che hanno colorato l'identità della Sicilia e di Siciliani illustri, dalla letteratura, al giornalismo alla magistratura! Potremo mai uscire dalla luce "sinistra" che il Principe di Salina getta su Chevalley? Non lo so, ma la tua provocazione, oggi, mi affascina. Grazie.
20 marzo alle ore 19.48 · Non mi piace più · 1
Tiziana Fortunato Trasferire le emozioni con la consapevolezza che solo dall'esperienza del vivere e dal respirare la Sicilia possono venire ... leggendoti il bagaglio personale si arricchisce. Grazie
20 marzo alle ore 20.32 · Non mi piace più · 1
Pamela Ambrogio Sicilia my love descrive magistralmente tutti i colori della Sicilia. Col suo linguaggio scurrile è ottimista, passionale, ironico, utopista, speranzoso...Descrivendo con orgoglio le tradizioni ed i caratteri folcloristici della nostra terra riesce a c...Altro...
23 marzo alle ore 10.54 · Non mi piace più · 1
Anna Maria Caruso Spero di leggere presto il romanzo..... ho letto i vari commenti e mi hanno molto incuriosita..... gattopardeschi forse lo siamo... ma laboriosi e costruttivi anche..... la terra di Sicilia é ricca di sfaccettature e contraddizioni che la rendono unica.